Diritti umani: per una commissione nazionale

  
Comitato per i Diritti Umani

Comitato per i Diritti Umani

“Perché l’Italia ha bisogno urgente di una Commissione nazionale indipendente ed efficace di promozione e protezione dei diritti umani? Non solo perché scontiamo un ritardo di 14 anni rispetto alla risoluzione della Assemblea Generale delle Nazioni Unite, non solo perché tutte le raccomandazioni dei Comitati ONU all’Italia ci chiedono di rispettare i Principi di Parigi, non solo perché siamo inadempienti anche alla risoluzione del Consiglio d’Europa del 1997.

Non si tratta certamente solo di dare un contentino alla comunità internazionale oggi che l’Italia, da gennaio 2007, è membro del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e oggi che l’Italia vuole candidarsi al nuovo Consiglio Diritti Umani ONU. La risposta è che in Italia i diritti umani non sono ancora riusciti, come dimostrano i dati sulla violenza intrafamiliare, sul razzismo e la xenofobia, a divenire cultura diffusa di base.

Perché in Italia troppo spesso i diritti umani non riescono ad uscire dalle stanze dei giuristi e dei filosofi del diritto per farsi patrimonio permanente dell’opinione pubblica e dei media che troppo spesso si ricordano dei diritti umani solo in occasione di gravi emergenze mediatiche. I diritti umani non sono materia obbligatoria nella scuola e nelle Università italiane.”

Lo dichiara Carola Carazzone, portavoce del Comitato per la promozione e protezione dei diritti umani, con riferimento alla proposta di legge sulla “Istituzione della Commissione nazionale per la promozione e la tutela dei diritti umani e del Garante dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale”, in discussione alla Camera dei Deputati.

Discussione a lungo attesa e sollecitata (nella passata legislatura il disegno di legge n. 3300 non era stato neppure assegnato alle Commissioni parlamentari competenti), ma che prosegue non senza difficoltà, diluendo ulteriormente i tempi per il raggiungimento di un obiettivo ormai non più rimandabile, per il quale il nostro paese sconta un ritardo non solo culturale. L’Italia è infatti uno dei pochissimi Paesi europei a risultare ancora inadempiente alla risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite 48/134 del 1993 circa la costituzione, nei Paesi membri, di una Istituzione Nazionale indipendente per la promozione e la protezione dei Diritti Umani e alla risoluzione del Consiglio d’Europa (97) 11 del 30 settembre 1997.

Oggi in Italia opera, piuttosto, con un rischio di dispersione economica, settorializzazione, e proliferazione molto alto, un folto novero di organi governativi che a vario titolo si occupano di diritti delle donne, diritti dei bambini, diritti delle persone con disabilità e di istituzioni locali e regionali, ed è molto preoccupante che in una democrazia avanzata come quella italiana, ma dal panorama estremamente frammentato in tema di tutela di diritti umani, sia stato pressoché impossibile avviare un dialogo a livello istituzionale con la società civile per la costituzione di una autorità nazionale e indipendente per la promozione e protezione di tali, fondamentali diritti, nonostante specifiche raccomandazioni da parte delle Nazioni Unite al Governo italiano per la consultazione delle ONG (CESCR/ ITA/ 04, punto 32 del 26 novembre 2004 e CCPR/C/ITA/CO/05, punto 7 del 2 novembre 2005). Ed è grave che il Parlamento italiano non abbia sinora chiesto di audire l’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite che, con un apposito dipartimento Istituzioni Nazionali, nato nel 1993 e operante in più di 100 Paesi, rappresenta un imprescindibile punto di riferimento in materia.

Molto preoccupanti i resoconti parlamentari dell’ultima seduta di discussione della proposta di legge, interrotta per mancanza del numero legale. Gravi le affermazioni di alcuni parlamentari che ritengono che la questione di una Commissione indipendente per i diritti umani sia una questione “da Paesi del Terzo mondo”, che non riguarda “i Paesi ad alta civiltà giuridica, a culto dell’ordine e del diritto come l’Italia”.

Denota, poi, gravi lacune nella conoscenza dei Principi di Parigi e degli standard internazionali anche la posizione di alcuni parlamentari secondo i quali la Commissione indipendente sarebbe “inutile e pletorica” poiché verrebbe a sovrapporsi all’operato della magistratura: non trova fondamento alcuno l’ipotesi di sovrapposizione tra poteri o competenze, giacché la Commissione, con funzioni propositive, consultive e accertative, affiancherebbe (senza contrastare) la fondamentale attività giudiziaria della magistratura.

Preoccupa infine l’attuale sbilanciamento a favore di una sola categoria: nell’articolato approvato dalla Camera il 50% dell’organico dell’istituenda Commissione sarebbe dedicato ai diritti dei detenuti.

La Commissione vuole porsi, invece, come strumento di ulteriore promozione dei diritti umani nel nostro Paese: promozione a 360 gradi di tutti i diritti, civili, culturali, economici, politici e sociali, nella loro indivisibilità e interdipendenza, “senza distinzione alcuna di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione” (art. 2 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo); senza sbilanciamenti a favore dell’una o dell’altra categoria.

Grazie anche all’impulso del Workshop Internazionale organizzato dal Comitato per la Promozione e Protezione dei Diritti Umani, in collaborazione con l’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani il 5 dicembre scorso a Roma, l’auspicio della coalizione di 64 Associazioni e Organizzazioni Non Governative aderenti al Comitato, da cinque anni attivamente impegnate per la costituzione in Italia di una Commissione nazionale indipendente di garanzia dei diritti umani, rispondente alla Risoluzione 48/134 delle Nazioni Unite ed ai Principi di Parigi, è che il Parlamento possa instaurare un dialogo con la società civile italiana e usufruire dell’esperienza dei molti altri Paesi che, adempiendo alla risoluzione ONU, hanno costituito Istituzioni Nazionali di promozione e protezione dei diritti umani indipendenti ed efficaci.

Comitato per la promozione e protezione dei diritti umani

Partecipano al Comitato per la promozione e protezione dei diritti umani:

Agenzia della Pace, A. Ge., AGESCI, Anfaa, Anolf, Antigone, Archivio Disarmo, Archivio Immigrazione, ARCI, Arcigay, ASGI-Associazione Giuristi per 'Immigrazione, Associazione Eleonora Pimentel, Assopace, ATD-Quarto Mondo, AUSER, Banca Etica, Casa dei Diritti Sociali, CGIL, Chiama 'Africa, CIAI, CIPAX, CIPSI-Coordinamento di Iniziative Popolari di Solidarietà Internazionale, CIR-Consiglio Italiano Rifugiati, CISL Dipartimento Politiche Migratorie, CISP-Comitato Internazionale Sviluppo dei Popoli, CittadinanzAttiva, CND, Comitato Milanese per i Diritti Umani, Donne in Nero, Federazione Chiese Evangeliche, Fondazione Centro Astalli, Fondazione Internazionale Don Luigi di Liegro, Fondazione Basso-Sezione Internazionale, Fondazione Labos, Giovani per un Mondo Unito, Gruppo Martin Buber, ICS-Consorzio Italiano di Solidarietà, IISMAS-Istituto Internazionale Scienze Mediche Antropologiche e Sociali, IMS, INTERSOS, Istituto Cooperazione Economica Internazionale, La Gabbianella, LAW-Legal Aid Worldwide, Legambiente, Lega Internazionale per i Diritti e la Liberazione dei Popoli, Libera, Medici contro la Tortura, Medici del Mondo, Movimondo, Oltre Babele, PaxChristi, Ponte della Memoria, Progetto Continenti, Rete Educare ai Diritti Umani, Save the Children, Terre des Hommes, Ubi Minor, UDI-Unione Donne in Italia, UIL, UNICEF Italia, Vides Internazionale, Vis-Volontariato Internazionale per lo Sviluppo, WILPF-Women’s International League for Peace and Freedom, … e con la collaborazione di Amnesty International, Focsiv, Mani Tese e Medici senza Frontiere


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