Faremo noi il Registro delle unioni

  

ROMA – «Vogliamo un riconoscimento pubblico della nostra unione». «Lasciare una traccia della vita insieme ci tutela». Federico ha 35 anni, Matteo 31, da dieci anni stanno insieme, da due dividono anche una casa a Bologna. Sono una coppia per gli amici con cui escono la sera, per i colleghi, davanti a genitori e parenti. Lo sanno tutti. Sono invisibili soltanto per lo Stato. Federico e Matteo si iscriveranno al "registro nazionale delle coppie gay".

Un registro pubblico e autogestito, su scala nazionale, che vuole documentare e riconoscere l´esistenza di migliaia di convivenze, dare visibilità alle unioni di fatto tra omosessuali. L´iniziativa – che è promossa da Arcigay, Arcilesbica, Famiglie arcobaleno e Agedo (Associazione di genitori di omosessuali) – sarà inaugurata con un evento pubblico in almeno 60 città italiane: «Ci saranno celebrazioni collettive e iscrizioni di coppia, ci si potrà registrare nelle piazze, nei condomini, nei giorni successivi si dovrà andare nella sede locale delle organizzazioni», anticipa Aurelio Mancuso, presidente di Arcigay. Data prevista per l´apertura del registro l´8 e il 9 novembre 2008, anche se si attende la conferma del consiglio nazionale di Arcigay del 20 settembre.

«Dopo la delusione della campagna sui Pacs vogliamo puntare sulle iniziative dal basso. Chiediamo alle coppie di mostrarsi alla luce del sole, di fare un atto di impegno civile e di visibilità, per ritornare a far pressione sulla politica», chiarisce Mancuso. Poi precisa: «Il registro delle famiglie omosessuali non ha un valore esclusivamente simbolico. Nel nostro paese, che è ormai un caso isolato nell´Unione Europea, la politica è rimasta indietro rispetto ai segnali che arrivano dall´economia e dalla società, per questo motivo il registro servirà anche ad aprire un confronto con le imprese, come banche e assicurazioni, che hanno dimostrato dei segnali di interesse verso queste realtà ormai consolidate».

L´obiettivo della campagna è di colmare un vuoto normativo, dare un respiro nazionale e organizzato ai registri simbolici delle unioni civili che esistono in alcuni casi a livello locale, fare uscire dal cono d´ombra queste coppie in attesa che la legge riconosca loro diritti e doveri, regolamenti le convivenze, dia valore al progetto di una vita in due anche al di fuori del matrimonio e tra persone dello stesso sesso.

In concreto, per iscriversi al "registro nazionale", davanti a due testimoni, si firmerà un documento di unione che – chiarisce Paolo Patanè, responsabile giuridico di Arcigay – «qualifica la coppia di fatto, conferma la convivenza, fornisce informazioni sulla privacy e chiede la trascrizione dei nomi».

Le coppie si impegnano al reciproco sostegno morale e materiale. Acquisiscono dei vantaggi ma minimi rispetto a quelli che garantirebbe una legge. «Ad esempio – continua Patanè – in uno statuto comunale che attribuisce uguali diritti a sposati e conviventi potrebbero concorrere per l´attribuzione di alloggi popolari o l´assistenza domiciliare». E aggiunge: «Il registro comunque stimolerà una mappatura delle coppie e sarà un primo passo verso il loro riconoscimento sostanziale».

Un comitato di giuristi sta mettendo a punto la formula del documento da sottoscrivere. Continua Patanè: «Studiamo la possibilità che la registrazione comporti delle agevolazioni da concordare con imprese private per l´accesso a un mutuo o accordi con le assicurazioni. Ma queste soluzioni non si sostituiscono al dovere dello stato di riconoscere e garantire diritti e doveri anche a queste coppie», precisa il giurista e ricorda che nel maggio scorso una sentenza della Corte di Cassazione ne ha riconosciuto il valore di famiglia. In attesa di una risposta dalla politica, da noi si muovono le associazioni.

Immagine: dettaglio pic by Just AN3 – flickr.com


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