Italo-Marocchina

  

Un viaggio estivo in Marocco – la terra della madre, della nonna materna e di molti altri parenti – dà l’avvio al libro semi-autobiografico, “Italo-Marocchina” (Ed. Diabasis), di Anna Mahjar-Barducci, scrittrice e giornalista italo-marocchina, che vive a Gerusalemme.

Il romanzo – definito come “politicamente scorretto” – affronta le tematiche attuali dell’immigrazione, dell’integrazione e del multiculturalismo, attraverso il doppio filtro della sua identità culturale, araba ed europea, italiana e marocchina.

L’intelletuale Dan Segre, autore della prefazione, descrive questa breve saga familiare come un libro da leggere tutto d’un fiato, che serve a spiegare i fenomeni che favoriscono e impediscono l’integrazione dell’immigrato in Occidente. L’autrice, infatti, riesce a condurre il lettore nel mondo psicologico, fatto di molte ombre e di sprazzi di luce, dell’immigrato marocchino, non integrato.

Al contempo, il romanzo analizza la ricerca d’identità dei figli di immigrati, divisi fra il paese dei padri, che poco conoscono, e l’Europa, dove sono cresciuti, ma dove spesso non riescono a sentirsi a casa loro. Amori, tradimenti, disgrazie, rovine economiche e umane sono, inoltre, lo sfondo di questo libro sulle radici culturali, perdute e che troppo tardi si riscoprono, e sulla laicità nel mondo arabo.

Un capitolo del libro è anche dedicato all’omosessualità in Marocco, ancora considerata come “houchma”, vergogna. L’autrice racconta la vera storia di Hafez, un ragazzo gay marocchino, costretto a vivere una doppia una vita e poi a prostuirsi, dopo una delusione amorosa con un francese. Il romanzo critica anche il Codice penale del Marocco che considera l’omossessualità un reato, punibile dai sei mesi ai tre anni di prigione.

Con uno stile fresco e lineare l’autrice, sposata con un israeliano ex consigliere di Yitzhak Rabin, fornisce ai lettori una cruda testimonianza sulla realtà in Marocco e dell’immigrato in Europa, vergata con coraggiosa intelligenza e con la passione controllata della vergogna e del dolore.

Recensione di Mario Toscani


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