Povieretta!

  

La canzone di Povia a Sanremo
Gay? È colpa di mamma e papà
Abbiamo ascoltato in anteprima "Luca era gay", il brano che già ha sollevato un putiferio. Un ragazzo reso omosessuale da un pedofilo e che trova la felicità da eterosessuale

Da La Repubblica del 21 gennaio 2009 – di GINO CASTALDO

ROMA – Attenti genitori. Attente mamme troppo affettuose, attenti padri distratti e sbevazzoni. Attenti soprattutto a decidere di separarvi con troppa leggerezza. Il vostro irresponsabile comportamento potrebbe avere l’indesiderato effetto di generare un figlio gay. È questo, in sintesi, il Povia-pensiero che sbarcherà sul palco di Sanremo. Abbiamo ascoltato, superando ostacoli degni di un segreto di Stato, la canzone più blindata del festival, quella che ha già provocato polemiche fin dal suo annuncio. È bastato il titolo, Luca era gay, con quel verbo all’imperfetto, a ispirare alle associazioni omosessuali un malaugurato sospetto: non è che Povia, viste alcune sue precedenti affermazioni sul tema, intenda dire che l’omosessualità possa essere considerata una malattia, e come tale passibile di guarigione? Apriti cielo. Povia ha smentito, riportando addirittura a circostanze autobiografiche la storia della canzone ("i miei si separarono quando ero piccolo. Rimasi solo in un ambiente tutto femminile, giocavo con le bambole. Sbaglia chi crede che gay si nasce" ha raccontato) ma non ha convinto del tutto. E l’ascolto della canzone chiarisce ogni cosa.

Di malattia, a onor del vero, non si parla, anzi a un certo punto canta a chiare lettere: "né malattia, né guarigione", un verso che sembrerebbe quasi aggiunto in un secondo momento per rispondere al polverone polemico. Ma i conti non tornano lo stesso. La storia è questa: Luca è stato un ragazzo infelice, finché ha incontrato un uomo, molto più grande di lui, che gli ha dato amore, sesso e conforto. Poi a una festa incontra una lei, e la sua vita cambia. Il ritornello afferma implacabile: "Luca era gay, e adesso sta con lei" (da notare l’ineffabile rima Gay-lei) "Luca parla con il cuore in mano, Luca dice sono un altro uomo". Una semplice trasformazione, dunque, prima gay convinto, poi "finalmente" uomo. Ma l’equazione sospetta rimane. Tutto nella canzone porta verso un assioma incontrovertibile: omosessualità=infelicità, eterosessualità=felicità. L’Arcigay avrà comunque pane per i suoi denti.

Non che a Sanremo non ci siano stati precedenti. L’anno scorso la Tatangelo fu sbeffeggiata per molto meno. In fondo si limitava a notare che il suo caro amico, pur essendo gay, era anche lui come noialtri etero un figlio di Dio. Ma Povia va molto oltre. La canzone è un rap e racconta con dovizia di particolari la storia di Luca, praticamente un melò: l’infanzia, dominata da una madre iperaffettuosa, ovviamente gelosa di altre femmine che "mi parlava sempre male di papà mi diceva non ti sposare mai" e un padre che non regge il disagio, "non prendeva decisioni e stava fuori tutto il giorno", alla fine se ne va, comincia a bere, di fatto scompare dalla vita di Luca finché, seguendo un determinismo meccanico, da manuale di psicologia minore, arriva un uomo adulto (in zona di sospetta pedofilia, tanto che il ragazzo teme possa essere arrestato, ma pensa già a far sparire le prove così lo assolvono), un uomo che, neanche a dirlo, sostituisce il padre mancante e gli regala il tanto agognato amore. Poi si arriva alla rivelazione finale. Luca scopre che attraverso una lei può finalmente smettere di essere gay ("papà ti ho perdonato, mamma ti penso spesso ma adesso sono innamorato dell’unica donna che abbia davvero amato").

Non fa una piega. Il Luca di fine canzone è un uomo ritrovato, con moglie e figli. Povia lo dice chiaramente: l’omosessualità non è una malattia, bontà sua, ma una deviazione sì, un errore causato da una pessima situazione familiare, e quindi rimediabile. Insomma la buona notizia è che per i gay non tutto è perduto, una speranza di redenzione c’è.

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Comunicato Arcigay 16 gennaio 09
A POVIERETTA RISPOSTA IRONICA A SANREMO

"A questa ‘Povieretta’ daremo una risposta di tipo ironico". Lo assicura il presidente nazionale Arcigay Aurelio Mancuso che, parlando a Bologna, ha criticato nuovamente la canzone di Povia, che portera’ a Sanremo ‘Luca era gay’, storia di un omosessuale che torna etero.

"Sappiamo che è una operazione commerciale ma non possiamo permettere che passi sotto silenzio – ha detto Mancuso – Per il resto Povia è un poverino, un cantante che si commenta da sé".

Mancuso se l’è presa anche con la puntata di Porta a Porta su Sanremo in cui si è parlato della vicenda. ”Porta a Porta è stato orribile perché non c’è stata possibilità di replica. Sono venuti a Bologna per darmi il contentino di due minuti di intervista e mi hanno detto che non c’era nessuna possibilità di partecipare al dibattito in studio, dove invece si sono fatte affermazioni assai offensive verso gli omosessuali. E’ gravissimo.

E anche al Grande Fratello ci sono state espressioni omofobiche. Non passa giorno che qualcuno non parli contro gli omosessuali. La verità e’ che negli ultimi due anni la campagna omofobica ha avuto un aumento impressionante."

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IL GRUPPO SU FACEBOOK

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LA LETTERA DI PROTESTA DEL GRUPPO SOCIALISTA ITALIANO
ALL’EUROPARLAMENTO
Da LA REPUBBLICA del 16.01.09 di Andrea Bonanni

L´Europa protesta: "No alla canzone omofoba di Povia"
Lettera al presidente Rai, Petruccioli, dalla delegazione socialista italiana contro il brano in gara al Festival "Luca era gay"
 
Contro la canzone Luca era gay, che Povia intende presentare al festival di Sanremo, si mobilita addirittura la delegazione italiana del Pse all´europarlamento. «Non tanto contro la canzone – spiega Gianni Pittella, a capo della delegazione che raccoglie diciassette eurodeputati – perché la libertà di pensiero e di espressione non si tocca, quanto contro l´idea che una canzone omofoba, e quindi discriminatoria, possa essere diffusa da un mezzo come la Rai. Voglio ricordare che l´orientamento sessuale non è una malattia né una scelta».

A nome dei suoi colleghi, Pittella ha dunque inviato una lettera al presidente della Rai, Claudio Petruccioli, ricordandogli che la Costituzione italiana, così come la Carta europea dei diritti fondamentali, vietano ogni forma di discriminazione e chiedendogli di «valutare l´opportunità di diffondere un messaggio del genere».

«Sono certo – dice Pittella – che Petruccioli non sa neppure di questa vicenda. Se, come penso, condivide le nostre opinioni e considera che l´omosessualità non sia una malattia, deve intervenire per evitare che la Rai si faccia veicolo di messaggi discriminatori».

La decisione di mobilitare gli eurodeputati del Pse contro una canzone del festival, nasce dal fatto che le tematiche sui diritti e sulla non discriminazione sono particolarmente sentite al Parlamento europeo, che già bocciò la candidatura di Rocco Buttiglione a Commissario dopo alcune sue frasi considerate irriguardose proprio verso gli omosessuali.

«La nostra delegazione – spiega Pittella – è particolarmente attenta a queste tematiche. La diffusione di messaggi discriminatori o razzisti non solo attraverso la televisione, ma anche via Internet, sta diventando un problema sempre più diffuso e più grave. Per questo stiamo conducendo una campagna anche per fermare questo tipo di comunicazioni su siti come Facebook».

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Comunicato stampa dell’europarlamentare Vittorio Agnoletto – 21 gennaio 2009
 
SANREMO, GAY, POLEMICA SULLA CANZONE DI POVIA
AGNOLETTO PRESENTA UN’INTERROGAZIONE ALLA COMMISSIONE UE
«IL SERVIZIO PUBBLICO NON PUÒ DARE SPAZIO ALL’OMOFOBIA»
 
«Le indiscrezioni sulla canzone di Povia – dichiara Vittorio Agnoletto, eurodeputato Prc/Sinistra europea, membro della Commissione Diritti umani del Parlamento europeo – rivelano che si tratterebbe di un testo omofobico: non è accettabile che il servizio pubblico radiotelesivo dia spazio a messaggi di questo tipo; per questo ho presentato oggi un’interrogazione parlamentare urgente alla Commissione europea, chiedendo all’esecutivo Ue se non ritiene che il fatto si configurerebbe come una mancanza di rispetto del Trattato istitutivo della Comunità europea, della Carta dei diritti fondamentali dell’Ue, della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e se la Commissione non ritenga di intervenire preventivamente per evitare tale violazione.

Parlare del percorso di una persona da omosessuale a eterosessuale come di una sorta di redenzione, e farlo sfruttando la vetrina televisiva più importante d’Italia, è molto grave e pericoloso. Nel nostro Paese le dichiarazioni omofobiche da parte di alti rappresentanti politici, istituzionali e religiosi sono purtroppo all’ordine del giorno e l’Europa si è già pronunciata contro questi episodi: non è davvero il caso che la Rai, un servizio pagato da tutti i contribuenti (di ogni orientamento sessuale!), offra uno spazio così prestigioso ad un messaggio che rischierebbe di essere ambiguo e discriminante».


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