Per la nostra Memoria a Mantova

  

"Eterosessuale, omosessuale, non importa. Nella vita certe differenze non possono contare. Rifiuta l’omofobia." Poche settimane prima della ricorrenza della Giornata della Memoria (dal 2001 si celebra questa ricorrenza poiché fu proprio il 27 gennaio 1945 la data in cui gli Alleati liberarono i prigionieri di Auschwitz) anche in Italia, finalmente, ha visto la luce una campagna di sensibilizzazione volta a far riflettere sul fatto che l’omosessualità non è un problema (o meglio, non dovrebbe essere più un problema!) e che l’identità sessuale non è che una delle componenti dell’identità di un essere umano.

Una persona deve valere in quanto persona, essere unico ed irrepetibile e, tornando alla ricorrenza, deve valere al pari di chiunque anche se è rom, lesbica, ebrea, gay, testimone di Geova, transessuale, pentecostale, disabile o sinta; persone che sulla base di quella classificazione vennero mandate alle camere a gas dopo inimmaginabili torture e privazioni.

In totale le vittime del Nazismo si stima furono fra i dieci e i quattordici milioni. In questi giorni il nostro ricordo deve andare a quelle vite che venivano braccate solo perché non rispondevano ai dettami dello stereotipo ariano. Nel progetto del nazionalsocialismo c’era l’ idea di un uomo nuovo, depurato di tutte le diversità e astrattamente perfetto: per sangue e per formazione fisica. Era stato creato il modello dell’ariano, bianco, alto, biondo e con gli occhi azzurri. Ciò che colpisce del nazionalismo è la perfezione nell’attuazione del programma, perché altri fascismi, legati alla stessa ideologia, fortunatamente non arrivarono allo sterminio.

Anche nei paesi occidentali dove non vigeva una dittatura, nei confronti degli omosessuali si è registrato un sentimento d’esclusione. La differenza tra le democrazie e le dittature sta nel fatto che le prime cercavano di non affrontare il problema, di non parlarne, mentre il nazismo arrivò allo sterminio nei campi di concentramento. Nell’Italia del ventennio fascista ci fu un atteggiamento non di persecuzione (volendo escludere il confino) ma sì di riprovazione molto forte.

In Italia, del resto, c’era (c’è?) la condanna nei confronti degli omosessuali da parte della Chiesa cattolica. Nel nostro paese soltanto con la secolarizzazione l’omosessuale ha iniziato ad essere accettato. Vivaddio! Affranchiamoci dall’equazione omosessualità uguale "omogenitalità", non è questo, non è solo questo!

Essere gay, lesbica, bisessuale significa desiderare (e non solo sessualmente) di avere accanto quell’essere umano che per te è il più speciale, è il desiderio di fare progetti, è il bisogno di raccontare a lui (essere umano) la tua giornata, è la voglia di affrontare assieme la vita, insomma, più in generale,  è spesso anche la voglia di fare famiglia.

Nell’Europa dei 27, sono ormai 6 i paesi che hanno approvato il matrimonio civile (Belgio, Olanda, Svezia, Norvegia, Spagna e Portogallo) e 14 gli stati che hanno legiferato a favore delle convivenze fra persone dello stesso sesso; mica bruscolini!

Tornando al 27 gennaio e al suo valore, occorre indignarsi ed agire sempre di fronte alle ingiustizie e alle violenze, qualunque esse siano. La libertà, l’emancipazione, le conquiste sociali si sono ottenute grazie agli indignati, ma indignati che non sono rimasti semplici spettatori ma quelli che hanno osato credere (a volte pagando anche con la vita) in un mondo nuovo, più civile e più giusto.

Se c’è una cosa che deve veramente spaventare in una società è la rassegnazione; alla lunga, non porta da nessuna parte.

Raffaele Calciolari
Ufficio Stampa
Comitato Prov.le Arcigay "La Salamandra"


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