Firenze. “Sono padre, marito e gay” Alessio, l’altra passerella

  

QUANDO ha capito che gli piacevano i maschi aveva undici anni, ma i primi ricordi risalgono alle elementari. L’outing arriva a 14 anni, insieme alla cacciata da casa. Oggi Alessio Cuvello, 24 anni, un figlio di 3 e una ex moglie (sposata in chiesa), personal trainer e uomo immagine di discoteche, vive con il suo compagno a Milano ed è uno dei 15 finalisti di Mister Gay Italia, il concorso di bellezza organizzato da Gay.it, portale diretto da Alessio De Giorgi, con il patrocinio di Arcigay (stasera la finalissima al Mamamia di Torre del Lago). Un premio, spiegano gli organizzatori, al ragazzo gay italiano non solo più bello, ma «più rappresentativo», la cui storia, cioè, «sia di esempio nel cammino della pari dignità
delle persone Lgbt».
Gli organizzatori la presentano come «padre di famiglia».
«Sì, sono gay da sempre, ma sono stato sposato con una donna, da cui ho avuto un figlio che adoro. Ora siamo separati, ma siamo rimasti molto amici».
Sua moglie sapeva del suo orientamento sessuale?
«Certamente, ma non è detto che un omosessuale non possa innamorarsi anche di una donna, e senza esser bisex».
A lei, comunque, andava bene.
«Sì. Sono stato sincero con le lei: le ho detto che in quel momento non sentivo il bisogno di avere un uomo accanto a me, anche se non escludevo che potesse risuccedermi ».
Ed è risuccesso?
«Dopo quattro anni di matrimonio. Di nuovo mi sono sentito attratto dagli uomini. E piuttosto che tradirla gliel’ho confessato. Lì per lì è stata dura, lei era preparata,
ma la fine di un rapporto non è mai facile. Poi però è andato tutto bene».
Quando ha capito di essere omosessuale?
«Alle elementari. Vivevo con i nonni, sono nato in Sicilia ma mi hanno tirato su loro a Novara. Istintivamente cercavo di reprimermi, mi obbligavo a guardare le bambine, ma non c’era verso, non mi piacevano. Sentivo che in me
c’era qualcosa di diverso».
E poi?
«In prima media comincio a mostrarmi come sono. Ma quella è un’età brutta, i compagni di classe mi rendono la vita un inferno. Sopporto fino alla terza media, e poi dico basta, me ne frego, vada come vada. Un giorno, tornando da scuola, faccio un bel respiro e lo dico: sono gay».
Ai nonni. E come è andata?
«Sbattuto fuori casa, seduta stante. Da allora, non li ho mai più visti, né loro né nessun altro della mia famiglia. Con i tre soldi che avevo ho preso il treno e sono andato a Milano, dove per fortuna c’erano persone pronte ad accogliermi. Frequentavo delle chat e avevo conosciuto un ragazzo un po’ più grande che poi è stato mio compagno per qualche anno».
Mai corso pericoli, tentativi di sfruttamento?
«Sì, ma grazie a Dio non ho avuto bisogno di difendermi, i miei amici mi hanno sempre aiutato, non ho mai corso nessun pericolo. Oggi sono io a difendere gli altri dal bullismo, che purtroppo esiste».
Ma com’è vivere da gay in Italia?
«Più facile di prima. Molti più ragazzi riescono a dichiararsi, senza correre grossi problemi. E’ buffo però quando sento dire che aumentano i gay. Ma tranquilli, ad aumentare sono solo gli outing».