CUS un po’ meglio dei DICO, ma vogliamo il matrimonio

  

I CUS, Contratto di Unione Solidale, rappresentano un primo piccolo passo migliorativo rispetto alla proposta di legge del Governo sui DICO.

Finalmente è cancellata l’odiosa discriminazione nei confronti delle coppie conviventi che non erano riconosciute in quanto tali, e si prevede un registro pubblico presso il giudice di pace. Positive sono inoltre le norme che prevedono la possibilità per i partner di scegliere il regime patrimoniale e di inserire nel contratto i contenuti che preferiscono. Rappresenta inoltre un passo in avanti la parificazione ai parenti di primo grado per l’assistenza e le informazioni di carattere sanitario e penitenziario e la spettanza in via presuntiva delle scelte sanitarie e post mortem, salvo diversa indicazione scritta.

Purtroppo I CUS, al pari dei DICO, non rispondono in alcun modo alla richiesta avanzata dal movimento lgbt (lesbiche, gay, bisessuale, transgender) italiano di piena equiparazione della dignità delle persone e delle coppie omosessuali.

Per noi l’unica proposta di legge che ci soddisfa è una ed una sola: il matrimonio civile.
Sul piano del riconoscimento concreto di diritti i CUS mostrano inoltre diversi aspetti negativi, soprattutto in materia previdenziale, di successione, di trasferimento lavorativo e degli stranieri.

Il nostro giudizio complessivo quindi si attesta ad una presa d’atto della volontà da parte del Senato di proseguire nella discussione, partendo da un testo lievemente migliorativo dei DICO, che però non tiene per nulla conto dell’evoluzione sociale, del ben più avanzato quadro legislativo europeo, e non risponde positivamente alla necessità per le persone omosessuali di essere considerate dal diritto alla stessa stregua delle persone eterosessuali.

Aurelio Mancuso
Presidente nazionale Arcigay


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