Condividere un percorso di Pride

  

Alessio De Giorgi ha indubbiamente il dono della chiarezza e con altrettanta franchezza cercherò di rispondere alle sue diverse obiezioni.

Convengo con lui che Genova ha tutte le carte in regola per ospitare un Pride nazionale, io estendo questa qualità a molte altre città italiane, ad iniziare da quelle del Sud, che vanno assolutamente aiutate, inderogabilmente nel 2010, affinché almeno o a Napoli, o Bari, o Catania, si possa tenere analogo appuntamento. Come si comprende Arcigay, e non solo, non concorda con chi pensa che il Pride nazionale si debba tenere unicamente a Roma. Si tratta di un’opinione rispettabile, ma che nei fatti impedisce, è bene essere molto schietti, un accordo dentro il variegato movimento lgbt italiano.

Arcigay pensa, e da sempre, che il Pride nazionale debba essere itinerante e, che quando questo è stato preparato bene, ha cambiato la vita concreta delle persone lgbt di quella zona, fatto maturare un dibattito e un confronto fecondo nella società.

L’argomento per cui il Pride debba tenersi là dove ci sono i palazzi del potere politico e vaticano, secondo il nostro modesto punto di vista, non regge per una ragione semplice: quei palazzi nonostante le tante iniziative e pride tenuti nella capitale, si sono dimostrati assolutamente indifferenti. La nostra battaglia si vince nell’Italia delle cento città, facendo emergere pezzo per pezzo una comunità ancora troppo gracile e poco consapevole della propria forza. Lo sguardo va rivolto verso il nostro popolo per dargli quella compatezza e quella capacità di costruire una vera lobby sociale ancora oggi inesistenti. Sfilare a Milano o Roma è giusto, ma non può essere auto consolatorio: la stragrande maggioranza dei gay e delle lesbiche italiane vivono nell’immensa provincia, e da lì bisogna ripartire.

Chi ha la titolarità di convocare un Pride nazionale? Intanto bisogna mettersi d’accordo rispetto al punto precedente, se no continueremo a tenere Stati generali, assemblee dove ognuno mantiene le proprie posizioni, quindi, dove si esce con un nulla di fatto. Ha ragione Alessio, quando evoca la necessità di un coinvolgimento di tutto il movimento lgbt italiano nella decisione su dove tenere i Pride, magari aggiungo io, staccando finalmente l’organizzazione dalle decisioni politiche, dando vita ad un vero Comitato nazionale Organizzatore composto dalle grandi realtà associative, le imprese lgbt, ecc. Su questo non solo siamo d’accordo, ma è un sogno che inseguo da anni. Ma siamo onesti, davvero tutte e tutti insieme siamo pronti a fare un passo indietro e a creare a strumenti efficaci, che da anni permettono ai Pride del mondo di organizzare eventi popolari e persino con bilanci in attivo?

C’è una parte del movimento che continua a non essere convinto di questa strada, coltiva l’idea che il Pride sia un evento da organizzare con le forme classiche delle manifestazioni della sinistra sociale italiana, che tende a costruire l’evento come unica vera occasione per rivendicare i nostri diritti.

La Segreteria nazionale di Arcigay si è assunta una responsabilità enorme sia all’esterno e sia all’interno, di cui coerenza con le politiche decise nel Congresso nazionale di un anno fa, sarà verificata il 20 e 21 settembre. Abbiamo voluto fare una proposta alla città di Genova, ma soprattutto ai cittadini e alle cittadine lgbt, bypassando un empasse che non abbiamo voluto noi, dopo un periodo di conflitti e di rotture politiche da noi mai ricercate. Il patto unitario del tavolo lgbt è stato preso a calci da altri, noi ne abbiamo preso atto, cercando di non fossilizzarci in polemiche interne ormai consunte, ma riprendendo l’iniziativa politica nei confronti della società.

Sappiamo bene di non essere autosufficienti, nemmeno con la qualificata ed importante compagnia di Arcilesbica, Agedo, Famiglie Arcobaleno e Azione Trans.
Quando sarà chiaro con quali regole, quali soggetti, quali obiettivi minimi comuni s’intende riaprire un confronto, allora noi ci saremo, come sempre e come abbiamo tentato inutilmente di fare negli ultimi due anni.

Rispetto le opinioni altrui, che sono anche molto distanti dalle mie, come ritengo preziose realtà gay e lesbiche come il Mario Mieli, il Maurice, Digay Project, i Ken, ecc., allo stesso tempo mi piacerebbe che questo sentimento fosse condiviso da altri nei nostri confronti. Arcigay è attualmente una rete di quasi 50 comitati provinciali e quasi 70 circoli ricreativi, che ha come unico scopo il benessere immediato, quotidiano di gay e lesbiche.

Per questo ritengo che in questi anni, proprio per un assurdo malpancismo ideologico sia stato un grave errore non coinvolgere direttamente siti, giornali, imprese lgbt nell’organizzazione dei pride.

Caro Alessio abbiamo in questo momento posizioni diverse, da buon riformista credo che questo possa aiutare tutte e tutti a ricercare percorsi nuovi e condivisi.

Sarebbe un buon segnale se Genova nel 2009, una città del sud nel 2010 e l’Europride di Roma nel 2011, fosse da subito un percorso da condividere tutte e tutti insieme, rispondendo positivamente all’appello di militant* lgbt che circola in questi giorni sui siti.

Aurelio Mancuso
Presidente nazionale Arcigay


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