No» di D’Alema alle nozze tra gay

  

ROMA – Il matrimonio «come è previsto dalla Costituzione del nostro Paese, se non la si cambia, è l’unione tra persone di sesso diverso finalizzata alla procreazione. Tra l’uomo e la donna, questo dice la Costituzione»: su queste parole di Massimo D’Alema, pronunciate nel corso di un dibattito alla Festa dell’Unità di Ostia il 9 settembre e rilanciate ieri da un video su YouTube, si è scatenata la polemica delle associazioni di omosessuali. E anche all’interno del Pd si è levata una voce critica. Ma lo stesso D’Alema in serata ha replicato: «Si è montata una polemica esagerata», ricordando il suo impegno per la difesa dei «diritti degli omosessuali contro ogni forma di discriminazione e di omofobia». D’Alema ha comunque chiesto scusa per l’equivoco.
Ma le sue affermazioni sono state giudicate «talmente rozze da risultare incredibili», come ha detto senza mezzi termini il presidente di Arcigay, Paolo Patané: «intanto D’Alema finge di dimenticare che non esiste nessuna relazione tra matrimonio e procreazione, perché il matrimonio non è diritto esclusivo delle coppie che possono procreare. Poi – prosegue Arcigay – confonde tra matrimonio civile e matrimonio religioso, dimenticandosi che esiste una differenza tra cittadini e credenti e tra Stato e Chiesa. E infine riesce persino a dimenticare la sentenza della Corte costituzionale 138 del 2010, che parifica i diritti delle coppie conviventi dello stesso sesso a quelli delle coppie coniugate eterosessuali. In qualunque Paese dell’Unione queste sarebbero le tipiche dichiarazioni di un esponente di estrema destra con smanie religiose, ma in Italia sono le dichiarazioni di un leader del Pd, ovvero di un partito che si dice progressista e di sinistra».
Sulla vicenda interviene anche l’associazione radicale Certi Diritti. «Mister baffetto – dicono in una nota – non fa altro che alimentare l’incapacità di costruire strategie vincenti e far arrendere alla disperata realpolitik, la stessa del sostegno al regime sanguinario di Gheddafi, di quando al Pd arrivò all’ultimo momento l’ordine di votare in favore dell’accordo con Gheddafi, o come la tanto propagandata legge sul conflitto di interessi». Qualche «mal di pancia» anche nello stesso partito dell’ex ministro: «Caro D’Alema – dice la deputata Anna Paola Concia – la tua dichiarazione sui matrimoni gay è la prova provata che non sei un cinico, come vieni sempre descritto, altrimenti non avresti detto quelle corbellerie».


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