Gli omosessuali contro l’omofobia

  

di ALESSANDRA MIGLIOZZI

ROMA – «Gli omosessuali sono cittadini come tutti gli altri e hanno il diritto di vivere un’esistenza senza discriminazioni e violenza». La voce si incrina un po’ quando Anna Paola Concia, deputata del Pd dichiaratamente omosessuale, interviene alla Camera, nella sala del Mappamondo, per sollecitare, assieme al presidente Gianfranco Fini e al ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna, una legge che contrasti l’omofobia. Da quasi mille giorni il tema è in discussione in Parlamento. Nel 2009, nonostante gli accordi presi in commissione, un primo testo è stato fatto naufragare in aula. Ora è tempo per un nuovo tentativo.
Carfagna è convinta: l’Italia «è pronta» per la legge. La risposta non si farà attendere: oggi la commissione Giustizia di Montecitorio deve votare il testo base del provvedimento che punta a introdurre l’aggravante per le violenze dettate dall’omofobia, dall’odio verso gli omosessuali. Pd, Idv e Fli sono pro. Udc e Lega contro. Il Pdl è spaccato. La prossima settimana la legge, salvo sorprese, sarà in aula. Intanto arriva forte il monito del presidente della Repubblica che ieri, in occasione della Giornata mondiale contro l’omofobia, ha ricordato che gli episodi di «ostilità» si verificano con frequenza «preoccupante» in Italia. Per questo non si deve «ignorare l’invito del Parlamento europeo a trovare misure efficaci» di contrasto. Una «democrazia adulta», ha sottolineato Napolitano, non «discrimina» o «irride» gli omosessuali: «L’abitudine all’uso nel discorso pubblico di allusioni irriverenti, lesive della dignità delle persone» può contribuire «a nutrire il terreno su cui l’omofobia si radica», ha ammonito il presidente. «Ferma condanna» per questo tipo di violenze anche dal presidente del Senato Schifani.
Le associazioni degli omosessuali in coro, dall’Arcigay a Gaylib a Equality, chiedono un sì rapido per la legge contro l’omofobia. E trovano una sponda nel presidente della Camera Fini che auspica una «convergenza» delle «forze democratiche» in Parlamento per approvare il testo. La politica «non deve perdere questa occasione- ha rincarato la dose Carfagna-. Mi auguro che la legge arrivi presto». «Ci vuole un atto di responsabilità del Parlamento- è l’appello della deputata Concia – questo provvedimento non è di destra né di sinistra». Il segretario del Pd Bersani ha già dato il suo placet. Per Nichi Vendola, leader di Sel, senza un intervento «si rischia l’avallo istituzionale delle violenze». La parola passa al Parlamento. Intanto le aggressioni spesso restano nell’ombra: «Solo 1 su 10 denuncia- spiega Fabrizio Marrazzo, portavoce del Gay Center- e senza la legge il coraggio viene a mancare». Nel 2009 Dino, 32 anni, fu aggredito al Gay Village di Roma assieme al suo compagno da Alessandro Sardelli, detto Svastichella. Da allora la sua vita non è più la stessa: «Non riesco a dormire con serenità o a camminare in una strada un isolata- racconta- anche per questo voglio una legge che preveda aggravanti per l’omofobia. Servono tutele».


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