Grosseto. Il registro c’è, ma è vuoto da 4 anni

  

di ALFREDO FAETTI

GROSSETO. E’ uno dei grandi temi del dibattito politico in Maremma. Il registro delle unioni civili ha lacerato il Pd nel capoluogo, fatto infuriare l’Udc e riunito la sinistra a Gavorrano, dove non era semplice. Ma mentre la discussione va avanti senza esclusione di colpi, l’unico registro già esistente (da quattro anni) rimane vuoto.
Siamo a Scarlino, all’epoca della prima legislatura del sindaco piddino Maurizio Bizzarri. Era un martedì sera del 2007 quando il consiglio comunale, su proposta della maggioranza, approvò il registro delle unioni civili. Bizzarri spiegò che a Scarlino «sono sempre più numerose le unioni, etero e omosessuali, che non possono non essere riconosciute e regolate. Io sono cattolico, ma uno Stato laico deve avere il coraggio di prendere certe decisioni». Sono passati quattro anni da allora e nessuno ha mai fatto richiesta di accedere a quel registro. Oggi, annus domini 2011, l’argomento è tornato di moda e si è abbattuto sul dibattito politico come un meteorite. Tutto originato dalla mozione presentata dal caporgruppo grossetano di Sel Cristina Citerni a favore dell’approvazione delle unioni civili. Alla votazione di quel documento, due settimane fa, è successo di tutto: il Pd, partito di maggioranza, si è diviso in tre parti tra favorevoli, contrari (sindaco Emilio Bonifazi compreso) e assenti al voto, per poi stigmatizzare la mozione come «strumentale», mentre l’Arcigay ha gridato allo scandalo. Polemiche anche in parlamento tra i due deputati piddini Luca Sani e Paola Concia. Tempo dieci giorni che a Gavorrano è successo il contrario, con il Pd che vota favorevole una mozione identica insieme alla maggioranza guidata dal sindaco vendoliano Massimo Borghi, con cui i rapporti non sono idilliaci. Lunedì è stata la volta dell’Udc (alleato Pd a Grosseto). «Il nostro partito non è disposto a compromessi sui valori irrinunciabili e non negoziabili» dice l’esponente scudocrociato Giacomo Giulianelli. Strategie, alleanze e accuse di strumentalizzazione e di comportamenti incoerenti. Questa però è politica. Nel concreto, l’unico dato che può dare una mano per approfondire la questione delle unioni civili è il registro di Scarlino. «Una volta votata la mozione – spiega oggi il sindaco – dovevamo istituire il regolamento che lo disciplinasse. Venne portato una volta in commissione, ma poi si è insabbiato». Il perchè è molto semplice. «Nessuno ha ci ha mai chiesto di accedervi. In questo modo è finito in secondo piano». Certo, in qualsiasi caso, dovrebbe essere approvata una legge nazionale per istituire a pieno regime un tale registro. «Nella discussione sul regolamento volevamo studiare un modo per far fronte a questo vuoto legislativo nazionale, in modo da trovare qualche strada percorribile per la sua atuazione».
Insomma, fatta la legge trovato l’inganno. Ma il problema qual’è? Le modeste dimensioni di Scarlino? «Se qualcuno, da qualunque parte della Maremma, avesse avuto la necessità di iscriversi al registro ci avrebbe contattato». Invece niente, neanche una richiesta di informazioni.

LA CITERNI (SEL)

«Non contano i numeri, ma i diritti»

——————————————————————————–

GROSSETO. «Il nostro obiettivo non era numerico, ma il riconoscimento dei diritti civili». Cristina Citerni di Sel difende la sua mozione dagli attacchi politici e dai numeri del registro di Scarlino. Le unioni civili erano presenti nel suo programma elettorale e le segnalazioni sono arrivate dalle associazioni. «Chi strumentalizza è il Pd».
I motivi per cui a Scarlino nessuno sia sia fatto avanti per accedere al registro delle unioni civili possono essere di diversa natura, secondo Citerni. Ci sono le dimensioni del Comune che non vede un gran numero di abitanti nei suoi confini, anche se l’accesso al registro era rivolto anche al di fuori. Ci potrebbe anche essere «una resistenza alla pubblicizzazione di simili eventi» a giocare a sfavore, secondo la selliana. In ogni caso, lei la mozione l’ha presentata per motivi ben precisi. «In campagna elettorale abbiamo incontrato le associazioni che ci hanno chiesto di inserire il registro nel programma». Ad esempio l’Arcigay. «Ha 1.500 iscritti in tutta la provincia, 800 a Grosseto. Sono molte persone». Ma non si tratta soltanto di numeri. «Volevamo il riconoscimento di pari diritti tra i cittadini». La storia recente però ci insegna che le cose non sono andate così. «Ogni volta che partono queste iniziative c’è chi trova un alibi: questa volta è stata la strumentalizzazione». Il riferimento è al Pd. «La mozione è la stessa approvata, anche grazie ai voti dei democratici, a Siena venti giorni prima. Non pensavo venisse respinta. Ci sono consiglieri del Pd che sapevo che avrebbero votato contro, coerenti con l’immagine che hanno dato di sè in campagna elettorale. Da altri invece mi aspettavo il contrario, perchè non sono stati in linea con quanto mostrato agli elettori. E se è vero quello che ha detto Panfi (segretario comunale Pd), che i consiglieri hanno votato secondo le proprie “intime convinzioni”, sono preoccupata». Il dibattito seguente poi per Citerni «è la dimostrazione che il Pd non può permettersi di contrariare l’alleato (l’Udc). In quindici giorni hanno dato dieci versioni diverse». E sulle accuse di strumentalizzazione, rovescia la medaglia. «Sono loro che per andare contro a Sel hanno calpestato i diritti civili». (a.f.)


  •