Arrestare qualcuno perché omosessuale non viola i diritti umani?

  

Grazie al voto decisivo del gruppo PPE e dei Liberali, la Commissione Libertà Civili del Parlamento Europeo ha bocciato, nella seduta di ieri sera, un emendamento alla risoluzione di accompagnamento del Trattato tra Unione Europea ed Egitto, che denunciava come contraddittorio ai diritti umani fondamentali della Dichiarazione Universale ‘arresto di 52 egiziani in quanto presunti omosessuali.

La Commissione Libertà Civili che aveva invece precedentemente approvato al’unanimità un emendamento che invita la Commissione e il Consiglio Europeo ad esprimere presso le autorità egiziane preoccupazione per ‘arresto dei presunti omosessuali e a prendere misure adeguate circa la tutela dei loro diritti umani fondamentali, ha respinto per 2 soli voti il secondo emendamento. Questo sosteneva che ‘arresto dei 52 egiziani per presunta omosessualità fosse in contraddizione con ‘art. 2 del Trattato tra UE ed Egitto, in ratifica presso il parlamento europeo. ‘art. 2 dichiara che il rispetto dei diritti umani garantiti dalla Dichiarazione Universale rappresenta un elemento essenziale del trattato.

"’ inaccettabile – dichiara Sergio Lo Giudice, presidente nazionale Arcigay – che quando si parla di rapporti tra Unione Europea e altri stati, il problema del rispetto dei diritti umani passi sistematicamente in secondo piano e non venga considerato come un aspetto vincolante e necessario. Con il voto di ieri sera in Commissioni Libertà Civili – continua Lo Giudice – il gruppo Ppe e quello Liberale, che si sono opposti al’approvazione del’emendamento, hanno portato questa molle assenza di coraggio alle sue estreme conseguenze. Fino a misconoscere che’arrestare qualcuno in quanto omosessual’ rappresenta una chiara violazione dei diritti umani tutelati dalla Dichiarazione Universale".

I 2 emendamenti erano stati proposti per iniziativa degli eurodeputati italiani del Gruppo Radicale Marco Cappato e Maurizio Turco ed erano sostenuti anche da altri parlamentari di Pse, Gue, Verdi, tra cui gli italiani Gianni Vattimo, Elena Paciotti e Giuseppe Di Lello.

I 52 egiziani furono arrestati a maggio durante un blitz della polizia del Cairo in una regolare discoteca galleggiante, sulle rive del Nilo, notoriamente nota come luogo di ritrovo della comunità omosessuale della capitale egiziana. ‘arresto e il conseguente processo hanno acceso in Egitto una vera e propria caccia alle streghe anti-omosessuale. In alcuni casi le foto e addirittura ‘indirizzo di casa degli imputati sono finiti sui giornali. Gli arrestati, che sono imputati di comportamento immorale e vilipendio della religione, e i loro familiari hanno ripetutamente denunciato torture, violenze, ammissioni di responsabilità strappate con la forza e si sono professati innocenti. Il processo è affidato al’Alta Corte per la Sicurezza dello Stato, un tribunale speciale il cui giudizio, previsto per il 14 novembre, sarà inappellabile. Uno dei 52 arrestati, di 15 anni, è già processato da un tribunale dei minori ed è stato condannato al massimo della pena: 3 anni di lavori forzati più 3 di libertà vigilata. Le organizzazioni internazionali per i diritti umani, come Amnesty International, stanno seguendo attentamente la vicenda e sono ripetutamente intervenute presso le autorità egiziane e le ambasciate del’Egitto nei paesi occidentali. In Italia, Arcigay ha inoltrato una richiesta di incontro al’ambasciata egiziana a Roma.

Grazie al voto decisivo del gruppo PPE e dei Liberali, la Commissione Libertà Civili del Parlamento Europeo ha bocciato, nella seduta di ieri sera, un emendamento alla risoluzione di accompagnamento del Trattato tra Unione Europea ed Egitto, che denunciava come contraddittorio ai diritti umani fondamentali della Dichiarazione Universale ‘arresto di 52 egiziani in quanto presunti omosessuali.

La Commissione Libertà Civili che aveva invece precedentemente approvato al’unanimità un emendamento che invita la Commissione e il Consiglio Europeo ad esprimere presso le autorità egiziane preoccupazione per ‘arresto dei presunti omosessuali e a prendere misure adeguate circa la tutela dei loro diritti umani fondamentali, ha respinto per 2 soli voti il secondo emendamento. Questo sosteneva che ‘arresto dei 52 egiziani per presunta omosessualità fosse in contraddizione con ‘art. 2 del Trattato tra UE ed Egitto, in ratifica presso il parlamento europeo. ‘art. 2 dichiara che il rispetto dei diritti umani garantiti dalla Dichiarazione Universale rappresenta un elemento essenziale del trattato.

"’ inaccettabile – dichiara Sergio Lo Giudice, presidente nazionale Arcigay – che quando si parla di rapporti tra Unione Europea e altri stati, il problema del rispetto dei diritti umani passi sistematicamente in secondo piano e non venga considerato come un aspetto vincolante e necessario. Con il voto di ieri sera in Commissioni Libertà Civili – continua Lo Giudice – il gruppo Ppe e quello Liberale, che si sono opposti al’approvazione del’emendamento, hanno portato questa molle assenza di coraggio alle sue estreme conseguenze. Fino a misconoscere che’arrestare qualcuno in quanto omosessual’ rappresenta una chiara violazione dei diritti umani tutelati dalla Dichiarazione Universale".

I 2 emendamenti erano stati proposti per iniziativa degli eurodeputati italiani del Gruppo Radicale Marco Cappato e Maurizio Turco ed erano sostenuti anche da altri parlamentari di Pse, Gue, Verdi, tra cui gli italiani Gianni Vattimo, Elena Paciotti e Giuseppe Di Lello.

I 52 egiziani furono arrestati a maggio durante un blitz della polizia del Cairo in una regolare discoteca galleggiante, sulle rive del Nilo, notoriamente nota come luogo di ritrovo della comunità omosessuale della capitale egiziana. ‘arresto e il conseguente processo hanno acceso in Egitto una vera e propria caccia alle streghe anti-omosessuale. In alcuni casi le foto e addirittura ‘indirizzo di casa degli imputati sono finiti sui giornali. Gli arrestati, che sono imputati di comportamento immorale e vilipendio della religione, e i loro familiari hanno ripetutamente denunciato torture, violenze, ammissioni di responsabilità strappate con la forza e si sono professati innocenti. Il processo è affidato al’Alta Corte per la Sicurezza dello Stato, un tribunale speciale il cui giudizio, previsto per il 14 novembre, sarà inappellabile. Uno dei 52 arrestati, di 15 anni, è già processato da un tribunale dei minori ed è stato condannato al massimo della pena: 3 anni di lavori forzati più 3 di libertà vigilata. Le organizzazioni internazionali per i diritti umani, come Amnesty International, stanno seguendo attentamente la vicenda e sono ripetutamente intervenute presso le autorità egiziane e le ambasciate del’Egitto nei paesi occidentali. In Italia, Arcigay ha inoltrato una richiesta di incontro al’ambasciata egiziana a Roma.


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