Travaglio sulle unioni civili: “Un nuovo Parlamento per la stepchild adoption”

  

Alla Fiera della Piccola e Media Editoria di Roma, Più Libri Più Liberi, incontriamo Marco Travaglio che ha appena terminato uno degli incontri pubblici organizzati da Il Fatto Quotidiano all’indomani della vittoria del NO e della pubblicazione del libro scritto con Silvia Truzzi “Perché NO”.

Marco Travaglio è certamente uno dei giornalisti più attenti e, talora, più spigolosi della stampa italiana e, proprio per questo, ci sembra interessante porgli qualche domanda sui diritti e la vita della comunità LGBT.

 

Marco qual è il tuo parere sulla legge Cirinnà sulle Unioni Civili?

La legge Cirinnà è un piccolo passettino iniziale, molto faticato, soprattutto se consideriamo che la prima proposta di legge per i diritti delle persone lgbt risale alla metà degli anni settanta e abbiamo impiegato quarant’anni per riconoscere diritti sacrosanti. Credo che non sia del tutto estraneo a questo sblocco il fatto che ci sia un Papa così strano, così diverso, così poco impiccione negli affari interni dello Stato Italiano. Credo che se ci fosse stato un altro Papa e un’altra Curia, neppure questo passo sarebbe stato fatto dai nostri tremebondi politici.

E circa lo stralcio della cosiddetta stepchild adoption?

È semplicemente scandaloso che la vita di tanti bambini non possa essere regolamentata e soggiace alla discrezionalità dei tanti magistrati che molto spesso, per fortuna, si dimostrano più avanti culturalmente e giuridicamente del nostro cosiddetto legislatore. E’ uno scandalo ignorare la presenza dei figli di coppie omosessuali. Io rimasi allibito quando liquidarono velocemente la stepchild adoption facendo credere alla gente che aprisse la strada a chissà cosa. Era solo un fatto tecnico funzionale a registrare la presenza di persone che esistono e hanno tutto il diritto di avere serenità e amore nella famiglia in cui vivono. Insomma, la stepchild adoption è proprio il minimo e io mi auguro che nella prossima legislatura ci siano margini per riprendere il discorso.

 

Secondo te, c’è questa possibilità?

Dipenderà molto dagli elettori, cioè dalla legge elettorale e quindi dalla possibilità degli elettori di mandare in Parlamento dei parlamentari liberi perché noi di questo abbiamo bisogno: di parlamentari liberi. Il Governo fa la sua squadra ma è il Parlamento che deve essere formato da parlamentari liberi che rappresentino i loro elettori e non gli interessi del partito perché quando i parlamentari sono liberi, il Parlamento fa leggi buone. Invece quando sono dei servi dei capi-partito, è chiaro che i capi-partito ci mettono poco a rimettere in riga i vari parlamentari e porli al servizio delle lobby e dei poteri che li hanno messi lì. Quando, invece, sono liberi, i parlamentari legiferano anche se il Governo ha altre priorità.

(Claudio Finelli)