Mio figlio è gay, chiamate l’esorcista

  

Agedo è l’unica associazione in Italia di genitori e di amici delle persone omosessuali. I componenti di Agedo si battono al fianco di gay e lesbiche per il riconoscimento universale dei loro diritti. In Umbria è la signora Nadia Negroni a rappresentare l’associazione ed è lei a gestire la linea telefonica (Tel. 0742 651363, dal lunedì al giovedì dalle ore 9 alle 13) di supporto alle famiglie che davanti all’omosessualità dei propi figli o amici si dovessero sentire smarriti.

Proprio questa settimana al telefono di Nadia Negroni è arrivata una telefonata proveniente dal Sud. Capita spesso che chi chiede aiuto chiami da lontano: il pericolo di essere riconosciuti è tanto ma a volte il bisogno di capire meglio e di più diventa incontenibile. Così, quando la rappresentante di Agedo in Umbria risponde al telefono, sente la voce di una donna che chiama disperata e racconta di aver da poco saputo che suo figlio, l’unico maschio dei suoi quattro figli, è gay. E’ stato lui stesso a confessarlo. Gli era sembrata la cosa migliore da fare, in fondo – deve aver pensato il ragazzo, che ha solo 17 anni – meglio la trasparenza che passare il resto della vita fra menzogne e sotterfugi. Invece quella sera in casa sua scoppia un putiferio: il padre del ragazzo non vuole sentire ragioni, non sopporta che il suo unico figlio maschio sia gay e lo butta fuori di casa.

La madre, al telefono con Nadia Negroni, è disperata. Come una vera madre si sente mordere dentro all’idea di quel figlio senza un tetto sotto cui dormire ma d’altra parte la sua omosessualità le pare incomprensibile e sente dietro l’angolo il rischio dell’isolamento sociale che solo chi vive in piccoli centri molto periferici può dire di conoscere.

La signora Negroni la tranquillizza riferendo che l’omosessualità non è una scelta, nessuno esprime un capriccio nell’amare qualcuno dello stesso sesso, si è semplicemtne fatti così, è normale, è la natura.
"E tu come lo sai che è naturale?" propompe la madre del giovane gay.

Poche sere prima ospite di Bruno Vespa a "Porta a Porta" c’era Rocco Buttiglione, esponente dell’Udc. L’ex democristiano col vizietto dell’omofobia, in un dibattito sull’omosessualità, aveva riferito che le persone omosessuali hanno gli stessi diritti degli altri e che è ora di smetterla col pretendere di più. Una canzonaccia stonata che al buon Buttiglione sentiamo interpretare da molto tempo e che gli valse, pochi anni fa, l’allontanamento dalla poltrona europea di commissario per la giustizia e la libertà.

Insomma, a Buttiglione i gay non piacciono e purtroppo la madre del ragazzo diciassettenne non aveva molto da eccepire al suo ragionamento: in fondo Buttiglione – deve aver pensato – parlerà di cose che conosce. E invece non le conosce affatto ma lei, disorientata e confusa, credendo di capire di più si è ritrovata ancora più in difficoltà.

Non restava che il parroco, lui avrebbe saputo darle una parola di conforto capace di diradare le paure che ora sentiva angoscianti. Nella penombra della sacrestia il prete ha ascoltato in silenzio le confidenze della donna prima di sentenziare che il giovane è sicuramente posseduto da Satana e che un esorcismo avrebbe certo rimesso in ordine ogni cosa.

Il Circolo Arcigay Arcilesbica Omphalos di Perugia e la sezione umbra di Agedo si dicono indignati e indispettiti per ognuna delle cose capitate a questo ragazzo nel racconto di sua madre. Lo siamo per lui e per le molte centinaia di ragazzi e di ragazze che come lui faticano infinitamente nell’accettare la propria omosessualità e quando finalmente si dimostrano più forti della paura si ritrovano schiacciati dalla famiglia, dalla chiesa, dalla tv, dalla politica che insieme, certe volte, sono un violento distillato di ignoranza e di delinquenza omofobica. Contemporaneamente, a quelli che sostenevano che Povia recentemente a Sanremo fosse andato a "raccontare semplicemtne una storia", chiediamo se quella storia non possa essere alla base di mille situazioni di disagio e incomprensioni familiari come questa.

Non conosciamo l’epilogo della vicenda del ragazzino meridionale. Gli auguriamo che sul suo cammino possa incontrare persone intelligenti, capaci di riportarlo verso la famiglia solo dopo aver aiutato la famiglia stessa a fare i conti serenamente con l’omosessualità del giovane. Diversamente, se i suoi parenti continueranno a sentire di avere un figlio "malato", auguriamo al ragazzo di trovare sulla sua strada altre persone che sappiano dare significato ai suoi sentimenti.

Arcigay e Agedo rimangono completamente a disposizione per tutti quelli che l’omosessualità, propria o dei propri cari, vogliono considerarla un valore. Chi la ritiene polvere da nascondere sotto al tappeto, può rivolgersi invece a Rocco Buttiglione.

Comitato provinciale Arcigay -Circolo Arcigay Arcilesbica Omphalos – Perugia
www.omphalospg.it


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