L’Egitto rilasci i 52 prigionieri presunti gay

  

Protesta di Arcigay, insieme ad una delegazione dei Radicali Italiani e di alcuni parlamentari, questo pomeriggio alle 16:00, davanti al’ambasciata egiziana a Roma, v. Salaria, 267. Arcigay unisce la sua voce al coro delle organizzazioni internazionali per i diritti umani, tra cui Amnesty International, chiedendo ‘immediato e incondizionato rilascio dei 52 egiziani processati per presunta omosessualità. Rinnova inoltre, al’ambasciata egiziana in Italia, la richiesta di incontro urgente per esporre le proprie preoccupazioni e considerazioni sul caso.

Oggi è infatti previsto il verdetto definitivo contro 51 degli imputati. Un ultimo imputato, Mahmud, un adolescente di appena 16 anni, è già stato condannato in primo grado, da un tribunale minorile, a 3 anni di lavori forzati più 3 di libertà vigilata. I 51 maggiorenni non potranno invece nemmeno ricorrere in appello poiché il processo è tenuto da un tribunale speciale, ‘Alta Corte per la Sicurezza dello Stato, i cui verdetti sono definitivi.

"Imprigionare e processare delle persone sulla base del loro orientamento sessuale – osserva il presidente nazionale Arcigay, Sergio Lo Giudice – è un atto repressivo degno dei peggiori regimi totalitari. Né è accettabile pensare che una persona omosessuale che aspira a vivere liberamente e pienamente la propria vita rappresenti un insulto alla religione. Solo la più arcaica barbarie sessista, la stessa che porta ancora, in troppi stati islamici, alla sistematica soppressione dei più elementari diritti delle donne, può essere alla base di tali comportamenti polizieschi e di giustizia sommaria".

Al presidio pubblico di protesta, davanti ai cancelli del’ambasciata, saranno presenti, tra gli altri, il segretario nazionale dei Radicali Italiani, Daniele Capezzone, ‘on. Franco Grillini, presidente onorario di Arcigay e ‘on. Titti de Simone, deputata di Rifondazione Comunista e presidentessa di Arcilesbica.

Arcigay rinnova la richiesta di incontro urgente con i rappresentanti del’ambasciata egiziana in Italia e chiede al governo e agli eurodeputati italiani di esigere il rispetto del’accordo di associazione tra Unione Europea ed Egitto. ‘art. 2 del’accordo dichiara infatti che i "diritti umani" costituiscono parte essenziale del’accordo stesso. "Non è accettabile – aggiunge Lo Giudice – che nei rapporti internazionali, quando si tratta di prendere dei provvedimenti concreti, i temi dei diritti di libertà e dignità della persona vengano sistematicamente subordinati ad altri interessi".


Background

I 52 egiziani furono arrestati a maggio, per lo più durante un blitz della polizia del Cairo in una discoteca galleggiante, sulle rive del Nilo, nota come luogo di ritrovo della comunità omosessuale della capitale egiziana. ‘arresto e il conseguente processo hanno acceso in Egitto una vera e propria caccia alle streghe anti-omosessuale. In alcuni casi le foto e addirittura ‘indirizzo di casa degli imputati sono finiti sui giornali. Gli arrestati, che sono imputati di "comportamento immorale" e "vilipendio della religione", e i loro familiari hanno ripetutamente denunciato torture, violenze, ammissioni di responsabilità strappate con la forza e si sono professati innocenti. Il processo è affidato al’Alta Corte per la Sicurezza dello Stato, un tribunale speciale il cui giudizio, previsto per il 14 novembre, sarà inappellabile. Uno dei 52 arrestati, 15 anni al momento del’arresto, è stato già condannato in primo grado al massimo della pena: 3 anni di lavori forzati più 3 di libertà vigilata. Le organizzazioni internazionali per i diritti umani, come Amnesty International, Defence for Children International, Human Rights Watch e International Federation for Human Rights, stanno seguendo attentamente la vicenda e sono ripetutamente intervenute presso le autorità egiziane e le ambasciate del’Egitto nei paesi occidentali.

Protesta di Arcigay, insieme ad una delegazione dei Radicali Italiani e di alcuni parlamentari, questo pomeriggio alle 16:00, davanti al’ambasciata egiziana a Roma, v. Salaria, 267. Arcigay unisce la sua voce al coro delle organizzazioni internazionali per i diritti umani, tra cui Amnesty International, chiedendo ‘immediato e incondizionato rilascio dei 52 egiziani processati per presunta omosessualità. Rinnova inoltre, al’ambasciata egiziana in Italia, la richiesta di incontro urgente per esporre le proprie preoccupazioni e considerazioni sul caso.

Oggi è infatti previsto il verdetto definitivo contro 51 degli imputati. Un ultimo imputato, Mahmud, un adolescente di appena 16 anni, è già stato condannato in primo grado, da un tribunale minorile, a 3 anni di lavori forzati più 3 di libertà vigilata. I 51 maggiorenni non potranno invece nemmeno ricorrere in appello poiché il processo è tenuto da un tribunale speciale, ‘Alta Corte per la Sicurezza dello Stato, i cui verdetti sono definitivi.

"Imprigionare e processare delle persone sulla base del loro orientamento sessuale – osserva il presidente nazionale Arcigay, Sergio Lo Giudice – è un atto repressivo degno dei peggiori regimi totalitari. Né è accettabile pensare che una persona omosessuale che aspira a vivere liberamente e pienamente la propria vita rappresenti un insulto alla religione. Solo la più arcaica barbarie sessista, la stessa che porta ancora, in troppi stati islamici, alla sistematica soppressione dei più elementari diritti delle donne, può essere alla base di tali comportamenti polizieschi e di giustizia sommaria".

Al presidio pubblico di protesta, davanti ai cancelli del’ambasciata, saranno presenti, tra gli altri, il segretario nazionale dei Radicali Italiani, Daniele Capezzone, ‘on. Franco Grillini, presidente onorario di Arcigay e ‘on. Titti de Simone, deputata di Rifondazione Comunista e presidentessa di Arcilesbica.

Arcigay rinnova la richiesta di incontro urgente con i rappresentanti del’ambasciata egiziana in Italia e chiede al governo e agli eurodeputati italiani di esigere il rispetto del’accordo di associazione tra Unione Europea ed Egitto. ‘art. 2 del’accordo dichiara infatti che i "diritti umani" costituiscono parte essenziale del’accordo stesso. "Non è accettabile – aggiunge Lo Giudice – che nei rapporti internazionali, quando si tratta di prendere dei provvedimenti concreti, i temi dei diritti di libertà e dignità della persona vengano sistematicamente subordinati ad altri interessi".


Background

I 52 egiziani furono arrestati a maggio, per lo più durante un blitz della polizia del Cairo in una discoteca galleggiante, sulle rive del Nilo, nota come luogo di ritrovo della comunità omosessuale della capitale egiziana. ‘arresto e il conseguente processo hanno acceso in Egitto una vera e propria caccia alle streghe anti-omosessuale. In alcuni casi le foto e addirittura ‘indirizzo di casa degli imputati sono finiti sui giornali. Gli arrestati, che sono imputati di "comportamento immorale" e "vilipendio della religione", e i loro familiari hanno ripetutamente denunciato torture, violenze, ammissioni di responsabilità strappate con la forza e si sono professati innocenti. Il processo è affidato al’Alta Corte per la Sicurezza dello Stato, un tribunale speciale il cui giudizio, previsto per il 14 novembre, sarà inappellabile. Uno dei 52 arrestati, 15 anni al momento del’arresto, è stato già condannato in primo grado al massimo della pena: 3 anni di lavori forzati più 3 di libertà vigilata. Le organizzazioni internazionali per i diritti umani, come Amnesty International, Defence for Children International, Human Rights Watch e International Federation for Human Rights, stanno seguendo attentamente la vicenda e sono ripetutamente intervenute presso le autorità egiziane e le ambasciate del’Egitto nei paesi occidentali.


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