Il Sud è modello di tolleranza

  

Può essere considerata ‘omosessualità una normale espressione della sessualità? Secondo il sondaggio pubblicato sul recente numero del mensile del Riformista, NewPolitics, — una riuscitissima monografia dedicata al fenomeno gay — oltre la metà degli italiani intervistati accetta ‘omosessualità nella sua semplice, banale normalità. Concorde il 53,1 per cento degli italiani intervistati. Un dato in crecita se si considera che già nel 2002 era stato superato il 50 per cento, mentre nel 1984 soltanto il 27,1 per cento riteneva che, come afferma ‘Organizzazione mondiale della sanità, ‘omosessualità fosse una « caratteristica della personalità » ovvero « una variante naturale della sessualità umana».

Colpisce che sia proprio il Sud ad avere i consensi più elavati: il 31 per cento contro il 14 del Nord Est, il 21 del Nord Ovest e il 22 delle regioni centrali. Infatti, escludendo le « capitali » del mondo gay — Milano e Roma — per gli italiani da Napoli a Bari e fino Palermo, ‘omosessualità è sempre più una normalità. Un dato significativo, anche perché nella ricerca del’economista Richard Florida sulla creatività (di cui si è ampiamente parlato su questo giornale), relativa al 2004, emergeva una realtà diversa. La tolleranza nei confronti degli omosessuali era uno degli indicatori utilizzati dal’équipe statunitense per giudicare le città « creative » : Napoli era ben piazzata nel’ambito del Mezzogiorno, ma veniva distanziata dalle città del Nord e del Sud. La classifica si basava sul numero di coppie gay conviventi, ancora scarse nel Mezzogiorno. Invece, a giudicare dalle interviste realizzate per questo nuovo sondaggio, il livello di tolleranza nei confronti degli omosessuali è alto.

Ma intanto, co’è fatto il pianeta gay? Quella che sembra dal’esterno una realtà compatta, in realtà si presenta come un mondo al suo interno segmentato, dove la scelta sessuale è solo un aspetto. ‘essere gay, infatti, definisce il soggetto in modo più profondo e strutturato, delineandone spesso gusti, abitudini, stili di vita, consumi.

Slegata da una ideologia portante, ‘omosessualità non è né di destra né di sinistra. Sempre più trasversale e sempre meno trasgressiva. Vecchie e inadeguate, dunque, le immagini dai toni bohèmien dei grandi scrittori, da Oscar Wilde a Janet Genet, da Michael Foucault a Pier Paolo Pasolini. Ne è una prova il recente film campione di incassi ( anche nella cattolicissima Italia), Brokeback Mountain . Una delicata e intensa storia ‘amore tra due cowboy gay.

Altra nota: se uomini e donne la pensano in modo pressocché uguale, è la generazione compresa tra i 25 e i 34 anni — seguita subito dopo da quella tra i 35 e i 44 anni — ad essere maggiormente ‘accordo sulla normalità della scelta gay. In coda, adolescenti ( dai 15 ai 17 anni) e anziani ( oltre i 64).

Anche a Napoli ‘universo gay è vario e frammentato. Persone con logiche, idee, status e finanche look totalmente compositi da apparire a volte distanti tra loro e a volte inconciliabili. Un mondo parallelo a quello visibile e per certi versi sconosciuto, fatto di discoteche e locali esclusivi, ma anche di saune dove si consuma sesso, palestre e centri benessere. Una comunità da gusti particolari e ricercati che spesso frequenta solo negozi must. Il sabato sera, dopo il tradizionale appuntamento a piazza Bellini, si va al Free Time Disco o al Madison, locale collinare. Mentre, sempre in tema di discoteche, il venerdì il FreeZer del Centro direzionale resta una delle mete preferite. Il Bar B al Rettifilo ( chiuso più volte) e il Blu Angels restano i luoghi di incontro al chiuso più tragressivi ( ques’ultimo non a caso segnalato nelle guide americane tra i locali hot).


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