Ora estendere la legge Mancino ai crimini contro gli omosessuali

  

di CATERINA PASOLINI
ROMA – Un mese fa un milione era in piazza a Roma per festeggiare l´orgoglio omosessuale, a rivendicare uguaglianza di diritti sulle note di Lady Gaga. Con compagni e fidanzate, figli nati dall´amore di due madri, dalla voglia di famiglia di due ragazzi. Adesso per tutti è l´ora della delusione e della rivolta. «È una vergogna, uno scandalo. Siamo offesi da un parlamento senza coraggio». Gay, lesbiche, transgender, bisex e famiglie arcobaleno sono indignati ma non rinunciano a lottare. Annunciano manifestazioni, il boicottaggio elettorale, promosso dai Gay center contro una maggioranza «divisa su tutto tranne che sui diritti da negare» come denuncia Enrico Ollari di Gaylib. E tutti uniti con Arcigay chiedono al ministro delle Pari opportunità Mara Carfagna, che almeno estenda la legge Mancino (sulla discriminazione razziale, etnica e religiosa) anche all´omofobia.
La protesta corre veloce nel pomeriggio che vede lo scontento scendere in piazza davanti a Montecitorio. Omosessuali di destra e sinistra accusano i politici di governo, e l´Udc in testa, di aver affossato la legge. Si sentono estranei «ad un Italia che così si è messa fuori dall´Europa». Divisi tra la voglia di lottare e quella di andarsene altrove, «magari in Francia dove i socialisti se vincono hanno promesso il matrimonio per tutti», racconta Giuseppina La Delfa presidente delle famiglie Arcobaleno. «Mi sembra tutto assurdo, un mondo alla Kafka. Spero che almeno mia figlia, oggi ha otto anni, possa un giorno vedere leggi giuste senza dover emigrare come abbiamo dovuto fare la mia compagna ed io per averla».
Lontano da qui, lontano da un paese «dove con l´approvazione delle pregiudiziali è incostituzionale il reato di omofobia. E quindi è legittima, costituzionale, una quotidianità fatta di violenze. Di soprusi in continuo aumento forse perché la gente si sente autorizzata a compierli». Paolo Patanè, presidente Arcigay, giudica questa «decisione scandalosa per tutti ed è purtroppo è la fotografia di un Italia dove vige una logica di violenza. Dove Borghezio può dire che il killer di Oslo ha idee condivisibili e nessuno protesta, mentre si tirano in ballo presunte violazioni all´uguaglianza per non approvare la legge».
Single e coppie, genitori omosessuali, figli gay, società civile. La protesta attraversa il paese da nord a sud, le generazioni, i ruoli. Così Flavia Madeschi, bolognese dell´associazione genitori di ragazzi omosessuali, è sul piede di guerra con i suoi 68 anni portarti con grinta. «I nostri ragazzi non sono tutelati, sono stanchi di essere insultati, picchiati. Non riesco a capire perché i politici si rifiutino di approvare una legge così giusta. Ma adesso basta, ci muoveremo, scenderemo in piazza».
Drastica Vladimir Luxuria, leader storica del movimento. «È schizofrenia: non si può accogliere il Trattato di Lisbona contro la discriminazione sessuale e poi non considerare un´aggravante per i reati di odio nei confronti dei gay. Spero che il governo vada a casa. È cambiato il vento, ma non è arrivato in un Parlamento. Chiuso, lontano dalle persone e dai loro diritti».


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