Gli insulti ai gay sono frutto di pregiudizi

  

di DAVIDE ZOTTI presidente del Circolo Arcobaleno Arcigay Arcilesbica Trieste
Con profonda tristezza per l’ennesima volta dobbiamo rispondere a bassi attacchi contro chi (persone, associazioni e movimenti) è impegnato nella lotta per i diritti civili delle persone omosessuali e transessuali, per affermare una società che rispetti i principi della pari dignità sociale e di non discriminazione. Mi riferisco alla segnalazione della signora Donatella Fonda, a nome del Movimento cattolico per la famiglia e la vita, pubblicata su queste pagine, nella quale si descrive il Gay Pride come una bolgia immorale, fatta di violenza, depravazione, urla sconce e gesti volgari, giungendo ad accusare l’Unione Europea di difendere solo i diritti che le piacciono e suggerendo infine a Serbia e Croazia di tenersi fuori dall’”Europa” (sic!). Tralasciando i riferimenti biblici citati dalla signora, che possono andar bene per alcuni ma non certo per tutti i cittadini di qualsivoglia stato europeo e non, è importante ricordare che il diritto di esprimere il proprio pensiero e di manifestare, non è una concessione che varia a seconda del senso estetico o morale del governante di turno. Le parole usate dalla signora Fonda offendono la dignità di chi ogni giorno è impegnato a lottare per vedere riconosciuti diritti fondamentali della persona umana, come il diritto a non essere discriminati per il proprio orientamento sessuale o il diritto a formare una famiglia e a essere tutelati. Ricordiamo che oggi in più di 80 paesi del mondo le relazioni affettive e sessuali tra persone dello stesso sesso sono condannate con pene che vanno dal carcere, alle punizioni corporali, all’impiccagione. Ora il Gay Pride è nato proprio come movimento di denuncia dei continui soprusi della polizia a danno di gay e transessuali newyorkesi, segnando nel 1969 l’avvio del movimento di liberazione omosessuale, che dall’America si è spostato poi in Europa, ed in questi ultimi anni anche in Serbia e Croazia. Fa bene l’Unione Europea a riprendere quegli stati che non rispettano e non garantiscono le fondamentali libertà civili, prime fra tutte il diritto a manifestare, ad esprimere liberamente il proprio pensiero. Per fortuna sono finiti i tempi, almeno in Italia si spera, del Minculpop, in cui la censura fascista decideva cosa fosse consono o meno alla morale pubblica o all’immagine nazionale. Un’ultima osservazione: la signora nel corso della lettera fa riferimento ai “veri omosessuali”, che soffrono a causa del Gay Pride. Le confessiamo che risulta per noi difficile comprendere questo aggettivo: noi non possiamo dirci né veri né falsi, semplicemente siamo, abbiamo le nostre vite, i nostri interessi, le nostre famiglie e i nostri affetti, e tante altre cose ancora, come tutti, o quasi, perché in Italia purtroppo siamo ancora discriminati di fronte alla legge, sui luoghi di lavoro, nella vita di ogni giorno. E con la rabbia per le ingiustizie subite e con l’orgoglio di affermare i nostri diritti, che sono i diritti di tutti, scendiamo in piazza e facciamo sentire la nostra voce, anche a chi non ci vuole ascoltare. E quando la signora Fonda ci definisce volgari e indecenti, purtroppo ci ritornano alla mente le offese e i pregiudizi che da secoli subiamo, ma che non siamo più disposti a sopportare. I pregiudizi si superano conoscendo le persone, frequentandole e, visto che viviamo nella stessa città, frequentiamo gli stessi luoghi di lavoro e di svago, la signora Fonda probabilmente potrebbe capire che la nostra battaglia, è anche la sua battaglia, una battaglia per far progredire la società civile italiana, ma anche quella serba e croata che considerano ancora le persone lesbiche, gay e transessuali cittadine e cittadini di serie B.


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