Arcigay risponde a Ivan Scalfarotto, vicepresidente del PD

  

Caro Ivan,

voglio ringraziarti per la tua lettera al Movimento e condividere alcune brevi riflessioni per argomentare interesse rispetto ad una posizione che trovo assolutamente nuova ed importante.

Credo che sia patrimonio condiviso, ma mai abbastanza, la consapevolezza che solo alcuni precisi parametri individueranno l’autentica natura progressista di qualsivoglia formazione politica, partitica o alleanza di Governo. Tra questi la reale adesione ai principi culturali, sociali, politici, economici dell’Unione europea e i diritti lgbt come autentico e decisivo banco di prova per la Democrazia e per l’applicazione del principio costituzionale della piena uguaglianza.

Al di fuori di questi paletti ci troveremo in un altrove che di progressista e di politicamente alto e significativo possiederà ben poco.

Mi sembra che a tutto questo, si debba aggiungere una considerazione ulteriore.
Il Movimento lgbt, e il Paese, pagano un prezzo altissimo a una legge sciagurata, il “porcellum” che ha di fatto tolto a tutt* il diritto di scegliere i propri rappresentanti.

Si è così interrotta, anche per noi, una relazione e un dialogo antico con il più grande partito della sinistra che ha scelto, al posto nostro, con chi rapportarsi per parlare di noi. Questo non ha fatto bene a nessuno: né ai partiti, che hanno continuato a non cogliere l’essenza vera delle nostre istanze, né tanto meno a noi, che abbiamo subito scelte e decisioni mai condivise e su cui non siamo stati ascoltati o consultati. E tutto questo ha un ruolo pesantissimo nella serie di conflitti, incomprensioni e ritardi che tutti conosciamo.

Oggi, per la prima volta, con la tua lettera, un autorevole esponente del PD, per giunta il Vicepresidente del Partito, non ci dice che cosa dobbiamo fare o accettare, ma ci chiede che cosa abbiamo da dire.

E’ un cambiamento di atteggiamento che ha un senso politico altissimo e che ripristina attraverso te un canale di comunicazione corretta con il PD. Comunicazione che ritengo indispensabile soprattutto perché la sua assenza continua a pesare negativamente nell’affermazione della battaglia dei diritti lgbt e nella definizione di un programma politico del vostro partito sui diritti in genere, sui temi “etici” e di laicità dello Stato.

Guardo dunque a questo passaggio come ad una possibilità per riaprire uno spazio per il bene delle persone, e come segnale di una politica più concreta e vera, quella politica che afferma in modo netto il principio di reciproca e dialogante autonomia che deve contrassegnare il rapporto tra partiti e movimenti e tra sociale e politico.

Paolo Patanè, presidente nazionale Arcigay

La lettera di Ivan Scalfarotto al movimento lgbt

La condizione delle persone omosessuali e transessuali nel nostro paese è la cartina di tornasole dello stato di prostrazione della democrazia in Italia.

La comunità nazionale accetta senza apparente turbamento che in questo paese viva un gruppo ampio di cittadini privo di soggettività, di tutela e di diritti. Non vi è nessuno scandalo davanti al fatto che ad una minoranza non inconsistente di persone siano riconosciuti pieni doveri e diritti diminuiti. Intorno a una comunità di persone la cui dignità è quotidianamente negata e a cui è lecito rivolgere ogni attacco verbale o fisico, non si leva nessuna sostanziale difesa civica, politica o giuridica.

E’ una situazione allarmante, questa, non solo per i diritti delle persone GLBT ma per i diritti di tutti gli italiani. Non è un caso che nel nostro Paese negli ultimi anni siano peggiorate le condizioni di ogni gruppo sociale: le donne, i giovani, le famiglie, i lavoratori, i malati, gli immigrati, gli anziani. Il governo che verrà non potrà dunque eludere le questioni dei diritti, perché le risposte a quelle questioni saranno il modo più efficace per disegnare la visione del paese che si vorrà mettere in pratica.

Il partito democratico, il mio partito, è impegnato in un lavoro serio e complesso per delineare una posizione chiara e convincente su questi temi. La segreteria nazionale, i gruppi parlamentari e la Commissione sui Diritti, guidata dalla Presidente del partito, stanno lavorando attivamente su questioni che hanno costituito sin dalla sua fondazione un banco di prova per un partito nato dall’incontro di culture politiche diverse.

Eppure – nonostante i ritardi, i silenzi e qualche infelice presa di posizione – io credo che il PD sia stato e debba essere un alleato indispensabile nel cammino per l’uguaglianza dei gay, delle lesbiche, delle persone bi e trans in questo paese. Senza il supporto della sinistra democratica e riformista non è pensabile cambiare questo paese né ottenere le leggi di cui questo Paese necessita.

A cominciare dal matrimonio per tutti come accade in paesi di cultura latina e cattolica quali la Spagna, il Portogallo, l’Argentina. O come una legge che consenta alle persone trans di ottenere la rettifica anagrafica a prescindere dall’intervento chirurgico. O ancora una legge che riconosca i diritti dei bambini figli di coppie omosessuali, bambini che già esistono e di cui la politica fa finta di nulla.

Senza il PD, la sua partecipazione, senza una nuova cultura politica che ne trasformi radicalmente l’approccio a questi temi e senza i suoi voti di sostegno in parlamento questo non accadrà. Il Partito Democratico deve mettersi alla testa di questo grande sforzo di comprensione e di inclusione, e questo io considero parte fondamentale del mio impegno.

Una nuova generazione di dirigenti più vicini al proprio tempo sarà di grande aiuto in questo lavoro, ma non sarà possibile vincere se non con la collaborazione di chi – come voi – quotidianamente e da anni lavora in tutto il paese per rappresentare, assistere e supportare i cittadini e la comunità GLBT.

Per questo, io metto a disposizione delle Associazioni e del Movimento il mio impegno e il mio lavoro all’interno del PD perché si possa continuare il dialogo, il percorso comune finalizzato al raggiungimento della piena uguaglianza delle persone GLBT. Mi rendo sin d’ora disponibile ad un colloquio che certo non comincia oggi ma che da oggi vorrei ancor più sistematico e continuativo. Parliamoci, parliamone.

Il Paese è in grave sofferenza e potrà venire fuori da questa situazione soltanto se l’intera comunità nazionale saprà farsi coesa e unita. Chi pensasse di lasciar fuori da tutto ciò gli italiani che sono gay, lesbiche bisex o trans sarebbe destinato a sconfitta sicura. E’ un lusso che l’Italia, oggi, non può davvero permettersi.

Ivan Scalfarotto


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