TDoR, anche Arcigay a Torino per la Trans Freedom March

  

Torino, 19 novembre 2016 – Anche Gabriele Piazzoni, segretario nazionale di Arcigay, e Ottavia Voza, responsabile politiche trans di Arcigay, parteciperanno oggi a Torino alla Trans Freedom March, la manifestazione convocata dal Coordinamento Torino Pride in occasione del TDoR, la giornata internazionale dedicata al ricordo delle vittime della transfobia, che si celebra domani, 20 novembre. “Perché una giornata per ricordare le persone transgender violate ed assassinate? – dichiara Ottavia Voza –  Perché fino al 1999, data di istituzione del TDoR, si trattava di vittime senza dignità di memoria e di identità. Nessun rapporto poteva comprendere quelle vite spezzate. Noi oggi non saremo né in testa né in coda, ma nel corpo vivo del corteo di Torino, così come faremo anche il 26 novembre a  Roma, per la manifestazione in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne. A Torino e a Roma con lo stesso spirito: “Non una di meno”, che è anche lo spirito con cui in questi giorni si celebra il  TDoR in tante città italiane” . “È un’urgenza concentrarsi sull’allarme che questa giornata porta alla luce – prosegue Gabriele Piazzoni  – e che raggiunge un picco di gravità, nella mappa europea,  proprio in Italia. L’osservatorio del Trans Murder Monitoring del Tgeu ci racconta di cinque persone trans uccise nell’ultimo anno in Italia, un dato che conferma e ribadisce un primato infausto a cui non corrispondono purtroppo azioni di contrasto credibili ed efficaci. L’Italia indossa la maglia nera della transfobia: il nostro Paese per una persona trans è un luogo in cui vivere è difficile, se non addirittura pericoloso. Questi dati ci vengono consegnati tra l’altro con un margine di incertezza, in quanto tratti dai mess media e non da un osservatorio istituzionale che si faccia carico di monitorare con attenzione il fenomeno. Parliamo quindi solo della punta di un iceberg, che qualcosa ci dice  però su un sommerso fatto di silenzi, di violenze non denunciate o che in alcuni casi scompaiono nei resoconti che tralasciano il genere eletto delle vittime, riportandole d’imperio all’ortodossia del biologico. Certo, il movimento trans in Italia ha una voce forte e ostinata ma manca molto spesso la volontà politica di dare ascolto e poi seguito a quella voce. Non a caso nel nostro Paese manca una legge che stabilisca un’aggravante per i crimini d’odio di origine omotransfobica e tutte le volte che si è aperto un dibattito per approvarla abbiamo assistito a un progressivo svuotamento e poi all’insabbiamento di quei percorsi. La transfobia, come l’omofobia, in Italia non è un fenomeno marginale, sta dentro le istituzioni, è un fatto quasi legittimato in nome di una “libertà di opinione” che trasforma un valore costituzionale nel contenitore dei peggiori razzismi. C’è tanto, tantissimo lavoro da fare: prima ancora di riuscire a fermare la mano dei violenti bisogna contrastare la cultura che li legittima. E bisogna farlo con uno sguardo ampio, che tenga conto, in questi anni di migrazioni, di quanto l’odio transfobico sia diffuso e in alcuni parti del mondo addirittura efferato, per comprendere e accogliere chi da quell’odio cerca di fuggire.  Per questo è importante portare questo tema nelle strade, come stanno facendo molti circoli Arcigay in questi giorni nelle tante città d’Italia in cui si celebra il TDoR. E come facciamo noi oggi a Torino con questa importante marcia, frutto di un tessuto associativo forte e di una tradizione istituzionale che ha saputo dialogare con quel tessuto. A questo proposito voglio ringraziare la sindaca Chiara Appendino, che aderendo alla marcia la pone al centro dell’attenzione delle istituzioni e della città di Torino, rendendo forti i presupposti di concrete azioni di contrasto alla cultura dell’odio e ai crimini che produce”, conclude Piazzoni.