«Il matrimonio gay? Lo vogliamo davvero»

  

IL TEMA. Due uomini all’altare nella finzione cinematografica riaprono il dibattito sulle nozze omosessuali. Il (finto) sindaco: «Non costringeteci a emigrare all’estero»
Alla Laba le riprese del video alternativo di Jovanotti Trentini: «Ora aspettiamo il riconoscimento ufficiale»

Un matrimonio virtuale, in attesa dei «sì» autentici. La rivisitazione in chiave omosessuale del videoclip di Jovanotti «Ti sposerò», iniziata ieri mattina alla Laba, offre all’Arcigay Orlando di Brescia un canale alternativo «per tornare a sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema delle coppie, dell’affettività e del matrimonio», come spiega Davide Parrotta, responsabile del gruppo giovani del circolo. Sua l’idea di girare un video per raccontare la vita quotidiana di una coppia gay, dalla fanciullezza al matrimonio e fino alla vecchiaia, «e rendersi conto che è la stessa di qualsiasi altra coppia: gay, lesbica o etero che sia». Una quotidianità che mette in scena il risveglio della coppia, le difficoltà al lavoro, le cene con gli amici, i pranzi a casa dei genitori, i momenti di tenerezza, il matrimonio, gli sposi in tight, la torta nuziale a tre piani, le bomboniere a forma di cuore, l’adozione di un bambino, la responsabilità genitoriale e infine la vecchiaia, abbracciati sul divano a guardare la tv. Una quotidianità che esiste già, è sempre esistita, ma continua ad rimanere relegata tra le quattro mura domestiche, costretta a nascondersi per non essere derisa. Una quotidianità che ad oggi «non da la possibilità a due persone dello stesso sesso di unirsi in matrimonio, e ancora di più, di vedere riconosciuti i propri diritti civili – lamenta il presidente dell’Arcigay Luca Trentini -. In sostanza, ci manca il riconoscimento pubblico del nostro valore sociale, cosa che va contro l’articolo 29 della Costituzione che, invece, non mette alcun veto al matrimonio tra omosessuali».
I GAY CHIEDONO, invece, «lo stesso accesso agli istituti garantiti alle coppie etero – propone Sergio Mazzoleni, il (finto) sindaco del videoclip, già presidente dell’Arcigay Orlando – ma anche la creazione di un alternativa in stile Pax che sappia garantire una serie di diritti e doveri per i coniugi, ma senza le lungaggini burocratiche che derivano da un’eventuale separazione». Non un istituto ad hoc per sposalizi omosessuali, «ma una nuova opportunità per tutti quelli, gay, lesbiche o etero, che credono nel proprio amore di coppia e vorrebbero vederlo riconosciuto anche dalle istituzioni e dal resto della società civile», ribadisce Mazzoleni, alle prese con la decisone di emigrare in Germania con il compagno Andrea, «non solo per avere l’opportunità di sposarci ma anche per vivere in una società dove la differenza sessuale non fa differenza». E così, mentre Lorenzo Jovanotti nel 2002 immaginava la sua «Ti sposerò» senza lieto fine, lasciando che il protagonista si isolasse nella sua stanza per scappare da un amore non corrisposto, nella versione dell’Arcigay l’amore è corrisposto e i due sposi si amano finchè morti non li separi. Gli sposi «per fiction» Davide Parrotta e Francesco Altobelli, sono arrivati al ciak accompagnati dalle rispettive mamme, Maria e Maria Pia, che si sono rese disponibili per fare da mamme anche nella finzione, orgogliose ed emozionate, «di poter contribuire a un progetto tanto importante, perché così come non scegli gli occhi azzurri o neri di tuo figlio, altrettanto non puoi scegliere le sue preferenze sessuali e come genitore hai il dovere di rispettarle ed essere felice».
LE RIPRESE, a cura di Luca Cerlini, termineranno tra qualche settimana, si passerà poi alla fase di montaggio, e solo a dicembre il videoclip verrà presentato alla città.
Elisabetta Bentivoglio


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