Arcigay Trieste contro “Il Piccolo”: il giornalismo non sia omofobo

  

In merito all’articolo “Il mistero del gay ammazzato con un cuscino”, pubblicato su Il Piccolo di Trieste il 28 febbraio a firma di Corrado Barbacini, ritengo importante denunciare come per l’ennesima volta venga enfatizzato il presunto orientamento sessuale della vittima e dell’assassino, dando a questo aspetto una valenza interpretativa dei fatti e rinforzando lo stereotipo dell’omosessuale dedito alla prostituzione o fruitore della stessa. Il fenomeno della prostituzione esiste, è trasversale rispetto a molte categorie (ceto, cultura, professione, orientamento sessuale, stato civile e condizione sociale), come ultimamente è sotto gli occhi di tutti.

Ma cosa ancor più grave è l’interpretazione proposta dal criminologo Francesco Bruno in merito all’omosessualità della vittima, che non mi risulta avesse mai dichiarato in pubblico il proprio orientamento sessuale. Scrive il criminologo che un legame troppo intenso con la madre implica una dipendenza che a sua volta comporterebbe l’omosessualità, proponendo una sterile ed arcaica lettura sulle cause patologiche dell’omosessualità stessa (inserendo quindi quest’ultima nella categoria della devianza, nessuno ad esempio rifletterebbe sulle cause dell’eterosessualità) ed accostandola ad una presunta disfunzione delle relazioni, in questo caso tra madre e figlio, abusando di luoghi comuni del tutto antiscientifici. L’orientamento sessuale è una caratteristica dell’individuo che indica l’attrazione sessuale ed affettiva indirizzata verso persone dello stesso sesso (omosessualità), del sesso opposto (eterosessualità) o di entrambi (bisessualità). Negli ultimi trent’anni la comunità scientifica (psichiatri e psicologi in primis) ha avviato una radicale revisione delle teorie che vedevano nell’omosessualità un esito patologico o comunque non riuscito dello sviluppo, tanto che il 17 maggio 1990 l’Assemblea Generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha eliminato l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali, favorendo il superamento del pregiudizio scientifico e della discriminazione sociale nei confronti di lesbiche e gay.

Il vero mistero dell’articolo è il motivo per cui sia stato interpellato proprio il prof. Bruno, che senza alcuna remora, ad esempio in una recente intervista al blog cattolico “pontifex.roma”, sostiene la natura patologica dell’omosessualità, da lui definita come una condizione contro natura, con caratteri antisociali e lesiva dell’ordinata convivenza, giungendo a descriverla come un caso di disordine mentale, tesi che riportano indietro la società di mille anni, facendo scempio di cultura e progresso civile.

Non ci aspettiamo quindi, soprattutto dal prof. Bruno, assiduo frequentatore di salotti televisivi, un approccio attento alle oramai consolidate e condivise conoscenze scientifiche, ma ai giornali chiediamo attenzione a non usare l’orientamento sessuale delle persone omosessuali per creare titoli e articoli sensazionalistici, nel rispetto prima di tutto della dignità delle persone (soprattutto quando esse sono vittime) e nella promozione di una cultura (anche giornalistica) che ripudia ogni forma di omofobia.

Davide Zotti

Presidente del Circolo Arcobaleno

Arcigay Arcilesbica di Trieste

Trieste, 1° marzo 2011


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