Il pasticciaccio brutto di Via Sammartini

  

Negli ultimi giorni dell’anno appena trascorso il Comune di Milano, dietro segnalazione della Questura, ha provveduto ad inviare un ordinanza per la chiusura serale anticipata di alcuni esercizi pubblici in Via Sammartini, storica gay-street milanese.

Nella relazione della Questura si legge che detti locali "…costituiscono luogo di ritrovo di soggetti dalla chiara tendenza omosessuale, dediti al consumo di stupefacenti, all’uso di sostanze alcoliche e soliti a gesti di intemperanza, oscenità e disturbo ai residenti della zona…".

Pur sottolineando l’assoluta convinzione di Arcigay nel contrastare le eventali azioni illegali che si dovessero compiere in quella od in altre zone, riteniamo che una dichiarazione come quella operata dalla Questura sia aberrante.

Ci domandiamo in base a quali caratteristiche i tossicodipendenti o gli alcolisti eventualmente incontrati nella via hanno permesso loro di decretarne con tale sicurezza l’orientamento sessuale.

Non essendo, i locali interessati dal provvedimento, gli unici presenti in zona, ci chiediamo come possa esserci la certezza che i "disturbatori della quiete pubblica" siano effettivamente clienti di quei locali, e solo di quelli, e non, forse, "abitanti" della adiacente stazione ferroviaria e da questa scacciati durante le ore nottirne di chiusura.

Non riusciamo a comprendere perché il degrado di via Sammartini venga addossato esclusivamente agli esercizi pubblici tra i cui clienti vi sono un gran numero di persone omosessuali e lesbiche anziché alla mancanza di volontà del Comune di Milano di procedere ad una riqualificazione della zona, per altro più volte sollecitata dagli stessi gestori che ora ne pagano le conseguenze, e all’incapacità delle forze di polizia di mantenere l’ordine senza effettuare generalizzazioni a danno di tutti gli utenti.

Ci auguriamo infine che nell’udienza davanti al TAR di domani 15 gennaio si possano ristabilire i corretti contorni di questa faccenda e che le Istituzioni interessate rivalutino il loro operato e le loro affermazioni in modo da dissipare i dubbi sorti all’interno della comuntà gay e lesbica di essere oggetto di atti di discriminazione e omofobia.

Paolo Ferigo

presidente Comitato Provinciale ARCIGAY Milano


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