Giudice contro le decisioni del Parlamento

  

"Le motivazioni che hanno spinto il giudice di pace di Torino a negare il diritto 'asilo al marocchino dichiaratosi gay sono ridicole e pretestuose. Il giudice si trincera dietro u'interpretazione restrittiva per negare un diritto riconosciuto in sede europea. Chiediamo al Ministro degli Interni e al ministro della Giustizia di vigilare affinché il diritto 'asilo venga riconosciuto nelle forme e nei modi decisi dal Parlamento Italiano".

Così Aurelio Mancuso, presidente nazionale Arcigay, reagisce alla notizia del respinto ricorso contro 'espulsione fatta da un immigrato marocchino dichiaratosi gay.

"La legge 13 del febbraio 2007 approvata dal Parlamento italiano (che ha recepito la direttiva europea 85 del 2005) parla chiaro — prosegue il presidente Arcigay – al'art. 12 si dice che tra i gravi motivi da considerare per il riconoscimento dello status di rifugiato .

Il giudice di pace ha negato 'asilo in quanto 'uomo non è in grado di dimostrare le persecuzioni, ma cosa deve provare un singolo individuo? Il giudice dovrebbe sapere che in Marocco 'omosessualità è punita da sei mesi a cinque anni di carcere. Questo dovrebbe bastare per indurre il giudice ad una rilettura della sua sentenza se lo ignorava. Questa decisione va contro gli impegni assunti dal'Italia nei confronti del'Unione Europea. Per questo chiederemo alle istituzioni europee di aprire una procedura 'infrazione contro 'Italia".

Aurelio Mancuso
presidente nazionale Arcigay


Comunicato del Circolo Maurice e di Arcigay Torino

INGIUSTA LA SENTENZA CHE HA CONFERMATO L’ESPULSIONE DI AHMED, MAROCCHINO OMOSESSUALE

Il Circolo di cultura GLBT “Maurice” e il Comitato Provinciale Arcigay “Ottavio Mai”, appreso che un giudice di pace di Torino ha respinto la richiesta di asilo presentata da un uomo marocchino per evitare il rientro forzoso in Marocco e ne ha confermato l’espulsione, denunciano la gravità di tale scelta.

In Marocco, infatti, come purtroppo in molti altri paesi, l’omosessualità è punita per legge e chi viene condannato rischia una reclusione da sei mesi a cinque anni, come sappiamo essere successo a diverse persone omosessuali.

É quindi fondamentale che a Ahmed K., colpito da un’ingiusta sentenza, venga assicurato il diritto costituzionalmente previsto di una tutela rispetto a leggi omofobe che non riconoscono la libera espressione dell’orientamento sessuale. Questo è tanto più necessario dopo l’approvazione, da parte del Parlamento Italiano, della legge 13 del 2007 (che ha recepito la direttiva europea 85 del 2005), la quale afferma chiaramente che tra i gravi motivi da considerare per il riconoscimento dello status di rifugiato “possono essere comprese gravi discriminazioni e repressioni di comportamenti riferiti al richiedente e che risultano oggettivamente perseguiti nel Paese 'origine o di provenienza e non costituenti reato per 'ordinamento italiano.”

Appare inaccettabile la motivazione che avrebbe espresso il giudice di pace, sottolineando che Ahmed non sarebbe mai stato arrestato per omosessualità prima di giungere in Italia. É ovvio che di fronte a leggi repressive un comportamento punito si manifesti il meno possibile. Ed è altrettanto ovvio che non è necessario che si manifesti un atto coercitivo nei confronti del singolo per dimostrare l’esistenza di un pericolo, dato che l’omosessualità in Marocco è “oggettivamente perseguita”.

Ahmed, che a Torino vive con un suo compagno, fa per noi parte della comunità GLBT al di là della sua condizione legale e siamo al suo fianco per la difesa del suo diritto a non essere estradato là dove potrebbe essere ingiustamente arrestato. La nostra piena solidarietà va a lui come a tutte e tutti coloro che si trovano in condizioni analoghe. Nessuna espulsione di persone GLBT deve essere attuata verso paesi dotati di una legislazione omofoba.

Antonio Soggia — Presidente del Comitato Provinciale Arcigay di Torino “Ottavio Mai”
Rosanna Viano — Presidente del Circolo di cultura GLBT “Maurice” — Torino


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