Gorizia, sezione per omosessuali in carcere. Arcigay: “Bene tutelare, ma servono anche azioni di formazione e contrasto alla discriminazione”

  

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Bologna, 12 aprile 2016 – “Una decisione da non banalizzare, che merita una discussione nel merito che tenga conto del contesto”:  Gabriele Piazzoni, segretario nazionale di Arcigay, getta acqua sul fuoco della polemica che ha suscitato l’apertura di una sezione per detenuti omosessuali nel carcere di Gorizia. “Non conosco personalmente quel contesto – precisa Piazzoni – ma la questione merita di essere affrontata con attenzione, fuori dalle tifoserie. L’obiettivo che il provveditore mette in chiaro è quello della tutela delle persone omosessuali recluse nella struttura. Infatti, apprendiamo dalle cronache che proprio i detenuti hanno fatto richiesta in questo senso. D’altro canto è comprensibile l’allarme  di chi intravede in questo provvedimento il rischio di una segregazione, perciò in qualche modo lesiva delle persone a cui è rivolta e il rischio di isolamento dei detenuti omosessuali. Per uscire da questa ambiguità occorre che la separazione fisica degli spazi sia solo una delle azioni messe in campo, cioè che sia uno strumento nell’ambito di un complesso di azioni di tutela e inclusione e non un obiettivo o ancor peggio il rimedio a un’emergenza. Dal nostro punto di vista è apprezzabile l’attenzione che il provveditore di Gorizia ha posto sull’incolumità dei detenuti omosessuali e ci auguriamo che a questa attenzione corrispondano iniziative di formazione e di contrasto alle discriminazioni, fondamentali in tutti i luoghi della vita pubblica, incluso il carcere.Apriremo su questo una interlocuzione con il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia, che per primo deve porsi il tema della formazione degli agenti di polizia penitenziaria per affrontare e prevenire situazioni a rischio e mettere in campo azioni educative fra i detenuti di contrasto alle discriminazioni” conclude Piazzoni.