Il manuale d’amore della sinistra, da Luxuria a Scalfari

  

di Massimiliano Parente
E ra il problema di Pier Paolo Pasolini: per divertirsi con il Riccetto doveva prima denunciare lo Stato, la Dc, l’industria, il capitalismo, il fascismo, e si pensi alla carnevalata delle 120 giornate trasferite a Salò, tanto per attribuire a Mussolini anche il merito di aver inventato il BDSM. Insomma, sessualmente io invito a restare su Youporn e simili, ma se proprio siete così radicalchic da volervi eccitare leggendo a sinistra, fate attenzione e seguite i miei spassionati consigli.
Se siete omosessuali per non deprimervi evitate a ogni costo Eldorado (Bompiani) di Vladimir Luxuria, al massimo limitatevi alla biografia del risvolto: «Artista ed ex parlamentare nata a Foggia nel 1965 come Vladimiro Guadagno, è oggi la transgender più famosa d’Italia. Una laurea in Lingue con 110 e lode, attrice e scrittrice, è stata per anni la regina indiscussa di Muccassassina ».Manca l’esame di maturità, la prima comunione, il primo vibratore e poi c’è tutto, il romanzo potrebbe finire qui invece è solo l’inizio del comico involontario. Il pezzo forte è un omosessuale operato dai nazisti che grida: «Non sapete cosa mi hanno fatto quei maledetti macellai nazisti! Mi hanno asportato la pelle, e sono sicuro che con quella che è avanzata ci hanno fatto una borsetta. Non di coccodrillo! Chissà come lo avrebbe spiegato Charles Darwin il mio cranio nell’evoluzione della specie… avrebbe detto che l’umanità ne ha fatta di strada: dalla scimmia eterosessuale a Oscar Wilde! ». Un romanzo da urlo, nel senso che l’Arcigay dovrebbe vietarlo in quanto induce a solidarizzare con i nazisti e rischia di far diventare eterosessuale anche Aldo Busi, se per sbaglio dovesse leggerlo.
Se invece siete eterosessuali di sinistra, evitate Dario Franceschini. Stessa scrittura di Luxuria, stesso curriculum parlamentare a parte il transgender, stesso editore, viene il sospetto che i due libri li abbia scritti lo stesso editor. Non troverete feste a Arcore né bungabunga né strafighe, il massimo dell’erotismo di Franceschini deve essere farlo tra il lusco e il brusco e il Lambrusco, sotto il calendario di Frate Indovino pensando a Bocca di Rosa. Trama: un notaio chiama il figlio al capezzale e gli dice che ci sono altri cinquantadue presunti figli avuti con altrettante prostitute. Un gran puttanaio straccione, tutto rigorosamente poverissimo, quartieri poveri, appartamenti poveri, sesso povero, mentre il protagonista scoprirà di essere anche lui un figlio di puttana, e perfino sua moglie «non è figlia dei suoi genitori, ma di mio padre e di quel– la prostituta di nome Ginisca», una sfiga pazzesca. Da lì, siccome è un personaggio di Franceschini, capisce tante cose, tipo: «Stupido, che per tanti anni aveva guardato solo l’involucro!». Un altro romanzo da urlo, che rischia di far tornare omosessuale Aldo Busi se dovesse leggerlo dopo aver letto Luxuria, ecco forse perché si intitola Daccapo .
Tuttavia meno male che ogni tanto escono anche romanzi erotici pensanti, eccitanti per lui stimolanti per lei,come Scuote l’anima mia Eros ( Einaudi), del grandissimo Eugenio Scalfari: non transgender ma sicuramente laureato con lode e comunque sempre sia lodato, giornalista,filosofo,scrittore,soprattutto «fondatore del quotidiano La Repubblica »e Platone d’oggi,come lo definisce Gnoli su Repubblica . All’inizio non si scopa neppure qui, siamo sempre in area Pd, ma l’incipit è da brivido, promette bene: «La caverna degli istinti: è così che penso di chiamare la regione dell’inconscio dove gli istinti si agitano senza che il nostro io, cioè la nostra coscienza, sia consapevole del come e del perché: una caverna, un luogo oscuro dove affondano le radici della nostra natura». Purtroppo a pagina 7 Eugenio Platone ancora pensa: «Un pensiero arriva, un altro vola via, forse tornerà ma non sarà mai lo stesso, forse non tornerà mai più ma te ne resterà il ricordo». A pagina 34 Eugenio è ancor- a lì a chiedersi: «Che cosa sia il pensiero, come nasca, come si conservi nella memoria, se produce effetti sul corpo o se il corpo sia la culla e la nutrice del pensiero…». Neppure a pagina 69, un numero una garanzia, Eugenio pensa che «ci vuole una buona dose di corag– gio per trasgredire e ci vuole una grande passione per trovare quel coraggio e per poterselo dare». Se però tenete duro sarete ricompensati, perché finalmente, a pagina 111, arriva l’Eros, la scena hard che tanto aspettavamo, la lasciva confessione di Eugenio, il Nirvana, il Viagra: «Voglio aggiungere che Eros-così come l’ho pensato e raffigurato – è stato molto presente nella mia vita in tanti modi. E se volete un gergo più filosofico: l’ente che io sono è stato colorato di Eros». Che dire, anche qui speriamo non lo legga Aldo Busi, dopo l’ente colorato di Eros potrebbe non reggere il colpo e rischiamo di perderlo davvero.
TRIS ROSA
Da sinistra a destra, Vladimir Luxuria, Dario Franceschini ed Eugenio Scalfari.
I loro libri si concentrano su Eros e amore


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