Arcigay Pavia. Non firmate per l’iniziativa sulle unioni civili per le coppie omosessuali

  

SEL Pavia, insieme alle altre SEL di tutta d’Italia, in queste settimane sta raccogliendo firme per l’iniziativa legislativa popolare nazionale sulle unioni civili per le coppie omosessuali.

La proposta prevede una serie di diritti che sostanzialmente ricalca il matrimonio, senza utilizzare in alcun modo quel termine.

Arcigay Pavia da anni è impegnata a lottare per il riconoscimento di uno dei diritti fondamentali di ogni essere umano: il diritto al matrimonio anche per le coppie omosessuali OSSIA il diritto al matrimonio egualitario.

Da parte nostra rimaniamo fermi: le nostre famiglie desiderano, a fronte degli stessi doveri, gli stessi identici diritti di ogni altra famiglia. E ciò significa solo matrimonio civile, non un suo surrogato nella sostanza e nella forma.

Come in America ai tempi dell’apartheid c’erano due fontanelle per l’acqua potabile, una per i bianchi e una per i neri, così questa iniziativa di SEL vuole differenziare nel nome un diritto che in realtà è il medesimo.

L’operazione culturale è pericolosa: perchè se l’iniziative legislata popolare di SEL darebbe alle coppie omosessuali gli stessi diritti del matrimonio non si può chiamare matrimonio?

Il nostro auspicio è che si fermi questa raccolta firme che non aiuta nessuno, soprattutto la comunità omosessuale che rischia, ancora una volta, di essere ghettizzata e discriminata.

Il pericolo è quello di una operazione di segregazionismo giuridico, che ha precedenti tristi nella storia recente. Le norme giuridiche costruiscono una società e noi vogliamo che queste norme giuridiche diano all’Italia un’eguaglianza che abbia anche i diritti delle famiglie omosessuali al suo centro: senza eccezioni, senza scoloriture e senza escamotage terminologici.

Per quello che diciamo alla comunità pavese di non firmare l’iniziativa legislativa di SEL che vorrebbe le famiglie omosessuali confinate in qualcosa che non si chiama matrimonio.

NON FIRMATE!

Giuseppe Eduardo Polizzi
Presidente di Arcigay Pavia

 

La replica di Alessandro Zan

Caro Dott. Polizzi,
poche righe per poterle dare un altro punto di vista, quello di tutte le persone omosessuali e non, che fin qui hanno firmato la campagna “Una volta per tutti”.

Volevo intanto rassicurarla su un punto: chi sostiene questa proposta di legge é assolutamente favorevole al matrimonio e ritiene che debba essere il traguardo a cui ambire.

Traguardo. Giusto. La voglia del traguardo é stata la linea guida che ha accompagnato questo progetto. Per questo siamo stati molto franchi con noi stessi, interrogandoci su cosa fossimo riusciti a realizzare sinora in Italia. Purtroppo nulla. La linea del “matrimonio o nulla”ci ha praticamente cancellato da qualunque trattativa, da qualunque interesse mediatico. Premetto che questa proposta é nata prima delle dichiarazioni di Obama, e che, per quanto possa dirne lei, è stata la cartina di tornasole con cui se n’è potuto parlare in Italia.

Tornando al traguardo, volevamo una proposta di legge che potesse avere maggiori margini di trattativa con le forze politiche, perché abbiamo rilevato che nella comunità LGBTQ c’era una parte che ci diceva: “la mia vita di coppia non è eterna, vorrei dei diritti subito, che mi permettano di stare dietro ai problemi di oggi, non posso aspettare il matrimonio che non so nemmeno se campo fino ad allora” .

Non abbiamo voluto derogare sulla piena uguaglianza, ma abbiamo voluto dare voce anche a questa parte della comunità. Persone che hanno bisogno ora e che meritano il nostro impegno tanto quanto chi combatte per il matrimonio.

Inoltre, la Corte Costituzionale, pur non riconoscendo incostituzionale l’estensione del matrimonio alle coppie dello stesso sesso (ci mancherebbe) ha sancito che l’istituto matrimoniale, così come lo conosciamo in Italia, non sia l’unico istituto che possa attribuire alle coppie gay e lesbiche pari diritti rispetto alle coppie sposate in corrispondenza dell’adempimento di pari doveri, come peraltro sancito dall’ultima sentenza della Corte di Cassazione

Abbiamo per questo adottato un istituto giuridico – Unioni civili – che non abbiamo inventato noi, ma che é in vigore in Germania e in Inghilterra (civili partnership), e in maniera diversa in altri paesi. Questi paesi, grazie a questo passaggio intermedio (senza rinunciare alla piena uguaglianza), hanno potuto portare a casa dei diritti immediati, e oggi parlano di matrimonio in maniera molto piú fattibile di quanto lo facciamo noi.

Non credo ci fosse in loro voglia di apartheid moderno, certamente non in noi.

Solo un modo diverso di affrontare il problema, per raggiungere uno stesso traguardo.

Nel rispetto di una vera democrazia e pluralità, spero saprà rispettare questa campagna, che comunque ha come punto irrinunciabile la piena uguaglianza, come sancito a chiare lettere nella nostra proposta di legge.

Cordiali saluti

Alessandro Zan


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