USA. Bene la fine del bando ai militari gay nell’esercito

  

Con una decisione straordinaria l’amministrazione Obama ha cancellato il bando ai militari gay e lesbiche visibili nell’esercito americano.

Dal pomeriggio di oggi i soldati e le soldatesse americane potranno essere visibilmente gay dando così piena dignità ai loro affetti e alle loro esistenze. L’annuncio è stato anticipato in una nota inviata ai generali americani dal generale Raymond Odierno, con un “We are ready for this change”, “Siamo pronti per questo cambiamento, secondo quanto riportato dal “Washington Post”. (http://www.washingtonpost.com/blogs/federal-eye/post/dont-ask-dont-tell-ends-tuesday/2011/09/19/gIQADvbWfK_blog.html)

“La fine della DADT, Don’t ask don’t tell, è una pietra miliare nella lotta del movimento gay internazionale per la conquista della piena parità. E’ una decisione di dignità e rispetto che avrà ricadute in tutto il mondo”, spiega Paolo Patanè, presidente di Arcigay.

“Sono attesi decine di coming out nell’esercito americano – continua Patanè – e festeggiamenti anche tra le truppe. In Italia non esiste alcun bando alla visibilità gay nell’esercito, ma registriamo, insieme agli amici di Polis Aperta, associazione di omosessuali che svolgono prevalentemente il proprio servizio nelle forze di polizia e nelle forze armate, forti difficoltà tra militari ad essere visibili come omosessuali e lesbiche.

Qualche passo avanti nelle forze dell’ordine italiane è stati fatto grazie ad OSCAD, l’osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori, fortemente voluto dal capo della polizia Antonio Manganelli e in rapporto diretto e continuativo con Arcigay. Sarebbe puoi buona cosa implementare nell’esercito italiano corsi di sensibilizzazione alle tematiche relative ai diversi orientamenti sessuali, esattamente come negli USA dove il 97% dei militari ne ha frequentato uno”.

“Ci uniamo idealmente ai festeggiamenti di gay e lesbiche americani per questa grande vittoria. L’auspicio è quello di poter festeggiare, più prima che poi, qualche vittoria di uguaglianza anche per gay e lesbiche italiani”, conclude Patanè.


  •