Arezzo. Dalla Multisala all’Arcigay «Lotto per i diritti omosessuali»

  

di FEDERICO D’ASCOLI
DICHIARARE al mondo la sua omosessualità non è stato poi così traumatico: «È stato un percorso naturale, arrivato senza troppi imbarazzi. Semmai mi aspettavo qualche reazione scandalizzata al mio coming out e invece tutti a dirmi: “sai che novità…”». Si ferma e scoppia in una risata: Cristina Betti è così, solare, senza troppi fronzoli, senza prendersi troppo sul serio. Nemmeno da quando è diventata presidente dell’Arcigay di Arezzo, qualche settimana fa, raccogliendo il testimone di Bruno Tommassini che ora è presidente onorario. Eppure è determinata e ferma nel difendere i diritti di chi vive una sessualità diversa e non per questo meno importante. Oltre mille sono iscritti alla Chimera Arcobaleno, l’associazione aretina. Presidente, che ambiente c’è ad Arezzo per chi è omossessuale? «Non facile, come tutte le città di provincia. Da una parte c’è più diffidenza nei confronti del diverso di qualsiasi tipo, non solo omosessuale, dall’altra gli episodi di violenza sono più frequenti nelle città metropolitane. Ma la cultura di una parità di diritti sta prendendo piede pian piano». Da queste parti sette Comuni hanno adottato una mozione che li impegna a combattere l’omofobia. «Sono Arezzo, Marciano, Civitella, Cortona, Castiglion Fiorentino, Foiano e Pergine. Un grande successo raggiunto alla fine dello scorso anno, sotto la presidenza di Bruno Tommassini». E gli altri 32 dell’Aretino cosa aspettano? È passato un anno… «Ci stiamo riorganizzando dopo il passaggio di consegne. Cercare di farlo approvare anche negli altri è uno dei primi punti della mia presidenza». Intanto, in Parlamento la legge contro l’omofobia si è arenata un’altra volta. «Sono convinta che la politica sia in ritardo sull’argomento rispetto alla società civile. Sul tema delle aggressioni omofobiche c’è sicuramente più sensibilità tra la gente che tra i deputati». A proposito di politica, lei fa parte della segreteria comunale del Partito democratico. È il segno di una nuova attenzione al mondo gay? «Mi hanno affidato un ruolo importante, quello che riguarda la tutela dei diritti civili. Ma il mio impegno non sarà legato solo alle difficoltà di chi è omossessuale ma anche a quelle di una donna, di un immigrato o di un disabile. Un aspetto centrale della società di oggi, troppo spesso sottovalutato». Quali sono le iniziative che ha in programma l’Arcigay? «Torneremo nelle scuole con il progetto contro il bullismo omofobico e abbiamo aperto uno sportello di ascolto dove si ricevono le denunce di discriminazioni, minacce o violenze. Si può chiamare lo 0575 302198 e fissare un appuntamento con un professionista. Il resto lo stiamo elaborando in questi giorni». Parliamo di Cristina Betti nella vita di tutti i giorni. Lei è vice direttore della Multisala «Al Magnifico». Non pare discriminata sul lavoro per il suo essere lesbica. «Sono stata fortunata. Negli ambienti che ho frequentato, non solo di lavoro, non ho mai subito un comportamento sessista o comunque sgradevole. Persone che conosco hanno vissuto situazioni decisamente più difficili…». Come ci ha detto il suo dichiararsi omosessuale è stato più semplice del previsto. Posso chiederle conto della sua situazione sentimentale? «Sono single. E non per colpa mia…». Messaggio ricevuto. Sul tema ce la farete a far passare il riconoscimento delle unioni fra persone dello stesso sesso? «Vale quello che ho detto prima per l’omofobia: la politica dovrà fare un passo avanti. Ma credo che prima o poi anche un paese cattolico come il nostro riconoscerà i diritti delle coppie gay che vogliono sposarsi. È un passaggio di civiltà che è già avvenuto in Germania, in Spagna, in Olanda e in tanti altri Paesi del nord Europa. Perché da noi non dovrebbe accadere?».


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