Vahid, il gay sottratto ai mullah

  

I cortei di Teheran hanno fatto vacillare la teocrazia iraniana, il regime che più di ogni altro, pur in un diverso contesto storico, ci ricorda il fascismo e il nazismo agli esordi, dittature non a caso ammirate negli anni 30 dai primi islamici radicali.

Ci si chiede cosa sia giusto fare per fermare al repressione e aiutare gli oppositori incarcerati. La risposta è difficile ma per fortuna un piccolo gesto concreto è già stato fatto e ha un alto valore simbolico.

Il gay iraniano Vahid Motlagh è stato strappato ai giudici con il turbante, di cui essere in qualche modo colleghi suscita ripugnanza, che lo reclamavano per impiccarlo, come molti altri, in pubblico a una gru in ossequio ai dettami di Almaninejad secondo cui “in Iran non esistono omosessuali” forse nel senso che non esistono omosessuali vivi.

Vahid si era accorto di essere gay una decina di anni fa ma purtroppo se ne erano accorti anche gli squadristi del regime che lo avevano già cercato a casa e bastonato. Per sfuggire a un processo il cui esito era scontato, aiutato dalla famiglia, era fuggito prima in Turchia e poi aveva raggiunto con un barcone l’Italia ove viveva da oltre un anno senza commettere a nulla di male.

Pensava di essere in salvo ma due mesi fa mentre si stava recando in Belgio con il suo compagno originario di quel Paese per legalizzare la loro unione era stato internato nella pur liberale Francia da cui rischiava la deportazione in Iran e così la morte sicura.

Grazie agli appelli del gruppo Everyone e delle associazioni gay rivolti al Presidente della Camera Gianfranco Fini e al Ministro degli Esteri, Vahid è stato liberato e riaccolto in Italia dove è iniziata la procedura per riconoscergli lo status di rifugiato.

Certamente quello dei migranti stranieri che si muovono verso l’Italia, spinti da motivi economici ma alcuni dei quali anche perseguitati, è un problema ben più grande su cui si discute e ci si divide.

Ma in questo caso non si può che ringraziare il gesto dei nostri rappresentanti e di cui invece si dovrebbe parlare perché sul piano culturale può servire a far riflettere i musulmani che vivono in Italia sul rispetto che bisogna avere verso un Paese che non perseguita gli omosessuali, gli oppositori e coloro che non appartengono alla religione dominante.

Un Paese invece che è un pericolo per i suoi stessi cittadini, lo è anche per i suoi vicini e per gli altri Paesi e merita gesti di dissenso. Anche perchè come ricorda un detto ebraico ”chi salva una vita umana salva il mondo intero”.


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