Gay minacciati in Maddalena

  

Non gli era mai successo in otto anni. Mai nessuno l’aveva insultato o pregato di allontanarsi da un luogo pubblico perchè si trovava mano nella mano con il suo compagno. Gli è capitato il giorno di Ferragosto, e non se ne dimenticherà facilmente.
Davide Bosio ha 28 anni, vive a Bagnolo Mella, e nella vita fa il vicedirettore di stabilimento in un’azienda di Bergamo. Omossessuale dichiarato lo è dal 2002. «E non ho mai avuto problemi», fino a tre giorni fa, quando era in Maddalena a prendere il sole con il compagno. «Eravamo stesi con il braccio intorno al collo e gli occhi chiusi, come tante coppie che ci circondavano», racconta, mentre l’emozione riemerge nella gestualità delle mani e dentro lo sguardo, ferito ma inamovibile. A un tratto un uomo sulla sessantina si è avvicinato pregandoli di allontanarsi: «Andate nel boschetto a fere le vostre cose, non qua dove ci sono famiglie e bambini», avrebbe detto, lasciando i due ragazzi letteralmente di sasso. «Non riuscivo a credere alle mie orecchie, credevo stesse scherzando o parlando con altri», spiega Davide che lo ha seguito nel tentativo, vano, di ragionare.
MOLTO SCOSSO il compagno che a caldo «ha iniziato a sentirsi in colpa, inadeguato, ma senza alcun motivo reale se non gli insulti di quell’uomo» che, nel frattempo, era tornato a sedersi a tavola con gli amici poco lontano. «Gli ho chiesto gentilmente di spiegarmi quale fosse il problema – racconta Davide – e mi ha detto che una bambina aveva detto alla mamma che due ragazzi si stavano baciando». Se sia vero o meno non è dato di sapersi.
«Andate nel bosco», avrebbe quindi ribadito l’uomo, mantenendo la calma giusto fino al punto in cui Davide ha rispedito le accuse al mittente. «Gli ho domandato perchè non rivolgesse lo stesso consiglio alle altre coppie presenti, ma quando mi ha risposto che un uomo e una donna avrebbero potuto restare, ma noi no, ho semplicemente fatto presente che anche noi abbiamo tutto il diritto di stare abbracciati». Da lì i toni si sono decisamente accesi.
«NON AVETE alcun diritto: in privato fate quello che volete, ma non in pubblico», avrebbe rincarato la dose il signore di mezza età, minacciando Davide di «prenderlo a calci e pugni» ed etichettandolo con epiteti pesanti e volgari, prima che un amico iNtervenisse per placare gli animi: «Siamo qui per festeggiare, lasciamo perdere», ha detto. Ma per Davide e il suo compagno la giornata, «era decisamente rovinata: so che non è successo nulla di grave, ma la violenza verbale può fare molto più male di quella fisica», dice.
QUANTO ai presenti, non si aspettava intervenissero durante la discussione, «ma che ci avvicinassero dopo, invece non è successo».
Sono rimasti ancora un po’, «ma poi il disagio era così forte che ce ne siamo andati», ricorda, confessando di essere «crollato» in seguito: «È stato pesantissimo, ci ha davvero ferito – spiega – anche se so che non abbiamo fatto nulla di male». Anzi, se lo è anche chiesto Davide, facendo in primis outing su se stesso, «nella consapevolezza che il pudore civico possa incrinarsi di fronte a una coppia gay: mi sono domandato se fossimo per qualche motivo in errore, ma so che non stavamo facendo niente di male o di sbagliato».
LO SCONFORTO, l’amarezza, la rassegnazione, perchè tanto le cose non cambieranno. Ma Davide non molla, anzi, è sicuro che non sia «una battaglia persa»: il suo percorso non è stato facile, «ho lavorato moltissimo su me stesso e continuo a farlo, e ho avuto la fortuna di poter contare su una famiglia meravigliosa che non mi ha mai lasciato solo, a differenza di quanto successo a non poche persone che conosco». Alcuni amici l’hanno lasciato solo, quelli veri sono rimasti. «Da poco faccio attivismo nel comitato Arcigay, e dopo quanto mi è successo a Ferragosto ho capito non solo perchè serve, ma che bisogna impegnarsi sempre di più per sensibilizzare le persone sull’omosessualità in quanto realtà di fatto, niente a che vedere con perversioni o devianze».
La cosa che più lo addolora? «Mi sono sentito violato nell’intimo dei sentimenti che provo per il mio compagno. Perchè il rischio vero, dopo simili episodi, è mettere in discussione non solo una relazione, ma la propria identità».


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