E su YouTube il sindaco attacca: «Il Gay Pride? Una provocazione che rovina la libido dei bambini»

  

VENEZIA Già l’aveva detto sul finire di aprile: «Due gay che si baciano in piazza, io li multerei» . Un questione di decoro, per il sindaco di Treviso Gian Paolo Gobbo, che ieri a Klauscondicio, la trasmissione di Klaus Davi in onda su YouTube, ha dato prova di voler tenere il punto di fronte alle proteste delle associazioni gay e lesbiche: «Finché sarò sindaco il Gay Pride non si farà mai a Treviso» . Il motivo è sempre il decoro di cui sopra, ma non solo: «Certi eccessi possono danneggiare la libido di bambini e adolescenti, come dimostrano alcuni studi che gli psicologi dovranno approfondire e che riguardano l’evidente crisi di rapporto tra sessi opposti» . L’eccesso, per il leader leghista, sta nell’esuberanza dei partecipanti alle parate dell’orgoglio gay: «Manifestazioni come il Gay Pride rappresentano una provocazione, un modo per far vedere che qualcuno può fare tutto quello che vuole, e questo non va bene: ostentare a tutti i costi la diversità come fosse un dono è razzismo al contrario. E’ un modello negativo, per l’evoluzione culturale e naturale della persona. Andare mascherati sui carri è una carnevalata; gli eccessi e le esagerazioni di certe manifestazioni offrono un modello esasperato che può essere molto negativo per i giovani, che già soffrono un calo di libido, di voglia nel sesso opposto, a causa di internet, della tv e della pornografia» . Chiude Gobbo: «C’è già una netta crisi fra i due sessi, a cui è sbagliato aggiungere l’ostentazione e gli estremismi del Gay Pride, dove al pari dei rave party i giovani arrivano a sfinirsi fisicamente, all’insegna di masochismo e autodistruzione, ma non di un’evoluzione di se stessi» . Come già dopo la sortita di aprile, a stretto giro arriva la replica dell’Arcigay: «Una raffinata analisi sociologica degna del miglior celodurismo padano -commenta il presidente Paolo Patanè -. A Gobbo, che interpreta la sua carica istituzionale alla stregua di un rozzo feudatario medioevale, diciamo che Treviso non è di sua proprietà e che le sue parole non sono ostative a una manifestazione di diritti e libertà difesa dalla Costituzione. Treviso, da questo punto di vista, meriterebbe un Pride che ricordi che le provocazioni, i cali della libido, le ostentazioni stanno solo nella testa di chi non vuole digerire il fatto che gli omosessuali sono cittadini esattamente come tutti gli altri» . Fabrizio Marrazzo, portavoce del Gay center si chiede invece «che ne pensa il leader della Lega Nord Umberto Bossi, visto che il figlio Renzo ha di recente aperto ai gay a Bologna. La Lega forse dovrebbe chiarirsi le idee e dire realmente come la pensa» . Ma. Bo.


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