Trento. Minoranze linguistiche Meno soldi al Garante

  

TRENTO Via libera in prima commissione del Consiglio provinciale al disegno di legge di Dallapiccola (Patt), Viola (Pdl) e Zeni (Pd) che definisce il limite massimo per i compensi del presidente e dei due componenti e le competenze di difensore civico dell’Autorità garante delle minoranze. Quattro i voti favorevoli (Pd, Patt, Upt, Pdl) e due voti di astensione della Lega. Il testo prevede un taglio del 40% all’indennità massima prevista dalla legge in vigore dal 2008 ma ancora inattuata viste le divergenze nell’ufficio di presidenza del consiglio provinciale, che ha il compito di fissare il compenso. La nuova previsione prevede una decurtazione del 40% rispetto al tetto di 55.000 euro fissato per il presidente. Inoltre viene tolto al Garante il ruolo di difensore civico nelle zone ladine, mochene e cimbre, come stabiliva la norma del 2008. Il nuovo testo prevede che esprima un parere al difensore civico sulle questioni dei diritti delle minoranze. In quarta commissione, ieri, audizioni sul testo unificato su «Promozione della cultura delle pari opportunità tra uomo e donna» (proponenti Cogo, Dominici e Beltrami). Nell’ultima seduta, dopo l’opposizione del Pdl, il presidente Civico aveva ritirato l’invito all’audizione per l’Arcigay, che comunque ha inviato un documento in cui ha rimarcato la necessità che le politiche di pari opportunità riguardino ogni forma di diversità, «in particolare le discriminazioni per orientamento sessuale e per identità di genere». L’associazione Arcilesbica «L’Altra Venere Trentino Alto-Adige», con la portavoce Michela Papette, ha presentato un documento nel quale l’associazione giudica il testo unificato «da rigettare perché esclude totalmente ogni riferimento alla discriminazione per orientamento sessuale» e «si rivolge unicamente al rapporto uomo-donna specifico di una famiglia di tipo eterosessuale, non contemplando che nella nostra società esistono ormai tantissimi tipi di famiglia o di relazione».


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