Politici gay, il pettegolezzo è on-line

  

Una buona notizia c’è. Per una volta sono tutti d’accordo. Tutti contrari, increduli. A riuscire nell’operazione più unica che rara i creatori di «Listaouting», un blog anonimo nato con l’obiettivo di divulgare dieci nomi di politici gay che hanno tenuto nascosto il loro orientamento sessuale. Di fare «outing», appunto. Il termine viene utilizzato per la prima volta a inizio anni ’90 dal movimento di liberazione omosessuale statunitense per indicare la pratica politica di rivelare pubblicamente, per ritorsione, l’orientamento sessuale di alcune persone segretamente omosessuali, che in pubblico attaccano l’omosessualità. I blogger di casa nostra hanno provato a fare altrettanto. L’operazione è semplice: prendi dieci nomi a casaccio, magari quelli finiti a volte al centro del gossip e delle chiacchiere da bar, li numeri da 1 a 10 in rigoroso ordine alfabetico, li piazzi sul web e la grande operazione politica è servita. Certo non ditelo agli autori della bravata digitale. «L’outing è uno strumento duro ma giusto – spiegano fieri e anonimi loro – Consiste nel dichiarare pubblicamente la pratica omosessuale, o di altre differenti sessualità, di politici (single, sposati, conviventi), preti, persone note e influenti che attraverso azioni concrete e prese di posizione offendono e discriminano le persone gay, lesbiche e transessuali». Quello che i blogger autori dell’iniziativa non hanno digerito è la bocciatura del ddl sull’omofobia sancita dal parlamento il 26 luglio scorso. All’indomani della votazione l’idea dell’outing all’italiana venne, anche se adesso se ne lava le mani («non c’entro nulla») a Aurelio Mancuso, presidente di Equity Italia. Da allora in poi i proclami si sono susseguiti, fino all’annuncio definitivo: il 23 settembre alle 10 del mattino sarebbe stata pubblicata la tanto attesa (si fa per dire) “black list”. E così è stato. Si tratta esclusivamente di esponenti del centrodestra (Pdl e Udc). Il gruppo ha deciso di «iniziare con questi primi dieci nomi per far comprendere chiaramente come nel Parlamento italiano viga la regola dell’ipocrisia e della discriminazione: i politici di cui conosciamo le vere identità sessuali sono molti altri, presenti in tutti i partiti, per ora ci limitiamo a pubblicare un estratto di quelli appartenenti ai partiti che hanno votato contro la legge sull’omofobia». A questo primo elenco, promettono, «ne seguiranno altri nei prossimi mesi e anni: disponiamo dei nominativi di una decina di alti prelati, di altre personalità del mondo dello spettacolo e della tv». Infine un vero e proprio avvertimento: «d’ora in poi quando avverranno attacchi nei confronti della comunità lgbt da parte della gerarchia cattolica, del mondo dell’informazione, della politica, ci riserveremo la facoltà di rispondere adeguatamente». Fortuna che i diretti interessati la prendono a ridere. «Mi era giunta notizia che il mio nome sarebbe stato strumentalmente inserito in un elenco infamante. Per un attimo ho temuto che mi inserissero in quello degli interisti occulti. Tutto sommato meglio così», dice Massimo Corsaro, vicepresidente vicario del Pdl alla Camera e juventino doc. Mario Baccini sceglie invece una “difesa” da latin lover, che non passa mai di moda: «Sono seriamente preoccupato perché ho già ricevuto un centinaio di telefonate di donne in apprensione, a cominciare da mia moglie Diana – scherza – Mi hanno assicurato che si sta costituendo un comitato femminile per la tutela del maschio latino che lancerà una campagna di adesioni e raccolta firme affinché l’Unesco mi riconosca come maschio patrimonio dell’umanità». «Ho letto divertito di essere stato incluso in una lista di gay insospettabili. Ma le risate di amiche e amici mi hanno convinto che provarci sarebbe inutile perché proprio non mi ci vedono in quel ruolo e allora, pur con rispetto verso tutti, devo ammettere di essere un banale e convinto eterossessuale», commenta il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri. Secca, invece, la reazione di Roberto Formigoni, governatore della Lombardia: «Fantasie malate di personaggi inqualificabili. Non perdete tempo a seguire queste sciocchezze estreme». Ad essere più arrabbiata di tutti, comunque, è la comunità gay: «Un’operazione ridicola, non è outing ma gossip. Una pagina da operetta», commenta Paolo Patanè, presidente di Arcigay. «Becera, vile e barbara. E ricorda un po’ il caso Boffo», rincara la dose Alessio De Giorgi, direttore di Gay.it. Lancia un appello ad «aprire una riflessione» la deputata Pd Paola Concia, creatrice della legge sull’omofobia e la maggioranza è d’accordo con lei. Alla fine, forse, aveva capito tutti Marco Pannella, già 30 anni fa: «Poi, naturalmente, ci sono gli omostronzi e gli eterostronzi. Ma non è una sorpresa».


  •