Matteo e Francesco, i promessi sposi

  

FIRENZE – Si sono conosciuti nel 2005, ad un dibattito sui Pacs: Matteo Pegoraro, 21 anni, studia scienze della comunicazione; il suo compagno Francesco Piomboni di anni ne ha 32 ed è libero professionista: insieme guidano, da segretario e presidente, la sezione fiorentina Arcigay.

Matteo Pegoraro

Matteo Pegoraro

Dopo un anno e mezzo di convivenza, il 16 marzo (avevano preso appuntamento una settimana prima) sono andati all’ufficio di stato civile del Comune di Firenze, per chiedere le pubblicazioni di matrimonio. Perché, spiegano, «non c’è alcuna norma che vieti il matrimonio civile ad una coppia omosessuale». Come la coppia aveva messo in conto, dall’ufficio è arrivato un rifiuto: «Le leggi dello Stato italiano non prevedono attualmente questa possibilità».

Un diniego formale insomma, ma non secco: «I responsabili – hanno spiegato Matteo e Francesco – sono stati gentili, ma ci hanno spiegato che in base all’interpretazione data di alcuni articoli del Codice civile e al Dpr 396/2000 sull’ordinamento dello stato civile, che non consente di trascrivere i matrimoni tra persone omosessuali contratti all’estero, la nostra richiesta non poteva essere accolta». Ma, continuano, «le norme oggetto del diniego non sono che il frutto di una tradizione interpretativa». Una tradizione che fa uso dei termini «moglie» e «marito» (nella formula rituale pronunciata dal celebrante) ma che, continua la coppia, «può essere riadattata da un giudice che prenda atto del cambiamento sociale».

Guardando oltre i Dico, dalla lor hanno un bel po’ di “strumenti giuridici”: l’articolo 2 del dpr 136 del ‘58 nel definire la famiglia anagrafica non parla di uomo o donna, ma di persone legate da matrimonio, parentela, affinità, adozione o vincoli affettivi. E l’articolo 87 del Codice civile non riporta alcun divieto di contrarre matrimonio a persone dello stesso sesso.

La battaglia però è appena cominciata: la coppia, assistita da un legale, ha annunciato che farà ricorso al tribunale civile di Firenze: «La nostra non è una provocazione ma una scelta di vita mossa da un sentimento. Se per sposarci dovremo combattere per 10 anni lo faremo. Se necessario arriveremo fino alla Corte Costituzionale».

Ecco tutta la documentazione di commento al diniego


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