Arcigay: il matrimonio gay non dia voce a rottami della politica

  

E’ incomprensibile come sulla questione del matrimonio gay si cerchi di animare il dibattito pubblico interpellando rottami della politica in cerca di verve elettorale perduta, sempre che ne abbiano mai avuta.

Ieri era il turno del desaparecido Roberto Castelli che vorrebbe obbligare tutti a famiglie “uomo e donna” con la dichiarazione “per me la famiglia costituzionalmente e legalmente riconosciuta deve essere quella tra un uomo e una donna”.

Oggi, l’altrimenti silente Carlo Casini, del Ppe, prova ad annichilire il matrimonio gay con un paradosso che paradossale non è nella sua totale ridicolaggine: “Improvvisamente, per una qualsiasi ragione, tutta l’umanità diventa omosessuale. Questa sarebbe l’ultima generazione. Farebbe lo stesso effetto della bomba atomica”.

In entrambi i casi sfugge il senso delle dichiarazioni dal momento che famiglia è il luogo degli affetti, che la Costituzione italiana non impedisce da nessuna parte il matrimonio gay, e che i gay hanno pure figli e sono attentissimi genitori.

Mentre il Governo inglese incomincia le consultazioni sul matrimonio gay suona incomprensibile come possano trovare spazio politici, o presunti tali, che hanno smesso ormai di pensare.

Sulla questione vorremmo ascoltare, al contrario, la voce di Governo e dei leader presenti, sempre che ce ne siano, e futuri. E’ su questi ultimi che nutriamo evidentemente qualche speranza.

Paolo Patanè, presidente nazionale Arcigay


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