Su Gay.tv la “cronaca di un processo annunciato”

  

STATI GENERALI DEL MOVIMENTO GLBT

Da www.gay.tv – 04/10/2006

Toni da processo, accuse ad Arcigay e Arcilesbica da parte della altre associazioni. ‘incontro a Roma il 30 Settembre scorso

Riportiamo di seguito il report scritto da Andreas Martini a proposito del’incontro STATI GENERALI GLBT, tenutosi a Roma il 30 Settembre 2006. La redazione di GAY.tv prende atto di non essere mai stata invitata, nè avvisata da nessuna associazione, del’esistenza di questo incontro, ma il dovere di seguire le vicissitudini del movimento ci ha spinto a concordare con Andreas Martini, presente a puro titolo personale al’incontro, la stesura del report che segue. Il dovere di cronaca è, a differenza della legittima battaglia delle associazioni stesse, per noi prioritario anche rispetto alla battaglia stessa. Per scrupolo, pur confidando nella buona fede del’autore, la redazione di GAY.tv ha interpellato altri esponenti presenti Sabato 20 Settembre al’incontro di Roma. Tra questi, ringraziamo Alessandro Zan (Coordinatore Campagna PACS di Arcigay, consigliere comunale DS a Padova), che ha sottolineato il tono di’criminalizzazion’ assunto da talune associazioni nei confronti di Arcigay e Arcilesbica e la mancanza di idee e proposte. Zan ha anche ammesso che certamente due grandi associazioni come Arcigay e Arcilesbica possono sbagliare e probabilmente in qualcosa hanno sbagliato, ma ha sottolineato come ‘unico spirito che attualmente riunisce le associazioni GLBT extra-Arcigay è proprio un sentimento anti-Arcigay. Grazie a Marco Lozzi di’Jonatha’, associazione GLBT di Pescara, per averci aiutato a correggere alcune imprecisioni della cronaca di quella giornata. Grazie ovviamente e soprattutto ad Andreas Martini che ha reso possibile alle centinaia di migliaia di visitatori del nostro sito di venire a conoscenza di un incontro che è stato taciuto da TUTTI i media, compresi quelli GLBT (e questo la dice lunga anche sul’insano atteggiamento di autocensura del movimento). Andreas è stato contestato sul suo blog (link a fondo pagina). Grazie a radioradicale per aver messo a disposizione ‘audio degli interventi. Grazie a molti altri che ci hanno aiutato, pur chiedendo espressamente di non essere menzionati. A quanto pare, dunque, Sabato 30 Settembre 2006 è stata una giornata nerissima per il movimento GLBT italiano. Pubblicando questo resoconto auguriamo al movimento di non nascondere le ferite sotto le bende. Soprattutto quando sono ancora infette.
Buona lettura e buona discussione

giuliano federico – [email protected]

LE PREMESSE

Non sarebbe stato un processo, se ‘incontro romano di sabato 30 settembre non fosse stato preceduto da scontri a distanza e screzi tra Arcigay e le altre, tante, associazioni del movimento GLBT italiano. ‘idea di riunirsi per un momento di riflessione sulla situazione socio-politica italiana nacque, come ricorda il moderatore Andrea Pini (giornalista di Pride), dopo lo "schiaffo" ricevuto dal’Unione in sede di firma del programma di governo. Da quel febbraio in poi sembra che un ulteriore schiaffo i gay, le lesbiche e i transessuali italiani lo abbiano ricevuto anche dalla loro più rappresentativa associazione, ‘Arcigay.

A parte i primi interventi, di Rossana Praitano del Mario Mieli, di Imma Battaglia per Dì Gay Project, Mauro Cioffari per Gayroma.it e Giulio Vallocchia di No God, promotori del’iniziativa, quelli a seguire sono stati attacchi più o meno diretti al’associazione guidata da Sergio Lo Giudice.

Non c’erano temi specifici all’ordine del giorno. Le associazioni iscritte a parlare erano circa 40, ciascuna aveva a disposizione 10 minuti: alcune di esse, sopratutto i neofiti e quelli che mai avevano partecipato ad assemblee del genere, come il gruppo I-ken di Napoli e Johnatan di Pescara, hanno esposto la propria esperienza locale. Altre, quelle che già avevano un background di confronto con le altre realtà italiane, ne hanno approfittato togliersi qualche sassolino dalla scarpa. Del resto l’occasione era delle migliori: mai prima ‘ora le varie associazioni sparse sul territorio avevano avuto modo di incontrarsi e di confrontarsi dal vivo; mai prima ‘ora il processo non era in contumacia o virtuale: nonostante infatti lo scambio epistolare tra Aurelio Mancuso, segretario nazionale Arcigay stizzito per ‘esclusione dal tavolo dei promotori della più grande e storica associazione GLBT italiana, e Rossana Praitano del Mieli, Arcigay Nazionale era comunque presente, con i suoi big: Sergio Lo Giudice, Alessandro Zan ed il succitato Aurelio Mancuso.

L’ASSEMBLEA

Il nome, Stati Generali, rievoca grandi avvenimenti storici: quegli Stati Generali che portarono alla rivoluzione francese. Ma è difficile che ‘incontro di sabato possa portare ad una rivoluzione. Il Governo Prodi ha deluso. E continua a farlo. Ma le forze per attaccarlo non ci sono. Piuttosto si è sentita l’esigenza di un governo centrale per tutto il movimento: per questo le associazioni GLBT hanno manifestato l’esigenza di darsi un coordinamento nazionale.

Si diceva dunque che rivoluzione non c’è stata. Ma rivolta sì. Perché rivolta, per estensione, significa "dissenso manifesto" ed il dissenso verso Arcigay sabato è stato evidente. Le accuse: collateralismo e servilismo verso il Governo ed i partiti (DS in primis), boicottaggio di altre iniziative che non fossero targate Arcigay ed egemonia di questa sulle altre.

GLI ATTACCHI AD ARCIGAY

Dopo alcuni moderati interventi, la platea si scalda con Facciamo Breccia e con Azione Gay e Lesbica, prime associazioni a chiamare le cose con il loro nome e a fare accuse ben precise. Nello specifico l’accusa è la seguente: Arcigay Verona ha preso le distanze dalla manifestazione "Layca" di Verona, organizzata dal coordinamento Facciamo Breccia, accusando questa di "estremismo". Altra accusa: Arcigay nazionale e Arcigay Catania non hanno aderito alla manifestazione antifascista di Catania temendo, come scritto in un comunicato stampa, che potesse sfociare in "azioni incivili" e contrapponendole per di più, nello stesso giorno, una manifestazione a Viareggio contro lo stupro omofobico (dopo lo stupro di una ragazza lesbica a Torre del Lago un mese prima).

Il pubblico ha interrotto e sottolineato con lunghi applausi i due interventi accusatori. Ad un certo punto era palesemente schierato. È stato applaudito anche un passaggio di Cristina Gramolini (segreteria Arcilesbica Nazionale) nel quale si lasciava intendere che la lotta all’omofobia è più importante di quella antifascista. Ma gli applausi alla Gramolini sono stati sommersi dalle contestazioni.

A quel punto Marcella Di Folco (MIT) si è augurata che tali parole fossero state dettate dall’istinto, perché, secondo Di Folco, è chiaro che la lotta di ogni gay, lesbica o transessuale è una lotta prima di tutto antifascista. Non a caso il risveglio di sentimenti neofascisti ha coinciso con ‘acuirsi di violenza omofobica.

LA DIFESA DI ARCIGAY

Sergio Lo Giudice, intervenuto subito dopo, non ci sta a dichiarare sconfitta, rivendicando alcune conquiste: ‘importante manifestazione pro-PaCS del 14 gennaio 2006, che ha fatto diventare le unioni civili uno dei temi caldi della campagna elettorale e la recente calendarizzazione dei PaCS. Ques’ultima, bisognava dirlo e Sergio Rovasio della Segreteria del Gruppo Parlamentare Rosa nel Pugno ‘ha fatto, è una mezza vittoria: le unioni civili sono state calendarizzate in Commissione Giustizia per Novembre e prima che arrivino in discussione alla Camera ci vorrà molto tempo ancora. Tempo che secondo Rossana Praitano non c’è, visto che le aspettative di vita per questo governo sono al massimo di due anni.

TENTATIVI DI CONCLUSIONE

Gli Stati Generali quindi non per rivoluzionare, ma per arrivare, sotto esplicito invito di molti partecipanti, ad un sorta di Costituente, quella di un Movimento GLBT unitario, forte e in cui non prevalgano logiche di supremazia ed egemonia, ma di piena rappresentanza di tutte le diversità che contraddistinguono le varie associazioni. Mancuso nella sua lettera aperta al Mieli aveva fatto notare il poco ecumenismo nella creazione di un gruppo promotore e la scarsa capacità organizzativa. Lo Giudice lo ha ribadito nel suo intervento. Eppure c’è stata grande partecipazione, anche di singoli, e la voglia di incontrarsi ha sancito il successo della giornata. Non si è dunque trattato, è doveroso sottolinearlo, solo di un rabbioso ‘processo’ ad Arcigay. Piuttosto questo incontro è stato fucina di spunti di riflessioni e buoni propositi per il futuro. E se per amor di concretezza volessimo tirare le somme si può dire che, a conferma di un’inchiesta di Andrea Pini per Pride Magazine, la maggioranza delle associazioni sembra voler posizionare la futura battaglia verso un prossimo governo nella trincea del matrimonio pienamente equiparato. Dunque non più semplice PaCS. Inoltre la quasi totalità delle associazioni è favorevole ad un prossimo Pride nazionale a Roma.

Ma il Cassero non ci sta e candida Bologna per il PRIDE 2007

Andreas Martini
http://unvotogay.blogspot.com


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