Gli uomini con il triangolo rosa

  

Con la presente volevo riportare l’attenzione su un tema a me caro e purtroppo molto spesso ignorato: la tragedia degli uomini con il triangolo rosa.

Il paragrafo 175/A del codice penale tedesco costituì, fra il 1933 e il 1945, una delle più esecrabili
forme di persecuzione di una minoranza: quella omosessuale. Circa 250.000 uomini vennero arrestati, di questi la metà imprigionati e tra i 12.000 e i 50.000 inviati ai campi di concentramento. I documenti ufficiali tedeschi, stimano che di questi sopravvissero solo 4.000 persone. Dunque, dietro le poche e scarne parole di questa leggina, si celava l’immane tragedia di tanti individui che ancora oggi, purtroppo, non hanno diritto di cittadinanza nei libri di storia; che non hanno insomma diritto alla memoria.

Esiste una oggettiva difficoltà nel reperire dati e documenti che permettano di ricostruire scientificamente ciò che accade nei lager fra il ’39 e il ’45. Le ragioni sono essenzialmente due.

La prima consiste nel fatto che gli omosessuali furono minoranza fra le minoranze perseguitate. Si potrebbe obiettare che anche gli Ebrei lo furono e, tuttavia, oggi esiste un discorso storico scientificamente articolato. Ma a ben vedere il popolo marchiato con la stella di Davide fu perseguitato certamente in quanto minoranza, ma costituì, nell’ambito dell’Olocausto, maggioranza; donde la possibilità di trovare una documentazione più esaustiva.
La seconda ragione riguarda da vicino il nostro paese. Nel ’36 l’Italia cominciò a scimmiottare la Germania e nei confronti degli omosessuali la repressione divenne molto più severa di quanto non fosse già quella umbertina. Tuttavia fu applicata una forma di “TOLLERANZA REPRESSIVA” (secondo una felice locuzione di Giovanni Dall’Orto), che peraltro proseguì ben oltre la fine del fascismo.

La “ tolleranza repressiva” consisteva in un iter giudiziario non regolare e per così dire “soft” che si concludeva il più delle volte con una condanna al confino.
Ma i confinati gay dopo circa tre anni ritornavano nel loro paese di origine, subendo una terribile forma di tortura psicologica da parte dei vicini, dei parenti, del parroco e del commissario di polizia. Inutile dire che la situazione diventava più insostenibile se si trattava di un piccolo villaggio rurale.
L’applicazione di questa forma “blanda” e subdola di repressione non ha lasciato molte tracce e ciò rende il reperimento di documenti davvero arduo.

E’ sufficiente ascoltare i discorsi di tutti i giorni per comprendere quanto sia indispensabile interrogare la Storia. Infatti dopo l’Olocausto e il percorso di autocoscienza compiuto dall’umanità, nessun essere umano che si definisca tale e mentalmente stabile, potrà affermare di essere antisemita.

Ma quanti ancora oggi si reputano, spesso con orgoglio, omofonici? Il “vero uomo”, quasi presentando all’opinione pubblica un certificato di mascolinità, si sente in diritto di affermare: “TOLLERO TUTTO, MA I FROCI…”. E tuttavia continua a sentire la sua coscienza pulita…forse perché non l’ha mai usata. Ma non si tratta solo di una questione di coscienza, ma anche di conoscenza. La mancanza di quest’ultima, unita ad una certa leggerezza, provoca nel linguaggio comune una forma di aberrazione storica. Si usa, infatti, troppo spesso per definire il nazismo, la parola follia; termine senza dubbio icastico, pregnante, incisivo, ma pur sempre foriero di una sorta di giustificazione. Un po’ come se durante un processo, si cercasse di salvare da sicura condanna uno spietato e lucido assassino, dichiarandolo insano di mente. Dietro lo sterminio dei gay vi fu un preciso progetto portato avanti con odio, metodo e zelo.

Forse si tratta di elucubrazioni di giovani illusi; forse ci troviamo di fronte a semplici sfumature linguistiche o storiche, ma che troppo spesso giustificano atteggiamenti violenti e discriminanti.

Per tutto questo riteniamo utile, civile e doveroso, che si ricordi l’olocausto degli omosessuali in un preciso giorno dell’anno.

Desideriamo pertanto creare dei supporti storici per documentare l’orrore del nazifascismo, al fine di non discutere di omosessualità solo quando la cronaca ce ne dà l’occasione.

Il 25 aprile è una data molto importante ed è per questo che abbiamo deciso di ricordare anche a Bari tutte le vittime omosessuali morte durante il nazismo, per far si che anche questi uomini, donne e bambini trovino il giusto posto in un passato che troppo spesso li dimentica.

Saremo presenti anche noi dinanzi al Girotondo che si terrà il 25/04/02 dinanzi alla sede Rai di Bari e un momento della manifestazione verrà dedicato al ricordo delle persone omosessuali vittime della violenza e delle discriminazioni nazifasciste.

Confidiamo nella presenza e nell’appoggio delle Istituzioni, perché venga riconosciuto, a quanti hanno pagato con la propria vita il voler essere se stessi, il posto che la storia — complice il perbenismo ben pensante — ha sempre negato loro.
Distinti saluti,

IL PRESIDENTE DEL CIRCOLO "G.FORTI" Michele BELLOMO


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