Gobbo esilia gli omosex: «Mai gay pride in città»

  

TREVISO – «Finché sarò sindaco il Gay Pride non si farà mai a Treviso. Certi eccessi possono danneggiare la libido di bambini e adolescenti». È quanto dichiarato dal sindaco e segretario veneto del Carroccio Giampaolo Gobbo, intervenuto a KlausCondicio, il salotto tv di Klaus Davi in onda su YouTube. «Essere gay non è un vincolo e ci mancherebbe altro. Ma io -ha affermato- sono ancora di quella mentalità per cui la mia libertà finisce dove inizia quella degli altri, per questo giudico sbagliate manifestazioni come il Gay Pride, perché rappresentano una provocazione, un modo per far vedere che qualcuno può fare tutto quello che vuole, e questo non va bene: ostentare a tutti i costi la diversità come fosse un dono è razzismo al contrario. Gli eccessi e le esagerazioni di certe manifestazioni offrono un modello esasperato che può essere molto negativo per i giovani, che già soffrono un calo di libido, di voglia nel sesso opposto, a causa di internet, della tv e della pornografia». Secca e puntuale è arrivata la replica di Paolo Patané, presidente nazionale di Arcigay. «Ricordiamo a Gobbo, che interpreta la sua carica istituzionale alla stregua di un rozzo feudatario medioevale, che Treviso non è di sua proprietà». Lancia la sfida a Bossi, invece Fabrizio Marrazzo, portavoce del Gay center. «Il figlio Renzo apre ai gay a Bologna, mentre a Treviso un leader del Carroccio sferra un duro attacco veso i gay. La Lega dovrebbe chiarirsi le idee e dire come la pensa».
Ma ieri Gobbo non si è fatto mancare nulla e sui rifiuti di Napoli ha proposto lo Genty come unica soluzione.


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