Il sindaco di Bologna scrive alle associazioni lgbt

  

Ai rappresentanti delle associazioni LGBT.

“Credo che sia compito di una cultura democratica costruire legami di libertà e responsabilità tra le persone. In questi ultimi anni si è avviata una riscoperta delle relazioni umane in merito al tema dei beni comuni, della dimensione di comunità, del bisogno degli altri, contro una logica individualistica e conservatrice che banalizza la cultura dei diritti come libertà da ogni legame da ogni solidarietà. Diritto non è solo ciò che è proprio di ogni individuo in senso universale e nel rispetto della dignità umana, ma è anche il diritto-dovere a prendersi cura degli altri, a sentirsi parte di una comunità, a valorizzare le capacità e i progetti di vita di ciascuno.

La questione che ho posto è perciò prima di tutto culturale e politica. E’ un invito ad interrogarsi dal punto di vista etico e politico su come arricchire e fare evolvere la vecchia cultura dei diritti verso un’idea di diritto-dovere di cittadinanza attiva, responsabilità sociale e cultura del limite, di riconoscimento dei legami che tengono unita una comunità e garantiscono i percorsi di realizzazione personale.

A partire da queste discussioni impegnative e di merito, ritengo sia possibile affrontare la questione di come le istituzioni pubbliche, compreso il Comune, possono e debbono sostenere le persone aiutandole a rafforzare la propria capacità di costruire legami con gli altri in modo libero e aperto al bene comune. Questo è il mio punto di vista sulle cose e mi dispiace degli equivoci che si sono creati a seguito delle mie dichiarazioni dei giorni scorsi.

Più che da sindaco in questo caso vorrei parlare da cittadino, e vorrei puntualmente ribadire il mio pensiero evitando di essere riportato all’interno di schieramenti impropri e fuorvianti.

Virginio Merola

1. In Italia manca il riconoscimento legale della coppie di fatto. Io sono per il loro riconoscimento giuridico e per la rimozione degli ostacoli che impediscono alle persone di convivere, siano esse persone etero o persone dello stesso sesso.

2. In Italia manca il riconoscimento del diritto al matrimonio delle persone gay, lesbiche e transessuali. Io sono per questo riconoscimento giuridico.

3. Condivido il provvedimento della Regione Emilia-Romagna del 2009, che ha introdotto una clausola antidiscriminatoria per l’accesso ai servizi pubblici e privati sulla base di un riferimento alle famiglie anagrafiche riconosciute. La Regione non ha introdotto uno status giuridico vero e proprio per le coppie di fatto, poiché è lo Stato ad avere competenza legislativa in materia di famiglia, ma è intervenuta per contrastare discriminazioni di ogni sorta nell’accesso ai servizi.

4. Condivido la necessità mettere in campo azioni politiche e amministrative per rimuovere gli ostacoli che impediscono in concreto di convivere e di sposarsi a causa di disuguaglianze sociali ed economiche.

Quello che spero possa essere compreso, al di là dei fraintendimenti che mi dispiace di avere alimentato, non è volontà di allargare al centro gli schieramenti politici, ma un punto di fondo: se la politica dei diritti non consiste solamente nel riconoscimento di beni e nell’attribuzione di risorse e prestazioni, altrimenti negate in modo discriminatorio, dobbiamo porci l’obiettivo, cittadini ed istituzioni insieme, di costruire un nuovo quadro di relazioni democratiche tra le persone e nella società. E sempre insieme dobbiamo ricercare gli strumenti migliori per sostenere le persone che come single, come conviventi, unioni di fatto o sposati, si pongono il tema del diritto a prendersi cura degli altri, riconoscendo le diverse assunzioni di responsabilità che le persone si assumono verso la società di cui fanno parte”.


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