L’unione EUROPRIDE

  

di Ylenia Sina
Nel cuore multietnico di Roma, città «del Vaticano», prende voce e visibilità l’immensa galassia delle associazioni «lgbtqi» Pensando alla parata di sabato e alla performance finale di Lady Gaga

ROMA Piazza Vittorio, cuore pulsante di una Roma multietnica «già abituata alle differenze». È questa la sede scelta per EuroPride Park 2011. Insieme a immigrati di ogni provenienza e residenti romani che vivono quotidianamente la piazza più animata del quartiere Esquilino, sono tantissime le persone «contrarie a ogni tipo di discriminazione – come sottolinea Rossana Praitano presidente del Comitato EuroPride 2011 e del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, assegnatario ufficiale dell’evento – che stanno partecipando (dall’1 al 12 giugno) ai dodici giorni di discussioni, dibattiti, esposizioni e spettacoli dedicati al mondo lgbtqi (lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer e intersessual, ndr)».
Gli eventi dell’EuroPride, che oltre a Piazza Vittorio toccano molti punti nevralgici della cultura della Capitale come il Teatro Eliseo o l’Auditorium, culmineranno con il grande corteo di sabato pomeriggio, giorno in cui decine di migliaia di persone sfileranno da piazza dei Cinquecento (ore 15) al Circo Massimo, dove si terrà la performance di Lady Gaga, attesa star internazionale. «Essere orgogliosi di quello che siamo» sintetizza il documento politico di presentazione dell’EuroPride romano. Un Pride con il quale prende visibilità un’immensa galassia di associazioni lgbtqi. Un «orgoglio» non scontato in un’Italia fanalino di coda dell’Europa in tema di diritti.
E non è un caso che sia stata proprio Roma, città «del Vaticano», a ricevere il testimone di Varsavia che ha ospitato l’EuroPride nel 2010. La bocciatura in Commissione Giustizia «di una pur banale» legge contro la violenza omofoba non è che l’apice di un paese che «a differenza di tutti i fondatori dell’Unione Europea, non riconosce alcun diritto agli omosessuali, mostrandosi invece più in linea con i paesi dell’est europeo, come la Polonia, ostacolati da una forte influenza religiosa» spiega Andrea Maccarrone del direttivo dell’European Pride Organiser Association, organizzazione che raccoglie numerose associazioni lgbtqi europee, incaricata di eleggere le città dell’EuroPride.
Rivendicazione di diritti
Del resto Roma è anche il luogo fisico «dove si mette a dura prova la laicità di uno stato» afferma Paolo Patanè presidente di Arcigay, «garanzia di un diritto di uguaglianza che nel nostro paese rimane incompiuto». Matrimonio civile per gli omosessuali, riconoscimento delle coppie di fatto «per tutti», libertà di orientamento sessuale senza ripercussioni su lavoro, scuola e vita affettiva. L’EuroPride oltre a costituire un importante momento di incontro per la comunità lgbtqi internazionale è rivendicazione di diritti.
C’è chi si sente «genitore a metà» racconta Marina dell’associazione Famiglie Arcobaleno che, a rappresentanza delle tantissime coppie omosessuali in Italia con bambini, spiega come «solo i genitori biologici possono essere riconosciuti padre o madre». C’è chi invece dopo la scoperta dell’omosessualità del proprio figlio si sente «genitore due volte» per aver dovuto abbandonare quegli stereotipi, codice genetico della società italiana, «con i quali avevamo cresciuto i nostri figli» testimonia Ettore Ciano presidente dell’Agedo Roma, Associazione genitori di omosessuali.
«La parte più debole dell’universo lgbtqi» è invece la componente trans che rappresenta «l’orientamento sessuale più visibile e di conseguenza più soggetta a subire violenze, sia fisiche che psicologiche» spiega Porpora Marcasciano del Movimento Identità Transessuale. È ancora lungo l’elenco di realtà lgbtqi che hanno aderito all’EuroPride 2011, così vario da essere sintetizzabile solo dai colori sgargianti dell’arcobaleno simbolo di questo universo. Ci sono realtà territoriali, come Stonewall Siracusa o il Milk di Milano, ci sono associazioni queer, collettivi di studenti lgbtqi, fino ad arrivare all’associazione Polis Aperta costituita dai lavoratori delle forze di polizia stanchi di subire ripercussioni per il proprio orientamento sessuale, e ai cattolici di Nuova Proposta. Tra queste realtà anche la Rete Lenford, l’associazione di avvocati che informa e difende «tutti coloro che hanno problemi legati all’omogenitorialità, al riconoscimento di coppia o all’affermazione di identità» spiega Antonio Rotella.
Non manca, ovviamente, l’ala “movimentista”: il coordinamento Orgogliosamente e quello Facciamo Breccia secondo cui «nella fortezza Europa la lotta contro il sessismo si porta avanti congiuntamente ai diritti di cittadinanza» spiega Elena Biagini. Ed è proprio sulla scia del riconoscimento di diritti per tutti che le adesioni all’EuroPride, dove tra i volantini del locale Coming Out si possono trovare anche quelli dei “4 sì” per il referendum, non si limitano all’universo lgbtqi. «Human rights are my pride» scrive Amnesty International. «Europa 2020: crescita inclusiva e diritto all’uguaglianza» è il titolo della conferenza organizzata presso la sede della Cgil a Corso Italia 25 (10 giugno ore 9,30) promossa all’interno dell’EuroPride a cui parteciperanno sindacati da tutta Europa. Oltre a loro associazioni studentesche, culturali, ambientaliste e una lunga serie di partiti del centrosinistra e di politici che sostengono e animano il fitto calendario di eventi dell’EuroPride.
Nonostante le adesioni e il patrocinio di Comune e Provincia di Roma e della Regione Lazio, con tanto di auguri ufficiali da parte del Sindaco Alemanno e della Presidente Polverini, il grande assente del Pride dei diritti rimangono i governi, «freno istituzionale all’affermazione della nostra dignità» è il sentimento diffuso.
Ora tutte le attenzioni sono puntate sulla parata di sabato quando insieme a delegazioni di realtà lgbtqi da tutto il mondo salirà sul mega palco del Circo Massimo Lady Gaga, «da tempo famosissima paladina dei nostri diritti». Per l’evento sono attese oltre 500mila persone e il rischio per i pomodori simbolo dell'”orgoglio etero” che Fiamma Tricolore vorrebbe lanciare contro l’artista americana è quello di aggiungere solo un altro colore a un fiume di gente che contro «una pericolosa omofobia purtroppo diffusa nel nostro Paese» risponde: «Orgogliosi di essere quello che siamo».


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