Stati d’ansia generale

  

Dopo la pubblicazione del'articolo di Andreas Martini sugli Stati Generali del Movimento GLBT, pubblicato da Gay.TV, ecco le osservazioni di Aurelio Mancuso, Segretario Nazionale Arcigay, presente al'incontro svoltosi a Roma in data 30 Settembre. Il testo è tratto dal suo blog: blog.libero.it/mancuso/


Com’è andata l’assemblea degli stati generali di sabato 30 settembre a Roma? In una visione certamente parziale e sicuramente di parte, si può dire che si è trattato di un meeting dove sono state sfogate grandi passioni, divisioni, accuse reciproche, ma anche accenni di sincera volontà di reciproco ascolto. Insomma, ad una prima superficiale sensazione, nulla di nuovo.

Ma se per un attimo ci si discosta dai proclami lanciati dalla presidenza con acute e ben congegnate provocazioni gratuite, si può intravedere un mondo che al suo interno si conosce poco, si ama ancor di meno, sgomita per strappare egemonie, si divide in molteplici pezzi sulle priorità da perseguire. Non si è trattato di un match da tutti contro uno, in altre parole da una parte l’area radicale e/o antagonista e dall’altra la "consociata" Arci (Arcigay ed Arcilesbica).

Certo qualcuno ha tentato di fare il capo popolo per suscitare i sentimenti più rabbiosi contro il nemico comune, ma al di là dei fragorosi applausi, ad un occhio attento è apparso chiaro che le articolazioni sono molteplici e, non possono essere nascoste nemmeno da momentanee tattiche alleanze.

La mattinata è volata sulle ali di un dibattito dove ha tenuto banco la pubblica accusa, ben rappresentata da Porpora Marcasciano di Facciamo Breccia e dalla rappresentante di Azione Gay e Lesbica di Firenze; più interessanti e sicuramente meno assetati di conflitto, gli interventi di Imma Battaglia, che ha svolto ragionamenti articolati e problematici e di Gigi Malaroda, che a nome del Coordinamento Pride di Torino ha rimarcato una posizione di dialogo e condivisione.

Rossana Praitano, Presidente del Mario Mieli in apertura ha ripercorso il difficile periodo che è iniziato dall’approvazione del programma dell’Unione fino all’estate. Un quadro estremamente negativo, dove sono state esaltate le sconfitte e la richiesta di nuove strategie. Da segnalare anche l’intervento lucido di Graziella Bertozzo, tendente a chiarire le diverse visioni e storie scaturite nel movimento dopo il Congresso Arcigay del 1996, che determinò la nascita di Arcilesbica e la fuoriuscita di una serie di Circoli.

Il diritto di replica si è consumato nel primo pomeriggio con gli interventi decisi e per nulla intimoriti da un’assemblea in gran parte ostile svolti da Cristina Gramolini, Segretaria di Arcilesbica e da Sergio Lo Giudice, Presidente di Arcigay. Più che rispondere alle ripetute offese ascoltate in mattinata (consociativi, servi dei partiti, distruttori dell’unità del movimento, egemoni, tendenziosi e preoccupati di far scomparire dai mass media e nelle città chi non la pensa come voi) Cristina e Sergio hanno riportato la discussione intorno alle questioni di strategia. Alcuni hanno ascoltato, altri hanno rumoreggiato, anche perché l’obiettivo principale dei partecipanti dell’assemblea non sembrava quello di un reciproco rispetto delle posizioni.

Aurelio Mancuso

Aurelio Mancuso

Cosa succederà ora? Difficile dirlo con certezza, forse dovrà passare tempo affinché gli strappi avvenuti sabato possano essere superati. Anche perché ora si agitano le candidature contrapposte per il Pride nazionale 2007 di Bologna e Roma. Certo è che la posizione per cui il Pride si può fare solo a Roma, perché è la capitale e c’è il Vaticano, è strutturalmente debole, gravata da alcune venature infantili.

Se avessi avuto la possibilità di intervenire agli stati generali (ma gli interventi delle associazioni hanno occupato tutta la mattinata e buona parte del pomeriggio, e poi incombeva il treno di ritorno…) mi sarei permesso di rendere pubblica una riflessione fatta tante volte con Imma Battaglia: un conto è il Pride, che è la festa della visibilità, del nostro orgoglio e questa deve essere tenuta in ogni dove e nessuno ha l’imprimatur, un’altra è la necessità di promuovere manifestazioni politiche forti e partecipate, che proprio perché si rivolgono al governo e al parlamento devono essere tenute a Roma. Occorrerebbe prima mettersi d’accordo sulla piattaforma [da tanti ritenuta inutile, salvo evocare come unico punto irrinunciabile (ormai siamo ai valori non negoziabili copiati dalla Binetti) il matrimonio].

Ma forse una delle nostre debolezze strutturali sta proprio qui, nell’incapacità di promuoverci come un vero soggetto politico e sociale, capace di costruire alleanze con altri, per esprimere nella piazza una nuova stagione di libertà civili e sociali di ampio respiro, cui chiamare movimenti e gruppi; sollecitando un protagonismo femminile e giovanile, che è sotto gli occhi di tanti, che sabato 30 settembre purtroppo non ha avuto voce, perché si è preferita la riproposizione di vecchi refrain, a scapito di una generosa ed impietosa consapevolezza che c’è urgenza di una robusta apertura alle idee e sollecitazioni nuove; alla capacità sindacale e vertenziale di cambiare da subito a partire dai territori le condizioni di vita delle persone lgbt, (che mi permetto di sottolineare cambiano il mondo, più di tante belle proposizioni ideologiche); di partire dai nostri corpi, dalla nostra soggettività per giocare un ruolo di distanza dalle pratiche e dalle logiche partitiche e di convinto posizionamento nel terreno che ci è proprio: la rappresentanza di un popolo che per storia e vocazione è sempre in cammino e che vive il suo agire come una progressione di mutamenti, di idee, di battaglie civili ed umane, per cui vale la pena impegnarsi.

La fine del 2006 e il 2007 sarà un lasso di tempo zeppo d’incontri, riunioni, iniziative, saranno queste occasioni per riprendere, forse con più serenità, un dialogo che in ogni modo non si deve mai interrompere.

Aurelio Mancuso
Segretario Nazionale Arcigay


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