Sono lesbica e disabile e ho diritto alla mia sessualità

  

In questi giorni, come in altre occasioni, ho avuto modo di leggere e riflettere sulle opinioni di chi, non trovandosi nella mia condizione, si esprime in maniera decisamente critica verso la possibilità di fornire assistenza sessuale alle persone con disabilità. Spesso, i detrattori dell’assistenza sessuale per i disabili, sostengono che non esiste un diritto delle persone disabili al rapporto sessuale, dicendosi inoltre convinti che l’assistenza sessuale per le persone con disabilità aprirebbe la porta all’istituzionalizzazione della prostituzione.

Da persona disabile e lesbica, da sempre attenta alle questioni legate a sessualità e disabilità, mi urge invece ribadire che, quando si parla di assistenza sessuale per le persone disabili, si parla di offrire un’opportunità a persone con disabilità che molto spesso sono prigioniere, oltre del proprio corpo, anche delle proprie case e dei propri letti e non hanno la possibilità di trovare alternative.

Il corpo dei disabili, anche quando infermo o malformato, è un corpo fatto di carne e ossa, di sangue e ormoni, come tutti gli altri corpi e quindi è un corpo che desidera avere piacere come tutti gli altri corpi. Quello dell’assistenza sessuale è un bisogno che dovrebbe diventare un diritto per un semplice motivo: la persona disabile, di qualsiasi orientamento sessuale, deve avere la possibilità di scegliere di toccare o di essere toccata nel corso della propria esistenza anche se il corpo, ad esempio, lo trattiene in un letto. E’ un diritto umano e civile dare dignità alla persona disabile e alle esigenze del suo corpo, anche sessualmente, altrimenti non si fa altro che reiterare un meccanismo di esclusione e privazione. Meccanismo di esclusione e privazione che le persone disabili conoscono purtroppo molto bene.

Certo, qualcuno sostiene che una legge che consentisse l’assistenza sessuale per i disabili, aprirebbe le porte alla legalizzazione della prostituzione ma, fermo restando che si tratta di due cose solo apparentemente simili ma, in realtà, sostanzialmente diverse, sono altresì persuasa che la legalizzazione della prostituzione offrirebbe maggiori garanzie e tutele sia a chi decide liberamente, consapevolmente e legittimamente di prostituirsi, sia a chi sceglie di fruirne i servizi. Negare l’assistenza sessuale ai disabili credendo di combattere in questo modo la prostituzione, è una cosa talmente assurda quanto ipocrita, che farebbe certamente sorridere se non compromettesse tristemente la vita di tante e tanti che, dalla vita sono stati già duramente messi alla prova.

Maria Rosaria Malapena