Bologna. E Lo Giudice sposa Michele a Oslo

  

di ROSARIO DI RAIMONDO
Non a New York dove oggi corrono a sposarsi i gay di tutto il mondo. Ma a Oslo. Ha fatto trascorrere i giorni, Lo Giudice, prima di annunciare il grande passo. Per una simpatica scaramanzia, prima di tutto. Per accertarsi che tutte le carte fossero prima in regola, per togliersi di mezzo la noiosa burocrazia e lasciarsi andare nell´attesa che precede ogni matrimonio.
E poi per riservatezza, come confidano gli amici, trepidanti anche loro. Ma già pronti a organizzare agli sposi una festa al ritorno. Del resto, Lo Giudice rappresenta una figura di primo piano in un mondo, quello gay, che da anni si batte per il pieno riconoscimento dei diritti fondamentali alle coppie omosessuali. E lui la battaglia l´ha affrontata con la consueta gentilezza, cortesia, col sorriso pacato e gli occhi che ispirano determinazione. Un percorso che parte da lontano, dalla Sicilia, dove è nato. Una laurea in filosofia a Messina, nel 1984, poi la partenza per Bologna, quella che è diventata la sua città adottiva.
L´insegnamento nelle scuole medie, l´impegno politico e civile. Dal 1993 al 1998 guida il Cassero, «mitico gay & lesbian center», scrive lui. Nello stesso anno fonda Alètheia, “Coordinamento nazionale degli insegnanti omosessuali”. Dal 1998 al 2007, per nove anni, è stato presidente nazionale di Arcigay, di cui oggi è presidente onorario. Nel 2002, il suo primo ingresso al Consiglio comunale di Bologna, con i Ds. Ruolo che coprirà fino al 2010, cioè fino alla caduta di Delbono. Le ultime elezioni gli hanno permesso di rientrare in Comune diventando capogruppo dei democratici. Sposerà Michele, 29 anni, avvocato, originario di Caltanissetta. Il volo per Oslo è già lì che aspetta. Così come aspetta una parte d´Italia: «Dare vita ad una campagna mirata ed unitaria per l´estensione del matrimonio alle coppie gay e lesbiche», ha scritto poco tempo fa sul suo sito. Come dire, la mobilitazione continua.


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