Verona. Il Comune sostiene Arcigay e scoppiano le proteste

  

Il Comune sostiene Arcigay e scoppiano le proteste
IL CASO. Polemiche dopo la decisione di patrocinare uno spettacolo teatrale per la Giornata contro l’omofobia. Valdegamberi (Udc): «Era meglio finanziare il Centro aiuto vita». Di Dio (Pdl): «Questione di forma, i nostri valori non cambiano»

Verona. Com’era prevedibile non si sono fatte attendere le polemiche dopo la decisione della giunta di Palazzo Barbieri di concedere il patrocinio, l’utilizzo gratuito del teatro Camploy il 5 maggio, e un contributo di 1.500 euro al Gruppo salute e prevenzione Aids dell’Arcigay, per la Giornata mondiale contro l’omofobia.
VALDEGAMBERI. «Qui», sbotta Stefano Valdegamberi, consigliere comunale e regionale dell’Udc, «si passa da un eccesso all’altro, prima le offese, non condivisibili, contro i gay, e adesso la giunta a guida leghista addita ad esempio stili di vita che vanno nel senso opposto dell’idea normale di sessualità e famiglia». L’esponente centrista si dice «allibito che in un periodo in cui il tasso di natalità è prossimo allo zero e con la famiglia sempre più minacciata nei propri fondamenti, il Comune dia patrocinio e contributi, e quindi approvi, manifestazioni che promuovono comportamenti sessuali non condivisibili. Questi soldi», sostiene, «era meglio darli al Centro aiuto vita che aiuta ragazze madri e famiglie in difficoltà».
DI DIO. Ma Vittorio Di Dio, assessore alle pari opportunità, minimizza. «Come giunta abbiamo dato il patrocinio a una proposta che aveva l’imprimatur del sindaco», esclama, «ma ciò non significa promuovere o organizzare l’evento». Di Dio, della Destra sociale del Pdl, tiene a far sapere che «le nostre posizioni a favore della famiglia naturale e tradizionale non sono cambiate. Si tratta quindi», assicura, «di una questione più di forma che di sostanza: dare il patrocinio non significa approvare tutto ciò che l’organizzatore fa. La mia idea di famiglia», aggiunge, «è distante anni luce da quella dell’Arcigay, noi non siamo cambiati rispetto alle posizioni di sempre».
Il riferimento è alla mozione sulla famiglia approvata nel 1995 dopo un acceso dibattito nel quale il leghista Bertozzo arrivò a definire gli omosessuali malati mentali «da castrare come capponi». L’appoggio del Comune all’iniziativa anti-omofobia, ha detto l’assessore alle politiche sociali Stefano Bertacco, ex An come il suo collega Di Dio, «significa lanciare un messaggio di civiltà e rispetto». Una sorta di «risarcimento morale» alle offese di allora.
MARIOTTI. Uno dei protagonisti di quell’accesa discussione di 16 anni fa è Massimo Mariotti, capofila a Verona della Destra sociale. Nel ’95 era consigliere di Alleanza nazionale. «Rispetto i diritti delle persone che non vanno mai offese o discriminate, ma sono orgoglioso», afferma l’ex presidente dell’Amt, «di aver votato una mozione che ribadiva in modo civile ciò che tradizionalmenti i veronesi pensano della famiglia, quindi rivendichiamo quel passaggio. Difendere l’ordine naturale non significa essere oscurantisti. E se qualche ex di An adesso la pensa diversamente, se ne assumerà la responsabilità davanti agli elettori che, invece, non hanno cambiato idea come dimostra l’accoglienza alle giravolte di Fini».
CHRISTUS REX. Non poteva mancare, infine, l’anatema dei tradizionalisti cattolici contro l’assessore Bertacco e la consigliera Elena Traverso (An-Pdl), prodigatisi per la concessione del patrocinio. «Lascia sgomenti, attoniti, sbalorditi, scandalizzati», afferma il portavoce del circolo Christus Rex, Matteo Castagna, «che un paio di consiglieri comunali che si definiscono di destra, eletti per rappresentare certi valori, giustifichino la delibera come un “atto riparatorio” della mozione del 1995 con cui i loro predecessori hanno sottolineato che l’unica famiglia è quella naturale, cioè tradizionale… qualcuno ha perso la trebisonda».E.S.


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