Unioni civili, il premier “rottama” pdl Cirinnà. Arcigay a Renzi: “Faccia il serio, basta giochetti: pretendiamo chiarezza”

  

Bologna, 27 luglio 2014 – “L’ennesimo cambio di rotta, che dilaziona i tempi e non entra nel merito dei contenuti”: Flavio Romani, presidente di Arcigay, commenta con rabbia l’annuncio diffuso  dal premier sul giornale della Cei circa previsto superamento del ddl Cirinnà sulle unioni tra persone dello stesso sesso. “Sta diventando una storia grottesca – dice Romani a muso duro – al limite dello schizofrenia, se teniamo presente che Renzi è anche il segretario del partito di cui fa parte la senatrice Cirinnà. Proprio il premier sul tema delle unioni tra persone dello stesso sesso aveva fissato una data: settembre. E proprio in vista di quella scadenza il Parlamento aveva messo in campo una proposta, cioè un punto da cui iniziare la discussione. Ora il capo dell’esecutivo fa lo sgambetto al potere Legislativo, proprio mentre nel Paese si solleva l’allarme per quella che qualcuno chiama la “svolta autoritaria”, arrogandosi una priorità nella proposta ma senza entrare nel merito dei contenuti che la caratterizzeranno. Viene spontaneo allora domandarsi: a quale scopo Renzi rottama il testo della senatrice Cirinnà? Vuole migliorarlo o peggiorarlo? E soprattutto: al di là del punto di partenza, qual è il punto di arrivo che Renzi si è prefissato in tema di riconoscimento delle unioni tra persone dello stesso sesso? Con quali tempi intende giungere a meta? Rispetterà la scadenza che lui stesso si è dato? La sensazione – prosegue Romani – è che questo sia l’ennesimo “giochetto”, una modalità in Italia ormai rodata per confondere le carte e dilatare i tempi. Allora facciamo un appello alla serietà e alla concretezza: siamo davvero stanchi – dice Romani – di essere rimbalzati da un testo all’altro, come fossimo allodole da rimbambire con un gioco di specchi. Renzi dica una volta per tutte di quale legge sta parlando, senza scomodare fascinazioni esterofile, ma chiarendo nel dettaglio i diritti che si vuole siano riconosciuti alle coppie di gay e lesbiche. Lo dica senza ambiguità – conclude il leader di Arcigay – e nelle sedi corrette, senza che il dibattito acquisisca il retrogusto dell’inchino alla lobby che da sempre ostacola, grazie alla complicità della classe politica italiana, il raggiungimento di qualsiasi obiettivo su questi temi”.