Unioni civili, associazioni lgbt scrivono a Grasso, Boschi e capigruppo Senato: “Calendarizzare la legge entro luglio. No a ulteriori mediazioni”

  

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Bologna, 2 luglio 2015 – È indirizzata al Presidente del Senato Pietro Grasso, alla Ministra ai Rapporti con Il Parlamento Maria Elena Boschi e ai capigruppo di Palazzo Madama la lettera che le associazioni lgbt (Agedo, Arcigay, ArciLesbica, Associazione radicale Certi Diritti, Equality Italia, Famiglie Arcobaleno e Mit) hanno sottoscritto e inviato  sul tema del riconoscimento delle unioni tra persone dello stesso sesso: “Nelle prossime settimane – spiegano le associazioni nella missiva – l’ter parlamentare del disegno di legge sulle Unioni Civili entrerà nella sua fase cruciale. In esso  sono riposte le speranze di milioni di cittadini e cittadine italiani: le persone  LGBT (lesbiche, gay, bisex, trans) e i loro figli”. La lettera pone due richieste centrali, e cioè la “calendarizzazione in Aula al Senato del DDL sulle Unioni Civili non oltre il mese di luglio, in modo da fissare una data certa e contingentare i tempi di discussione degli emendamenti e per la votazione del testo finale” e “una presa di posizione forte che consenta a questo testo, già sostanzialmente superato nel mondo occidentale, di essere approvato così come è senza ulteriori tagli, in termini di diritti”.  Insomma: al voto presto e senza ulteriori ridimensionamenti del testo di cui è relatrice la senatrice democratica Monica Cirinnà. “Vorremmo fosse chiaro una volta per tutte – sottolineano le associazioni – che non stiamo parlando di temi etici, e che invocare in questo caso la libertà di coscienza è fortemente mistificante e improprio”. E ancora: “Quanto è avvenuto nelle ultime settimane in Irlanda e negli USA, ovvero l’estensione del matrimonio alle coppie dello stesso sesso, ha evidenziato ancora di più l’isolamento dell’Italia in Europa e nel mondo occidentale rispetto al tema dei diritti e ha tolto definitivamente ogni alibi agli  indugi con cui le istituzioni – il parlamento e il governo in particolare –  hanno affrontato questo tema. Tutte le democrazie del mondo e le istituzioni internazionali di cui l’Italia fa parte dicono chiaramente che la richiesta di uguaglianza e  i diritti  conseguenti delle persone omosessuali sono diritti umani e la pienezza dei diritti umani non può essere subordinata né alla maggioranza e neppure alle ingerenze di stampo religioso in uno Stato laico”.
“Nella giornata di sabato 27 giugno – ricordano ancora le associazioni nella lettera – 6 grandi città, Milano, Torino, Perugia, Palermo, Bologna, Cagliari sono state pacificamente invase da centinaia di migliaia di persone che partecipavano ai Pride e che rivendicavano la libertà di amare e la necessità di vedere riconosciuti i propri amori. Altre città le hanno precedute, Verona, Pavia, Benevento e Roma, e altre se ne aggiungeranno nelle prossime settimane: Napoli, Foggia, Genova, Catania, Reggio Calabria. L’Onda Pride ha mobilitato in massa la società civile che è scesa per strada a fianco delle persone gay, lesbiche, intersessuali, bisessuali e trans. Fortunatamente c’è un’Italia che ha capito che il riconoscimento dei diritti delle persone LGBT è una questione che riguarda l’intera cittadinanza, laica, democratica e che crede nella Costituzione”, concludono.