Coppie omosex, Romani (Arcigay): “Primi cattolici folgorati sulla via di Damasco ma la sinistra continua ad arretrare”

  

Bologna, 5 gennaio 2014 –  “Inedito e a tratti paradossale”: così Flavio Romani, presidente di Arcigay, commenta il dibattito in corso sul riconoscimento giuridico delle coppie formate da persone dello stesso sesso. “Sul tema – dice Romani – la stampa rappresenta in questi giorni uno sgretolamento del fronte dei cattolici contrari: pesano certamente le parole del pontefice, per quanto riscritte ogni volta all’indomani dalla sala stampa vaticana, ma soprattutto attirano l’attenzione quelle di alcuni rappresentanti di partito, “folgorati” sulla via di Damasco. Ad esempio, il segretario dell’Udc di Genova, Massimiliano Tovo, in un’intervista rilasciata oggi al quotidiano la Repubblica, sprona il centro cattolico al superamento del tabù del riconoscimento delle coppie omosessuali. Un’importante novità che però purtroppo, nel contesto generale, non riesce ad essere determinante per colpa di un centrosinistra schiacciato su posizioni di assoluta retroguardia. E il paradosso – dice Romani – sta tutto qui: nella discussione di questi giorni sul riconoscimento giuridico delle unioni tra persone dello stesso sesso, minimo e massimo coincidono e puntano entrambi alla creazione di un nuovo istituto giuridico che non risolve il problema della discriminazione. Fa bene Tovo a ricordare il dibattito che, subito dopo la seconda guerra mondiale, si sollevò in Italia sul tema del suffragio femminile e le argomentazioni misogine che quel passaggio nevralgico portò a galla. Eppure quel dibattito, il segretario genovese dell’Udc questo lo dimentica, non portò a un riconoscimento parziale o progressivo del diritto di voto delle donne, bensì all’estensione piena del suffragio, da quel momento universale. Rispetto ad allora, oggi manca proprio questo, cioè lo sguardo puntato verso il principio di uguaglianza, ormai estinto anche nelle formazioni politiche che hanno voluto includere nel proprio nome il concetto di democrazia. Dove sono finiti in questa discussione – chiede Romani – i politici che si battono per la piena uguaglianza tra tutti i cittadini e le cittadine? Può chi si batte per l’uguaglianza considerare la diseguaglianza  un compromesso accettabile? E’ questo il vuoto che sbilancia questa discussione e  che la snatura, mettendo in mostra posizioni “anni Quaranta”, nelle quali alla misoginia di allora subentra l’omotransfobia di oggi, e facendo sparire il riferimento all’unico vero valore – l’uguaglianza – che è tale per i credenti e per i non credenti, e che l’Italia aveva ben presente quando sulla linea gotica combattevano i partigiani ma che oggi sembra pericolosamente sbiadito, se non addirittura perso. È invece tenendo fede a quel valore che la nostra battaglia continua a essere quella per l’estensione del matrimonio civile alle coppie omosessuali, senza cedere alle lusinghe di chi, con retorica da piazzista, tenta oggi di far passare per “rivoluzionario” un istituto giuridico discriminatorio  che continua a considerarci cittadine e cittadini di serie B”.