Sin dalla sua fondazione Arcigay ha posto tra i propri obiettivi quello di dare voce e rappresentanza ai giovani e alle giovani LGBTI. Da 10 anni, con visioni e strutture differenti che nel tempo sono mutate, si occupa stabilmente di politiche giovanili attraverso la rete Arcigay Giovani, ufficialmente riconosciuta come realtà interna all’associazione durante il XV congresso. [ scarica il documento programmatico ].
Il rischio di esclusione per i/le giovani LGBTI
Anche se in Italia non abbiamo dati specifici sulla popolazione LGBTI giovanile, il report di IGLYO (organizzazione giovanile LGBTI europea, di cui Arcigay fa parte) presentato nel 2006 faceva bene il quadro della situazione in Europa indicando alcune aree critiche che caratterizzano in particolare il rischio di esclusione per i/le giovani LGBTI. Infatti, sebbene i/le giovani LGBTI siano a rischio di esclusione o discriminazione in base al proprio orientamento sessuale o identità di genere, sono anche vulnerabili a causa della loro stessa età e fase della vita.
I tre fattori chiave di esclusione per i/le giovani in generale sono soprattutto: il difficile rapporto tra autonomia, indipendenza e integrazione sociale; la fragile transizione dalla scuola al lavoro; la possibilità di partecipare pienamente alla vita sociale e politica come cittadin* attiv*. Il legame tra autonomia e integrazione sociale diventa particolarmente importante per i/le giovani LGBTI, la cui capacità di vivere pienamente se stess* e la propria vita è limitata dalla qualità di relazioni dalle quali di fatto ancora dipendono. D’altra parte, se la transizione tra la fase scolastica e la fase lavorativa è già molto difficile per i giovani, considerati i dati di disoccupazione giovanile in tutta Europa, per i/le giovani LGBTI la situazione va da una parte ad aggravare un già difficile rapporto con l’agognata autonomia citata sopra, dall’altra parte gli ostacoli per un percorso scolastico e lavorativo possono essere maggiori a causa dell’impatto che l’omo-transfobia ha sul percorso scolastico e sui suoi risultati di efficacia, ma più in generale sull’autostima e la capacità di autodeterminazione. Infine, l’esercizio piena della cittadinanza da parte de* giovani è tipicamente limitato da una scarsa rappresentanza e da un ridotto potere di incidere nei luoghi “che contano”, ovvero dove si prendono le decisioni in termini di politiche e di norme, spesso caratterizzate da una relativa “gerontocrazia”.
Ai rischi tipici della condizione giovanile si sovrappone tutto quel complesso di minacce alimentate dall’omo-transfobia e dal “minority stress”. Sono in particolare il subdolo impatto dell’invisibilità, il disagio psicologico nella gestione dell’omo-transfobia e il rischio suicidario a caratterizzare questa fase della vita per una persona LGBTI, soprattutto perché si è ancora fortemente psicologicamente, economicamente e socialmente dipendenti dagli altri. Gli ambiti in qui questo accade per le persone LGBTI sono soprattutto tre: la scuola, la famiglia, i pari (gli amici, i conoscenti della stessa età).
La scuola
L’ambito scolastico è quello in cui Arcigay si impegna sopratutto con il settore scuola, al fine di contrastare e ridurre l’impatto dell’omo-transfobia a scuola, che può anche trasformarsi in abbandono scolastico o in percorsi accidentati e non soddisfacenti per la persona stessa. Per approfondire il lavoro di Arcigay in quest’area, si veda la sezione Scuola. Dall’altra parte Arcigay Giovani collabora ormai da tempo con il mondo della rappresentanza studentesca, sia nelle scuole medie sia nell’università, con un doppio obiettivo: costruire sinergie di iniziativa con le organizzazioni studentesche sui temi LGBTI e facilitare la visibilità delle persone LGBTI all’interno del mondo studentesco.
La famiglia
La famiglia è un altro ambito molto critico, essendo il luogo in cui si determinano di fatto le condizioni dell’autonomia e della capacità de* giovani LGBTI di vivere se stess* e la propria vita.
Il 51% de* giovani LGBTI europei che hanno risposto al questionario di IGLYO riportavano esperienze di pregiudizio o discriminazione nella propria famiglia. Il clima omo-transfobico in famiglia previene e scoraggia l’espressione di sé e il “coming out” de* figl*, facendo loro ritenere inutilmente gravosa un’apertura di credito nei confronti dei genitori. D’altra parte scetticismo e incredulità, negazione e richieste di “tornare ad essere normali” vengono spesso descritte come tipiche reazioni famigliari di fronte al coming out dei figli. Luoghi comuni e false credenze stereotipate sono spesso alla base di queste reazioni. Molte persone transgender riportano anche la difficoltà di una sorta di doppio coming out, dal momento che spesso prima di avere chiara la propria identità di genere si crede che il proprio bisogno sia legato all’orientamento sessuale (e quindi ci si identifica come gay o lesbica). Talvolta del resto non è la propria omosessualità o transessualità ad essere rifiutata direttamente almeno a parole, ma sono i/le propri/e partner, come una sorta di rifiuto di mascherato, simbolico e pratico, proiettato sulla concretezza della vita affettiva e sessuale dei figli.
Il rifiuto da parte della famiglia si può a sua volta trasformare in un doloroso calvario di rifiuto di sé da parte del* giovane LGBTI o in un’altrettanta faticosa e dolorosa strategia di “doppia vita” condizionata in modo particolare dalla limitata autonomia: il risultato non raramente è la fuga o l’espulsione dalla casa di famiglia, temporanea o permanente, e in generale un impatto ormai acclarato sulla salute in generale, e su quella psicologica in particolare.
I pari (amici, conoscenti della stessa età)
Per quanto, fortunatamente, i/le giovani LGBTI trovino normalmente più accettazione nel gruppo dei pari, o almeno in una sua parte, il 30% degli intervistati dalla ricerca IGLYO riportava comunque esperienze di discriminazione o pregiudizio. Spesso le reti di amicizie sono già pre-selezionate nel tempo riducendo il peso di quelle fortemente omo-transfobiche. Ma a volte questo non basta, e si rivela soprattutto nel momento del coming out. Se c’è il rifiuto, i/le giovani LGBTI rispondono facendo una sorta di faticoso ma talvolta efficace lavoro di educazione informale, aiutando i propri amici a superare gli stereotipi con cui hanno sempre guardato il mondo non avendo esperienza della vita e della realtà delle persone LGBTI. Più spesso, però, devono rispondere ristrutturando le proprie reti di amicizie, a volte come scelta e necessità di crearsi attorno un ambiente non ostile, altre volte non per propria scelta ma semplicemente perché si perdono gli amici che non accettano. Questo significa da una parte che si restringe il campo delle “amicizie vere” a cui si era abituati, ma dall’altra parte significa anche che se ne possono creare di nuove allargando la rete di coloro che non hanno pregiudizi o sono in grado di andare oltre, o entrando pian piano in nuove reti di altr* giovani LGBTI. Il rischio, in questa fase, è che tutto questo faticoso processo conduca invece ad un senso di isolamento, aggravato dalla limitata autonomia e indipendenza anche pratica.
Questo è uno degli aspetti per cui Arcigay Giovani lavora molto sul momento dell’incontro dedicato ai giovani, perché spesso la ricostruzione delle proprie reti amicali e dei pari passa anche per la ricerca di luoghi in cui finalmente essere se stessi con altri della propria età e che condividono le proprie esperienze come persone LGBTI.
La rete Arcigay Giovani: uno spazio di cittadinanza giovanile dentro e fuori l’associazione
L’associazione in quasi tutte le città in cui opera cerca di costituire gruppi giovani costituiti da soci e socie under 28, e da loro stess* coordinati. Arcigay Giovani è a sua volta un coordinamento nazionale dei gruppi giovani locali e ha come compito principale quello di facilitare la comunicazione e la collaborazione interna dei soci e delle socie under 28. I/le giovani rappresentano infatti una risorsa fondamentale per l’associazione intera e ne costituiscono una delle componenti più attive.
Arcigay Giovani, sia a livello locale (tramite gruppi giovani) sia a livello nazionale (come rete con le proprie pratiche e politiche) cerca di rispondere a due esigenze:
- creare uno spazio interno di incontro, di empowerment e di cittadinanza per i/le giovani dell’associazione, in cui avere supporto nel proprio percorso di crescita come persone LGBTI, conoscersi e creare reti amicali, discutere o divertirsi, definire le politiche giovanili dell’associazione e rappresentare le proprie istanze specifiche;
- portare la specificità LGBTI nel mondo giovanile, universitario e delle politiche giovanili in diversi ambiti: Arcigay Giovani si prefigge il compito di migliorare la presenza e la rappresentanza LGBTI nel mondo dell’associazionismo studentesco e giovanile e nelle Università (con un’attenzione specifica alle politiche di inclusione delle Università, come ad esempio il doppio libretto per le persone transgender), e nelle istituzioni locali e nazionali che si occupano di politiche giovanili (portando le istanze LGBTI nel Forum Nazionale Giovani).
In questo contesto sta assumendo sempre più rilevanza l’importanza di politiche associative per l’accoglienza delle persone LGBTI under 18, che hanno caratteristiche di vulnerabilità maggiore combinate ad una scarsissima autonomia legale e personale.
Programmi e progetti
Agorá: Agorà è uno spazio residenziale di elaborazione e discussione interna alla Rete Giovani di Arcigay che si tiene annualmente, per mettere a confronto ragazzi e ragazze under 28 sulle politiche giovanili dell’associazione e i bisogni dei gruppi giovani locali.
Youth Pride Camp: campeggio che si tiene annualmente nell’ambito del campeggio organizzato dalle organizzazioni studentesche italiane, con l’obiettivo di stimolare la crescita personale fornendo uno spazio di incontro aperto a tutt* i/le giovani LGBTI dove si mescolano attività ludiche, formative e di dibattito. Fino ad oggi l’evento si è tenuto nell’ambito di un evento studentesco più ampio anche al fine di fare rete tra organizzazioni e di mescolare esperienze, linguaggi e pratiche tra mondo giovanile studentesco e mondo giovanile LGBTI.
Campagne per il “Coming Out”
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