Tutta la RASSEGNA STAMPA

  

Da QN-Il Giorno del 03.03.05 di Chiara Caliceti
«Ai gay dico: facciamo un partito»
Cecchi Paone anticipa la sua proposta al congresso nazionale dell’Arcigay, che si svolgerà da domani a Bologna

Cecchi Paone parla al Congresso

Cecchi Paone parla al Congresso

«Vengo a Bologna a proporre un partito. Un grande movimento, che si presenti alle elezioni del 2006 con un programma di lotte per i diritti civili e politici delle fasce marginali, di riconoscimento di libertà per tutti: dalle coppie di fatto all’abrogazione della legge sulla procreazione assistita, all’adeguamento della rappresentanza delle donne in politica. Pochi obiettivi ma chiari per uno schieramento che — credo — dovrà prendere le distanze dalle risse del centrodestra e dalla confusione che c’è nel centrosinistra».
Alessandro Cecchi Paone — già candidato alle Europee col centrodestra (senza fortuna) — anticipa così il suo intervento all’undicesimo congresso nazionale di Arcigay che apre i battenti domani a Palazzo Re Enzo, a Bologna. Occasione in cui si celebreranno i vent’anni di Arcigay. «Vent’anni di libertà», come recita il titolo del convegno che sarà inaugurato dal sindaco, Sergio Cofferati. Sul palco dei relatori si alterneranno numerosi esponenti della cultura, dello spettacolo, dei partiti e della società civile. Da Piero Fassino ad Alfonso Pecoraro Scanio; da Oliviero Diliberto a Daniele Capezzone. Tra gli interventi più attesi c’è proprio quello del popolare volto televisivo Alessandro Cecchi Paone, il cui outing, la pubblica confessione in occasione della sua candidatura per Forza Italia alle europee, fece a lungo discutere. Cecchi Paone si definì ‘omoaffettivo’, dichiarò di avere «la sindrome di Alessandro Magno».

Cecchi Paone, non dev’essere stata una confessione facile, la sua…

«Per me è stata una presa di posizione civile, prima che politica. Ho scelto di battermi in prima linea per la civiltà. Una battaglia in cui l’Italia arriva con grande ritardo rispetto ad altri paesi europei».

Come ha reagito il suo pubblico?

«Ha capito, ed è stato capace di scindere il mio ruolo professionale di divulgatore scientifico da quello politico e personale. Arrivato ad una certa notorietà, ho sentito il bisogno di fare qualcosa per gli altri. Semplicemente perché ero nella posizione giusta per poterlo fare. Da una parte mi sono messo a insegnare teorie e tecniche del documentario. Dall’altra ho cercato di dare un personale contributo al miglioramento della società in cui viviamo, lottando in prima linea per dare dignità a chi non l’aveva, voce a chi si vergognava. Ho aperto una frontiera importante nel centrodestra».

La sua dichiarazione ha accomunato politici italiani e internazionali, star del cinema e dello spettacolo…

«In realtà speravo che dopo di me altri nomi noti avessero il coraggio di uscire allo scoperto».

E invece?

«Purtroppo non è stato così. Ho notato, di contro, un fatto importante a livello di costume: uno sdoganamento a livello televisivo. E un clima complessivamente migliorato. Non dobbiamo ragionare, però, con la testa di chi vive garantito nel centro di Milano. Dobbiamo pensare a chi sta ancora nascosto a Canicattì».

Cosa si aspetta dal congresso di Bologna?

«Innanzitutto voglio ringraziare l’Arcigay per questi vent’anni di battaglie. Poi voglio ringraziarli per il calore con cui mi hanno accolto nonostante la mia sia un’esperienza politica diversa. Grillini e Mancuso hanno capito che più si è meglio è. Che più trasversali si riesce ad essere, più risultati si possono ottenere. Con loro spero di costruire qualcosa di importante».

GRILLINI «Ma noi votiamo a sinistra»

BOLOGNA — L’appuntamento è fissato da domani al 6 marzo, a Palazzo Re Enzo, a Bologna. A vent’anni dalla fondazione, avvenuta proprio nel capoluogo emiliano, l’Arcigay si ritrova per il congresso nazionale.
All’ordine del giorno il rinnovo delle cariche, ma anche e soprattutto il dibattitto sulle battaglie combattute e da combattere. Proprio ieri Franco Grillini (nella foto), parlamentare ds e presidente onorario dell’Arcigay, si è soffermato sugli orientamenti politici degli omosessuali: «Che la maggioranza degli omosessuali votasse per il centrosinistra — ha detto Grillini — è noto. Ma che il voto gay, come dimostra il sondaggio del sito www.gay.it, alle prossime regionali per il centrosinistra superi nelle intenzioni addirittura il 70%, è eclatante».


Da "Liberazione" del 04.03.05
Arcigay a congresso: voto a chi riconosce le coppie

Prende il via oggi a Bologna il congresso nazionale di Arcigay, la principale associazione gay e lesbica italiana, con una sfida ad entrambi gli schieramenti politici alla vigilia delle elezioni: «Prodi e Berlusconi si impegnino ad inserire il riconoscimento giuridico delle coppie dello stesso sesso nei rispettivi programmi elettorali».


Da "’Unità" del 05.03.05 di Delia Vaccarello
L’Arcigay chiede a Prodi: il Pacs sarà nel programma dell’Unione?

NO PACS, NO Prodi

NO PACS, NO Prodi

Da Bologna, città della fabbrica del programma dell’Unione, gli omosex chiedono a Prodi di schierarsi sulle coppie di fatto. Franco Grillini gli ha dato una copia del Patto civile di solidarietà (Pacs), la legge di cui è primo firmatario. Sergio Lo Giudice, aprendo ieri il XX congresso Arcigay, ha posto la questione sul tappeto: «Sarà nel programma dell’Unione che gay, lesbiche, persone trans e chi ha a cuore i diritti civili potranno misurare il grado di laicità e di libertà della coalizione di centrosinistra». Luciano Violante, secondo firmatario della proposta, ha garantito un totale impegno dei Ds perché la legge sia uno degli obiettivi dell’Unione. E Prodi? «Il primo segnale non è stato incoraggiante -dice Sergio Lo Giudice – Prodi si è dichiarato esplicitamente contrario ai matrimoni gay con parole che hanno destato preoccupazione. Ma noi non parliamo di nozze, bensì di patti di convivenza. E, sul Pacs, Prodi non ha ritenuto ancora di mandare alcun segnale chiaro ed esplicito. Oggi battersi per i diritti non fa perdere i voti. Anzi». Si chiera con il Pacs la Cgil, i Verdi, i Comunisti italiani, i radicali. Per gli omosex il Pacs è, di fatto, punto su cui non si può mediare.


Da "Corriere della Sera" del 05.03.05 di Alessandro Trocino
Gay alle urne: i nostri voti alla sinistra non sono più automatici
IL CASO / Imma Battaglia: le istanze di un omosessuale di destra hanno un valore aggiunto. Arcigay: il Polo resta intollerante

MILANO – Dice Imma Battaglia – lesbica, di sinistra, e presidente di Di’Gay Project – che «in effetti storicamente il movimento omosessuale è stato identificato con la sinistra, anche perché c’era paura a esprimere opinioni politiche diverse. Ma ora si è rotto il tabu. E le istanze di un gay di destra hanno un valore aggiunto, rompono l’illusione in cui si culla il centrosinistra di avere i nostri voti in automatico». E’ un concetto del quale stanno prendendo nota in molti, a sinistra ma anche a destra. Perché è vero, come ha certificato un recente sondaggio, che il 70 per cento dei gay vota a sinistra. Ma, l’altra faccia della medaglia sono il 30 per cento che non vota o sta a destra. Calcolando in 3 milioni gli omosessuali dichiarati, un milione di voti gay sono pronti a planare sulle schede della Cdl. «Anche di più – spiega Alessandro Cecchi Paone -. Perché intorno al mondo omosessuale gravitano cinque milioni di persone. E se è vero che a sinistra c’è maggiore sensibilità, è anche vero che durante il governo dell’Ulivo nulla si è fatto per il riconoscimento delle coppie di fatto». Ecco perché Cecchi Paone ha chiesto «provocatoriamente», di fondare un partito gay, anzi, «di rifondare un partito radicale con il tema principale del riconoscimento delle coppie di fatto». Proposta respinta dall’Arcigay, di cui è in corso il congresso, che per voce di Franco Grillini (deputato ds) però bacchetta anche Prodi: «Sgradevole il suo no ai matrimoni omosessuali. L’Unione deve mettere i Pacs nel programma di governo». Altrimenti, si fa capire, i voti potrebbero prendere altre strade. E’ quello che sostiene Daniele Priori , vicepresidente di GayLib, associazione di destra: «Già 43 deputati hanno firmato la proposta di Pacs del deputato di Forza Italia Rivolta. E a Milano c’è un candidato gay in lista con Formigoni, Marco Anselmo Jouvenal ». Non solo: il presidente di GayLib, Enrico Oliari , si candida per An nel consiglio comunale di Merano. «Il monopolio della sinistra è finito – dice Cecchi Paone – è pieno di gay liberisti in economia e filo americani o israeliani in politica». Sergio Lo Giudice , presidente di Arcigay, non è convinto: «E’ vero, ci sono state alcune aperture, ma di fatto la destra resta intollerante e omofoba». Eppure anche il ministro Calderoli, non certo particolarmente affettuoso verso gli omosessuali, ha distinto tra quelli che chiama «i gay da baracconi» e gli altri, di cui evidentemente non rifiuta i voti. Ma neanche Priori è convinto: «Se si riferisce al Gay Pride, anche noi di destra abbiamo aderito a quello del 4 giugno a Milano. Preferirei una manifestazione in giacca e cravatta, certo, ma se uno vuole andare vestito di piume, fatti suoi. I gay, prima di tutto, vogliono essere liberi di esistere. E poi vogliono essere liberi di essere, a sinistra come a destra».


Da "La Repubblica" del 05.03.05 di JENNER MELETTI
DA CLANDESTINI AL CASSERO A PROTAGONISTI…

Meglio avere un figlio ladro che omosessuale. Lo strano corteo fu il primo Gay Pride italiano, organizzato per inaugurare il Cassero, prima sede di proprietà pubblica concessa ai gay. Una incursione a Palazzo d´Accursio, con il bacio di Ciro Cascina al sindaco Renato Zangheri. E la sera il ballo di Beppe Ramina con l´assessore alla cultura Sandra Soster, prima della fuga in Egitto, sulla terrazza del Cassero.
Passa tutta da Bologna, la storia del movimento di liberazione delle lesbiche e dei gay. Ora il loro congresso somiglia un poco a quello degli altri partiti. L´Arci Gay pone «precise condizioni» prima di dare un appoggio elettorale. «Prodi e Berlusconi si impegnino ad inserire il riconoscimento giuridico delle coppie dello stesso sesso nei rispettivi programmi elettorali. Sosterremo solo quelle coalizioni che abbiano assunto impegni concreti, e denunceremo l´illiberalità e l´arretratezza delle altre». Vogliono assolutamente il Pacs (Patto civile di solidarietà), non accettano dilazioni. E in prima fila, ad ascoltare, ci sono Luciano Violante (oggi arriverà Piero Fassino), Daniele Capezzone, Alfonso Pecoraro Scanio. Tutti dicono che sono d´accordo con il Pacs, ma Violante ricorda una famosa battuta di Giancarlo Pajetta, pronunciata a Botteghe Oscure nel 1984 (e sembra sia passato un secolo). «Aveva ricevuto una delegazione di gay che chiedeva di costruire una associazione dentro l´Arci e lui rispose: "Gay va bene, Arci gay mi sembra un po´ troppo"».

Ma nel Pci – ha ricordato ieri Franco Grillini, e tutto il congresso si è alzato in piedi nell´applauso – ci sono stati anche uomini come Renzo Imbeni. «Se Bologna è stata l´inizio della nostra rappresentazione politica, lo dobbiamo a questo uomo di sinistra, affidabile e gentile. Segretario della federazione comunista, disse che sulla concessione del Cassero si doveva decidere, perché sui diritti non ci possono essere dubbi. Decise, ed il Cassero fu concesso. Ripetè le stesse parole quando nel 1994 era parlamentare europeo, e fece approvare la risoluzione sui diritti dei gay».

Il congresso dell´Arci Gay diventa anche una ribalta. Ne approfitta il segretario radicale Daniele Capezzone che, «con rispetto», attacca l´arcivescovo di Bologna. «Calderoli con i paramenti sembrerebbe Caffarra, Caffarra con la camicia verde non si distinguerebbe da Calderoli». Adesso sembra davvero di essere a un congresso.


Da "’Unità" del 06.03.05 di Delia Vaccarello
«Arcigay, il Pacs entri nel programma dell’Unione»
L’impegno di Fassino e dei Ds all’XI congresso dell’associazione. Il segretario Mancuso: il centrosinistra si pronunci con chiarezza, altrimenti faremo da soli

Grillini e Fassino

Grillini e Fassino

BOLOGNA Piero Fassino appoggia con decisione la richiesta di Arcigay di sostenere il patto civile di solidarietà che regola le unioni di fatto, omosex ed etero, e si impegna affinché diventi programma dell’Unione. Arcigay attende atti concreti: se non ci saranno, sceglierà proprie forme di rappresentanza politica. Riconoscendosi come forza, e non più minoranza, la più grande associazione omosex italiana che celebra a Bologna il suo ventennale fa sentire il suo peso. Il tempo per una risposta nei fatti da parte della politica sta per scadere: questo il senso. «In venti anni la società italiana ha conosciuto un processo di laicizzazione, Arcigay è stata protagonista e soggetto essenziale nella battaglia per i diritti civili»: il segretario dei Ds, Piero Fassino, ieri nel corso della seconda giornata del congresso nazionale di Arcigay, ha riconosciuto il ruolo centrale dell’associazione. Che i diritti civili stiano a cuore oggi ai Ds è chiaro: un dipartimento ad hoc è stato affidato a Luigi Manconi. «Non si tratta più di un intervento demandato a petizioni di principio­ ha segnalato Franco Grillini ­ Si inaugura uno strumento organizzativo permanente dentro il partito». Entrati i diritti civili nel corpo vivo della Quercia, resta aperta la questione del Pacs, patto civile di solidarietà, su cui l’assemblea di Arcigay ha chiesto a Prodi un segnale chiaro. Fassino è risoluto. Considera priorità arrivare ad avere uno strumento giuridico di riconoscimento delle coppie di fatto: «Occorre utilizzare quest’ultimo anno di legislatura per portare a casa il Pacs. Se non sarà possibile ci batteremo perché il Pacs sia uno dei punti programmatici della coalizione di centro sinistra».
Aurelio Mancuso, segretario nazionale Arcigay e candidato alle regionali in Lombardia, rilancia: «La nostra pazienza ha un limite. Entro le politiche del 2006 il centro sinistra e anche il centro destra devono pronunciarsi in modo inequivocabile. Vogliamo atti concreti». Altrimenti? «Questa associazione valuterà anche l’ipotesi di costruzione di proprie e dirette forme di rappresentazione politica». Con centomila iscritti, 95 tra circoli politici e ricreativi di cui il 60 per cento al nord, un incremento di donne e di stranieri, l’associazione ha i numeri per farsi sentire e rappresentare gli omosex, cioè il 5% della popolazione, cui si uniscono i simpatizzanti. «La nostra lotta intercetta gli ideali di libertà di una maggioranza democratica e laica», sottolinea Grillini. Arcigay considera il Pride nazionale di Milano, che si terrà in giugno, l’ultima «chiamata». Intanto le posizioni si fanno più nette. «Il Pacs non è mediabile neanche per Gayleft», dice Andrea Benedino, portavoce della consulta omosex Ds e aggiunge: «Sono molto soddisfatto delle parole di Fassino, ma se Prodi non accoglierà il Pacs ne trarremo le conseguenze nel nostro agire politico».

Nella prima giornata Monica Frassoni, presidente del gruppo verde al parlamento Europeo, aveva annunciato dall’Europa una spinta forte a che il Pacs entri nel programma del centro-sinistra italiano. Gigliola Toniollo, parlando a nome di tutta la Cgil, aveva detto che Epifani e il sindacato intero condividono la proposta; come Alfonso Pecoraro Scanio, per i Verdi, mentre Katia Bellillo aveva ricordato che i Comunisti italiani hanno come parte integrante del programma la difesa dei diritti delle persone omosex e trans. Oltre lo schieramento, i radicali di Capezzone hanno ribadito sostegno e impegno per il rispetto dei diritti civili.


Da "Il Messaggero del 06.03.05
Fassino all’Arci Gay: diritti alle coppie omo

BOLOGNA – «Sono qui per confermare il mio impegno per accompagnarvi in tutte le battaglie per i diritti degli omosessuali, primo tra tutti i patti civili di solidarietà». Il segretario ds al congresso Arcigy, spiega di volere «il pieno riconoscimento del’orientamento sessuale di ciascuno e che la famiglia è fondata sul matrimonio, ma va consentito a chi ha scelto una convivenza di fatto, sia omosessuale sia eterosessuale, di vedere tutelata questa scelta.


Da "’Unità" del 07.03.05 di Delia Vaccarello
«Omosessuali protagonisti della politica»
Cecchi Paone si iscrive all’Arcigay

BOLOGNA Ha fatto coming out lo scorso anno alla vigilia delle elezioni europee candidandosi con Forza Italia. Ieri Alessandro Cecchi Paone ha preso la tessera Arcigay, riconoscendo il ruolo cardine di un’associazione che sa starti accanto «con generosità e calore». Il XX congresso della più grande associazione omosex italiana tenutosi a Bologna si è concluso con una iscrizione che porta popolarità. Rinunciando alla proposta di creare «un partito gay» , Paone ha colto il senso delle parole di Franco Grillini: il partito già esiste. Mentre Aurelio Mancuso, confermato segretario nazionale, aveva detto: «Se la politica non risponde faremo da soli, daremmo vita a rappresentanze nostre». Alla fine della tre giorni che ha visto l’associazione proporsi l’obiettivo di essere presente in ogni provincia, di rafforzare le rappresentanze femminili, e di dare sul Pacs un’ultima chiamata alla politica con il Pride 2005 a Milano, il grande assente è rimasto Prodi, chiamato in causa da quasi tutti gli interventi. Sergio Lo Giudice (anche lui confermato presidente) aveva ricordato «il no ai matrimoni gay» pronunciato nei giorni scorsi dal leader dell’Unione e la mancanza di un segnale chiaro a favore del Pacs. Se Piero Fassino, segretario della Quercia, dinanzi alla platea riunita a palazzo Re Enzo ha dichiarato il proprio impegno a portare a casa il Pacs, Prodi fino adesso ha detto alla stampa di essere d’accordo su forme di “assistenza” alle coppie di fatto. «Il Pacs non è mediabile», rispondono a una voce Arcigay e Gayleft, la consulta omosex dei Ds. Ancora, a pochi mesi dalla bocciatura di Buttiglione in sede Ue su questi temi, l’interrogativo è legittimo: come mai Prodi non è “europeo” solo dinanzi ai diritti degli omosex? La provocazione è di Riccardo Gottardi, copresidente di Ilga-Europe e promotore del dossier delle frasi “celebri” del candidato commissario che hanno allertato i parlamentari europei . La forza della battaglia gay sembra infatti individuare un bisogno che in Europa è diventato diritto: «Gli omosessuali e ‘omosessualità sono ormai protagonisti della politica – conclude Grillini – perché interpretano il bisogno di libertà negli affetti e nella vita».


Da "Il Tirreno" del 07.03.05
«Ormai la pari dignità fa parte dei diritti umani»

BOLOGNA. «La questione della parità di diritti e della pari dignità sociale degli omosessuali non può più essere considerata, nell’Europa del 2005, un’opinabile questione di confronto tra opzioni etiche contrapposte, ma una questione di diritti umani, concettualmente identica alla lotta contro il razzismo».
E’ il messaggio, del riconfermato presidente nazionale dell’Arcigay, Sergio Lo Giudice, in chiusura dell’undicesimo congresso nazionale dell’associazione che si è tenuta a Bologna. Arcigay ha rinnovato la sua organizzazione territoriale, trasformando i circoli cittadini in comitati provinciali, e promette «una sede Arcigay in ogni provincia italiana». Riconfermati, oltre al presidente Lo Giudice, il segretario nazionale Aurelio Mancuso e il presidente onorario Franco Grillini, deputato Ds. Quasi raddoppiati i componenti del consiglio nazionale, da 35 a 59.

Tra gli ospiti intervenuti, il giornalista Alessandro Cecchi Paone, che si è iscritto ad Arcigay, e il presidente nazionale della Sinistra giovanile, Stefano Fancelli. Applauditissimo Cecchi Paone che dopo aver lanciato nei giorni scorsi la proposta di fondare un partito gay, si è detto disponibile a considerare Arcigay come il principale strumento per l’affermazione della parità di diritti delle persone omosessuali in Italia. «Il partito c’è già e si chiama Arcigay», era stata infatti la risposta che aveva ricevuto dai vertici dell’associazione. Cecchi Paone si è messo a disposizione di Arcigay per un confronto con le forze politiche del centro-destra.


Da "La Stampa" del 07.03.05
Arcigay, Mancuso rieletto segretario
L’esponente diessino aostano Aurelio Mancuso è stato riconfermato per la seconda volta consecutiva segretario nazionale dell’Arcigay, associazione che ha festeggiato i 20 anni di fondazione e che in Italia ha 100 mila iscritti (150 valdostani). Mancuso è stato eletto all’unanimità a Bologna nell’11º congresso.


Da "Gaynews.it" del 12.03.05 di Franco Grillini
CONGRESSO ARCIGAY E ATTEGGIAMENTO CENSORIO DEI MEDIA
Il presidente onorario arcigay denuncia: "Dal 4 al 6 marzo scorso più di 150 delegati e numerosi politici si sono riuniti a Bologna. La stampa nazionale sembra non essersene accorta"

Dal 4 al 6 marzo scorso più di 150 delegati e numerosi politici, provenienti da tutto il territorio nazionale, si sono riuniti a Bologna per celebrare il XX anniversario della fondazione di Arcigay nazionale. La stampa sembra non essersene accorta.
Ali alla libertà. Su questo tema, slogan del Congresso Arcigay di qualche giorno fa, si è concentrato il lavoro della principale associazione di gay italiani. L’importante momento di riflessione è stato ignorato dalla stampa.

Eppure, a partire dal riuscito Wold Gay pride del 2000 di Roma che ha concentrato il desiderio di libertà di espressione della minoranza omosessuale, è forte l’interesse e la condivisione per le battaglie gay dell’opinione pubblica italiana.

Il congresso di Arcigay ha discusso del futuro della ‘battaglia’ gay indicando come obbiettivo condiviso la proposta di legge sul patto civile di solidarietà (Pacs), presentata da chi scrive, attualmente in discussione alla Commissione giustizia della Camera dei Deputati.

L’Arcigay aveva anche chiamato tutte le forze politiche al Congresso per pronunciarsi sul tema.

Di delegati di Destra e Margherita non ne abbiamo riconosciuti mentre erano presenti tutti i partiti di sinistra o con i loro leader o con affettuosi messaggi di auguri e condivisione.

Abbiamo potuto ascoltare e apprezzare gli appassionati interventi di Piero Fassino per i DS, Daniele Capezzone per i Radicali, di Alfonso Pecoraro Scanio per i Verdi, di Katia Bellillo per il PDC di Marco Cappato per la lista Concioni e il messaggio al congresso di Fausto Bertinotti e Antonio di Pietro.

Piero Fassino, in particolare, ha preso la parola il secondo giorno del congresso, con un intervento nel quale ha riconosciuto l’importanza del lavoro svolto da Arcigay negli ultimi 20 anni.

Il leader dei DS ha ringraziando l’associazione per avere aiutato la sinistra nel suo complesso (e i DS in particolare) nel processo di trasformazione culturale e ideale verso un’acquisizione piena della cultura di diritti civili e individuali di libertà. Il suo discorso è stato molto apprezzato dalla platea.

Fassino ha inoltre assicurato che la proposta del Pacs sarà parte integrante del programma del centro-sinistra.

Data l’importanza dell’avvenimento ci saremmo aspettati una grande copertura giornalistica e soprattutto televisiva.

C’è stato poco dell’una e nulla dall’altra se si esclude un servizio del Tg3 regione dell’Emilia-romagna.

La notizia della liberazione di Giuliana Sgrena e della barbara uccisione dell’agente dei servizi segreti Nicola Callipari (al quale il congreso Arcigay ha tributato un grande e commosso applauso alla memoria di un uomo che aveva collaborato, nella città di Roma, con le associazioni di omosessuali nella lotta alla violenza anti-gay) ha giustamente concentrato l’attenzione dei media.

La drammaticità degli eventi e la loro coincidenza con il congresso di Arcigay non giustificano la totale assenza di copertura all’avvenimento.

Abbiamo più volte denunciato al Presidente della Commissione di vigilanza RAI una inaccettabile ed ingiusta censura verso la comunità gay e lesbica italiana della televisione pubblica e privata che ignora fatti ed avvenimenti che altrove avrebbero ben altro spazio e visibilità.

Ma c’è di peggio.

Nelle trasmissioni TV, ogni qualvolta si parla di omosessualità, registriamo la presenza di personalità del mondo religioso, in particolare esponenti della gerarchia ecclesiastica romano cattolica, che pronunciano frasi e concetti violenti contro la comunità gay e lesbica italiana senza che via sia la benché minima possibilità di replica.

In termini di frequenza e di tempo la presenza di religiosi nei mezzi radio televisivi italiani è più del doppio rispetto alla presenza di tutti i politici sia di maggioranza che di opposizione.


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